Proclamato da Adl Cobas: “Asp e Prefettura tutelino la sicurezza di lavoratrici/ori e migranti”. Cobas: “le indicazioni dal Cura-Italia ignorate in molte scuole”. Riders Union: penalizzato chi si toglie dal turno. Noi Restiamo: “Bando per medici e infermieri, ma senza nuovi posti di lavoro”. Oggi 11 decessi nel bolognese. Governo: stop attività produttive non essenziali.
Undici pazienti contagiati dal Coronavirus hanno perso la vita ieri nel territorio metropolitano, dove si contano a oggi 674 casi di positività, di cui 178 nell’imolese, 64 in più del dato di sabato.
Complessivamente sono 816 (+101) i decessi e 7.555 (+850) i contagi in Emilia-Romagna, a fronte di 28.022 campioni refertati (+3.402). In isolamento a casa ci sono 3.226 persone (+363), quelle ricoverate in terapia intensiva sono invece 269 (+4). Le guarigioni raggiungono quota 349 (+20), di cui 26 effettive. I posti letto aggiuntivi per i pazienti colpiti da Covid-19 passano da 3.305 a 3.454, tra ordinari (2.987, +116) e di terapia intensiva (467, +33).
I casi nelle altre province: Piacenza 1.765 (+72), Parma 1.209 (+195), Reggio Emilia 1.167 (+190), Modena 1.010 (+104), Ferrara 150 (+27), Ravenna 309 (+22), Forlì-Cesena 329 (+60), Rimini 942 (+116 in più). .
Nuove restrizioni per frenare il contagio: ieri sera il presidente del Consiglio, come invocato da giorni da più parti, ha annunciato infatti la chiusura, fino al prossimo 3 aprile, di “ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria, cruciale, indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali”, specificando che al di fuori di ciò sarà consentito solo il lavoro da remoto. Non essendo ancora stato pubblicato il testo definitivo del decreto, non è disponibile la lista dettagliata di quale attività resteranno aperte, ma si sa che tra queste ci saranno sicuramente supermercati e negozi di generi alimentari, senza limitazioni di orario, salvo ordinanze locali come quella della Regione Emilia-Romagna che impone di abbassare le serrande la domenica. Aperture regolari anche per farmacie e parafarmacie, e restano assicurate “tutte le attività funzionali a quelle essenziali”, così come servizi bancari, postali, assicurativi, finanziari. Non si fermeranno i trasporti passeggeri, già rimodulati ai minimi termini da diversi giorni, ma è di oggi una nuova ordinanza firmata dai ministri della Salute e dell’Interno che vieta a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o per motivi di salute.
Oggi è stato proclamato lo stato d’agitazione per il settore accoglienza nell’area della Città metropolitana di Bologna. Lo annuncia un comunicato a firma Adl Cobas e Lavoratrici e lavoratori dell’accoglienza: “Ora basta! Da giorni Adl Cobas, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori dell’accoglienza denunciano lo stato in cui versano tutte le strutture di Cas e Sprar del territorio. Non solo, come già denunciato, ammassamento nel Cas di via Mattei, in una situazione di estremo pericolo per i migranti al loro interno e per le operatrici e gli operatori, ma anche in tutte le strutture più piccole distribuite per il territorio: appartamenti e case non ancora sanificati, igienizzanti e Dpi per lavoratrici e lavoratori che scarseggiano, non rimodulazione del lavoro per entrare a contatto il meno possibile con gli utenti (prassi che andrebbe a tutelare sia chi lavora che le e gli ospiti)… Asp e Prefettura in questo momento continuano a dare indicazioni contrastanti su come comportarsi, prima negando la possibilità di effettuare smart working e poi consigliandolo, lasciando ad enti gestori il reperire Dpi adeguati, come le mascherine (obbligatorie per chi costretto a lavorare in spazi non consoni come da art 16 Dl 18/2020) e non ha ancora condiviso protocolli in caso di contagio con operatrici, operatori ed enti gestori. Purtroppo il Virus continua ad espandersi, solo ieri la notizia di un possibile mini focolaio in una struttura socio sanitaria a Bologna. Quindi, per rispetto di chi deve continuare a lavorare, per rispetto del personale sanitario oramai allo stremo delle forze, chiediamo ad Asp e Prefettura tutela della sicurezza della salute di lavoratrici, lavoratori e migranti, all’interno del sistema accoglienza. Ora non c’è più tempo, se Asp e Prefettura non si muoveranno ci penseranno le lavoratrici e i lavoratori a tutelarsi e a tutelare!”.
I Cobas Scuola invece segnalano che “le indicazioni dal decreto Cura Italia sono ignorate in molte scuole della provincia di Bologna”. Scrive il sindacato: “Il decreto legge 8 del 17 marzo 2020, ha dato ai dirigenti scolastici l’indicazione precisa di tenere le scuole fisicamente chiuse ma virtualmente aperte. L’apertura fisica deve rimanere limitata solo alle attività indifferibili, come ribadito nella successiva nota di chiarimento 392 del 18 marzo: ‘I plessi scolastici tenuti ancora formalmente aperti, ma che non ospitano strutture amministrative essenziali per il funzionamento dell’amministrazione dovranno pertanto essere chiusi, mentre, per il plesso principale, ovvero la sede presso la quale sono svolte le attività amministrativo-contabili indispensabili al funzionamento dell’istituzione scolastica, l’apertura deve essere limitata alle esigenze indifferibili e il cui svolgimento non può essere effettuato in forma agile [Nota M.I. 18.03.2020 n. 392]’. Ci saremmo aspettati dai dirigenti un impegno convinto a fare la propria parte in modo rapido ed efficiente, invece ciò in molte scuole non è accaduto e diversi dirigenti hanno addirittura espresso pubblicamente l’intenzione di ignorare le indicazioni previste dall’ultimo decreto. Sul Corriere di Bologna del 18 marzo è apparso un articolo dal titolo sorprendente, ‘I presidi resistono: teniamo aperti i nostri istituti’, quasi si trattasse di operatori sanitari e medici che combattono giorno e notte. Nella situazione attuale non sembrano davvero opportuni atteggiamenti autocentrati e autocelebrativi nel mondo della scuola. La scuola non è certamente la prima linea in questo momento, fa però ciò che può soprattutto attraverso il lavoro silenzioso e appassionato di migliaia di docenti attivatisi autonomamente, senza clamore, per mantenere in vita – seppure a distanza – un fondamentale presidio sociale e civile. Vorremmo davvero sapere quali sarebbero queste attività indifferibili che impongono ai dirigenti di mantenere le scuole aperte tutti i giorni e talvolta anche il pomeriggio, rendendo necessario lo spostamento del personale Ata per raggiungere la scuola di servizio; quando ovunque si raccomanda il contrario fino ad ipotizzare misure ancora più drastiche di interruzione di ogni attività e spostamento. Tra le motivazioni più assurde leggiamo che non sarebbero più in grado di coordinare le attività didattiche a distanza (Ma davvero pensate che sia così necessario? E non siete in grado di farlo da casa?), che ci sono docenti che svolgono le attività a distanza dalla sede (Ancora? Dopo un mese non siete riusciti a trovare una soluzione? E questo provocando ulteriori spostamenti?) oppure semplicemente che testardamente si vuole restare fino ad un esplicito divieto (per fortuna la maggioranza della popolazione si sta comportando in modo diverso e più responsabile). Mentre si susseguono inviti a limitare drasticamente gli spostamenti di qualsiasi tipo se non strettamente necessari riteniamo ingiustificabile il comportamento dei suddetti dirigenti, che per primi avrebbero il dovere di adempiere alle regole di condotta imposte a tutta la cittadinanza. L’efficienza dell’amministrazione si misura nella capacità di perseguire gli obiettivi comuni indicati dai decreti di emergenza, fino ad arrivare se possibile alla chiusura fisica delle scuole, che fortunatamente alcuni hanno già disposto. Forse è necessario ricordare quanto espresso nella nota 323 del 10 marzo, ‘(Tutte le misure adottate dal governo) perseguono l’obiettivo di limitare allo stretto necessario lo spostamento delle persone al fine di contenere la diffusione dell’epidemia Covid-19. Per cui ogni accortezza che si indirizzi in questa direzione non solo è lecita e legittima, ma è anzi doverosa’. Considerando, infine, le ulteriori misure restrittive annunciate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in attesa di pubblicazione, riteniamo non sia questo il tempo delle smanie di protagonismo e di autocompiacimento narcisistico. C’è qualcosa di più importante e riguarda tutte e tutti”.
Intanto arrivano le prime indicazioni da parte dell’Inps rispetto alle misure che verranno applicate per i titolari di partita Iva e co.co.co., spiega Riders Union. “Tuttavia- scrivono i fattorini- riteniamo che si tratta di misure al momento insufficienti, non solo per quanto riguarda l’importo dell’indennità, ma anche per l’esclusione coatta dei riders titolari di prestazione autonoma occasionale, la stragrande maggioranza di noi. Nel frattempo ci arrivano segnalazioni di colleghi che subiscono un dimezzamento ulteriore delle statistiche valide per il rating, con la ‘colpa’ di essersi tolti dal turno prima dell’inizio della sessione. La nostra lotta per lo #stopconsegne e il #redditodiquarantena prosegue. Come non si ferma la nostra lotta per dei contratti dignitosi, che ci garantiscano diritti basilari come la cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali che ci vengono sistematicamente negati. Continuiamo a sottrarci al ricatto delle grandi piattaforme e invitiamo chi ci legge a boicottare questi sciacalli, richiedendo tutele e una continuità di reddito che ci spetta, così come ci spetta il diritto alla vita e il #dirittodiquarantena”.
È notizia di ieri l’apertura anche in Emilia.Romagna di un bando per l’assunzione straordinaria di medici e infermieri per contrastare l’emergenza, scrive Noi Restiamo, commentando: “Non si tratta, però, di nuovi posti di lavoro, più che necessari in un settore al collasso provato da anni di privatizzazioni e tagli, poiché i nuovi assunti vengono definiti ‘liberi professionisti’, con contratti a tempo determinato di un anno e non rinnovabile. Ancora una volta non si applica nessun tipo di cambiamento rispetto alle politiche di tagli alla spesa pubblica e di privatizzazione che si sono condotte fino ad ora”.
Questo, inoltre, il comunicato inviato oggi in redazione dall’Usb: “Nella tarda serata di giovedì 19 marzo è stato raggiunto l’accordo tra direzione Toyota ed Rsu assistita dalle rispettive organizzazioni sindacali per la gestione della situazione emergenziale del Coronavirus. Sono diverse settimane ormai che si parla della pandemia che sta colpendo in modo drammatico il nostro paese e non solo. Il susseguirsi dei vari decreti d’urgenza ha scatenato in molti lavoratori paura e panico ma anche molta perplessità per il fatto che si continui a lavorare. Toyota, in questo senso, è stata una delle pochissime aziende sul territorio Bolognese che si è mossa in anticipo grazie anche alle continue pressioni dei nostri delegati sindacali. A seguito del Dpcm del 11 marzo la Società ha deciso di sospendere l’attività lavorativa dal 12 al 25 marzo dopo aver valutato, insieme alla Rsu/Rls, che non vi erano le condizioni di sicurezza necessarie a garantire la salute di tutti i lavoratori. In queste giornate si sono susseguiti incontri serrati tra le parti per predisporre un piano per la ripresa dell’attività lavorativa in sicurezza, inoltre, sono state effettuate tutte le operazioni di bonifica/sanificazione di locali, impianti e attrezzature. Nel contempo, per gl’impiegati, è stato attivato ed agevolato al massimo il lavoro da casa, mettendo a loro disposizione le attrezzature necessarie. Lo stabilimento riaprirà lunedì 23 marzo con attività di servizio e con piccoli gruppi di lavoratori, sempre sotto stretta sorveglianza della Rsu/Rls che valuterà di volta in volta il sussistersi delle condizioni di sicurezza nel rispetto del protocollo. Ogni singolo lavoratore potrà esprimere anche la volontà di rimanere a casa al fine di tutelare al meglio la propria salute. L’accordo che dà copertura fino al 30 aprile prevede che tutte le giornate di chiusura e di riduzione delle attività lavorative saranno coperte con l’utilizzo della cassa integrazione prevista per Covid-19. L’accordo prevede, inoltre, l’anticipo dell’integrazione salariale Inps, la maturazione di tutti i ratei ed istituti differiti della retribuzione (ferie, par, tredicesima, premi etc.), una rotazione equa affiancata dalla volontarietà appunto, una piccola integrazione salariale aggiuntiva per ogni giornata di c.i.g.o., ed in alternativa all’ammortizzatore sociale, solo previa richiesta del lavoratore, tali giornate potranno essere coperte con ferie e permessi pregressi ed anno in corso. Il raggiungimento di questo risultato è il frutto dell’unità che ha avuto come unico obiettivo la salvaguardia della salute di tutti i lavoratori, ma anche del continuo impegno che il nostro delegato esprime con la massima determinazione. Come Usb continuiamo ad affermare con forza che, per contrastare il contagio dal Covid-19 e salvaguardare la salute di tutti, le istituzioni devono imporre la chiusura delle fabbriche sospendendo tutte le attività non essenziali facendosi carico dell’intero salario dei lavoratori”.
Segnaliamo, infine, dopo lo streaming di comunità una nuova iniziativa di OpenDdb: “Storie al Telefono nasce per conforto di chi è a casa in quarantena e per visibilizzare la precarietà di lavoratrici e lavoratori della cultura. Una bellissima iniziativa dal basso e di comunità che abbiamo deciso di sostenere. Ogni domenica, a partire da oggi, pubblicheremo 20 audioletture a cura del collettivo di Storie al Telefono. Buon ascolto”.