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Virus, restrizioni prorogate fino a Pasquetta

Firmato nuovo dpcm. Nuove assemblee e iniziative online, intanto, di collettivi e sindacati di base per affrontare il nodo del pagamento dei canoni di locazione per il mese di aprile. Domani alle 18.00 appuntamento per Rent Strike, venerdì alle 17.00 incontro del Cua. Adl Cobas dà i contatti per condividere moduli e informazioni.

01 Aprile 2020 - 21:02

Tre decessi e 133 nuovi casi di positività al Coronavirus sono stati accertati nel territorio metropolitano, per un totale di 1.813, di cui 271 nell’imolese (+11). L’incremento sarebbe però dovuto, spiega la Regione, a un maggior numero di tamponi effettuati.

Complessivamente in Emilia-Romagna i casi sono 14.787 (+713) a fronte di 58.457 i test effettuati (+3.925). Sono 1.732 le persone che hanno perso la vita (+88), 359 i ricoverati in terapia intensiva (+6), 6443 le persone in isolamento a casa (+374), quelle guarite 1566 (+89), di cui 416 risultate negative in due test consecutivi.

Nelle altre province:  Piacenza 2.716 casi (81 in più), Parma 2.005 (72 in più), Reggio Emilia 2.553 (246 in più, ma anche qui ad aumentare è stata la quantita di test), Modena 2.297 (75 in più), Ferrara 326 (6 in più), Ravenna 605 (25 in più), Forlì-Cesena 756 (26 in più), Rimini 1.445 (38 in più).

Poco fa il premier Giuseppe Conte ha dato conto in conferenza stampa di aver firmato un nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (dpcm) che proroga le misure restrittive volte a contenere l’epidemia fino al prossimo 13 aprile, ovvero a Pasquetta. “Non sono nella condizione di dirvi se il 14 aprile”, ha aggiunto, ma “nel momento in cui potremo, entreremo nella fase due di allentamento e poi nella fase tre, uscita dall’emergenza e ripristino della normalita”.

Intanto ci sono nuovi sviluppi in merito alla campagna Rent Strike/ Sciopero dell’affitto. Dopo l’iniziativa di ieri da una palazzina di via Serlio, i cui inquilini hanno annunciato che non pagheranno i canoni di locazione per il mese di aprile, domani giovedì 2 aprile alle 18.00 si terrà “un’assemblea virtuale del coordinamento bolognese, a questo link: https://discord.gg/ehMRw8u. Sulla scia dell’iniziativa lanciata da un collettivo californiano e circolata poi in altre città degli Stati Uniti e in Canada, ma anche oltreoceano, rimbalzando tra Australia, Nuova Zelanda, Francia, Germania, Spagna, Svezia, … ci siamo unite alla chiamata per lo sciopero dall’affitto (#RentStrike) indetto da oggi 1 aprile 2020. A tale scopo abbiamo lanciato una campagna che aggreghi quante più persone possibili e in tempi brevi. In questo momento si da per scontato che ‘#stareacasa’ sia cosa buona e giusta per tutt*, garanzia contro ogni male, così come continuare a lavorare in assenza di tutele per la produzione di quell’infinita galassia di beni e servizi ritenuti essenziali. Di fronte a misure insufficienti rispondiamo collettivamente, sostenendo e aderendo quando possibile agli scioperi dal lavoro, chiedendo misure di decarcerizzazione per chi è rinchius* in un carcere, promuovendo forme di mutualismo, rivendicando garanzie di mobilità e scelta chi non vive la casa come spazio sicuro, difendendo e appoggiando le occupazioni di immobili vuoti da parte di chi una casa non ce l’ha e difendendo chi una casa ce l’ha ma rischia di perderla. Lo sciopero dal pagamento degli affitti è una delle tante risposte collettive che possiamo dare in questo momento”.

Attiviste e attivisti fanno quindi un elenco di possibili forme di lotta: “1. Scioperiamo dall’affitto: molte persone già nel mese di Aprile si troveranno nell’impossibilità pagare l’affitto, non lasciamoci sol*. Non ci sono tutele legali per questa situazione, l’unica possibilità è ‘l’immunità di gregge’, se saremo in tant* a non pagare, anche chi non ha scelta sarà protett*. Ci uniamo quindi alla campagna transnazionale del Rent Strike e aderiamo e sosteniamo la campagna di Sospensione dell’Affitto del sindacato Asia Usb e della Rete Noi Restiamo, che hanno anche messo a disposizione un modulo di autotutela da inviare ai proprietari per non pagare l’affitto: se presentiamo gli stessi motivi e riferimenti apriamo un piano di contrattazione comune. Dopo averla inviata ai proprietari, invia la lettera anche a: emergenzacovid19.asia@usb.it; 2. Vale tutto. La forma dello sciopero permette di includere comunque i diversi tipi di conflittualità e contrattazione: in molti non potranno scegliere se pagare o meno, ma non tutte le situazioni, i proprietari e i rapporti con loro sono uguali. Qui non si vuole demonizzare chi affitta un’unica casa a un prezzo onesto, né far saltare i rapporti umani, parliamoci dov’è possibile, ma facciamo capire che il problema è diffuso e la risposta globale. Tutte forme di non pagare/riduzione/autoriduzione sciopero. Aderiamo allo sciopero in qualunque modo e segnaliamolo nella pagina (https://www.facebook.com/Rent). 3. Diritto alla casa: Vogliamo includere in questo sciopero anche l’emergenza dei senza dimora che già esisteva ed è aggravata dall’emergenza sanitaria, anche attraverso la criminalizzazione e persecuzione per il rispetto dei decreti emergenziali. Rivendichiamo soluzioni abitative degne per tutt*, con qualunque mezzo (Dalle occupazioni alle requisizioni di immobili vuoti, ma che siano già abitabili). 4. Casa per tutt*, ma che sia sicura: come denunciato dal movimento Non una di meno, ma anche da varie collettive, associazioni, reti Femministe, Transfemministe e Queer, restare a casa non è uguale per tutt*: a casa con chi? Vogliamo tenere conto di tutti i problemi dell’abitare e delle conseguenze della quarantena in termini di violenza domestica sulle donne e sulle persone LGBT*QAI+. 5. Redristribuzione: Come leggiamo in giro ‘la normalità era il problema’ l’emergenza sanitaria non ha fatto altro che acuire contraddizioni disuguaglianze in termini di risorse e di decisioni: le misure del governo messe in campo fino ad adesso sono state tutte a tutela della proprietà e delle aziende (a costo della salute di chi lavora) e non a tutela del reddito, se non in forma residuale. Per noi il Rent Strike è anche una lotta per la redistribuzione in tutte le forme vertenziali, conflittuali e autorganizzate: dagli espropri, alla lotta per l’ampliamento dei fondi regionali di sostegno all’affitto, alla rivendicazione di un reddito di autodeterminazione, fino a iniziative di mutualismo dal basso, come la creazione di casse mutue di quartiere (finanziate anche con parte dei soldi degli affitti non pagati)”.

Sulle stesse rivendicazioni anche Adl Cobas lancia una campagna per il  “riconoscimento della ‘morosità incolpevole da Covid-19’ e stanziamento di un fondo straordinario finalizzato al contribuo per il pagamento degli affitti! Prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria per Coronavirus, che sta interessando drammaticamente il nostro Paese, decine di migliaia erano i cittadini e le cittadine interessate dal problema del caro-affitti. Tantissime le famiglie e i singoli sotto sfratto per morosità incolpevole, altrettanti i *working poors* che con lavori precari, intermittenti, sfruttati e sottopagati erano obbligati a capriole mortali per arrivare a fine mese.Tra le tante incognite ed incertezze di questo momento, alcuni punti saldi li abbiamo: uno tra tutti i costi (elevati) che questa emergenza porterà con sé, aggravando drammaticamente una situazione che non era di per sé positiva. Il Decreto Cura-Italia approvato negli scorsi giorni dal governo ha iniziato a stanziare contributi e a prevedere delle prime misure per attutire le ripercussioni che ci troveremo ad affrontare. Sul tema della casa in particolare queste però ci appaiono del tutto insufficienti. Il Decreto Cura-Italia prevede un bonus soltanto per gli affitti commerciali mediante un credito di imposta del 60% sulle locazioni pagate nel mese di marzo ma limitatamente a chi, nello stesso mese, ha dovuto chiudere l’attività commerciale a causa del Coronavirus. Si tratta, quindi, non di una sospensione dai pagamenti dell’affitto ma di un credito di imposta (una sorta di rimborso) pari al 60% di quanto versato”.

Continua Adl: “‘Per l’affitto della casa dei cittadini senza lavoro, invece, a tutt’oggi ancora nulla si dispone’. Gli unici aiuti previsti per la casa riguardano la sospensione del pagamento delle rate del mutuo acceso per l’acquisto della prima casa ma nessun passaggio su chi deve pagare l’affitto ogni mese. A questo dobbiamo sommare che anche gli interventi di sostegno ai redditi, dalla cassaintegrazione agli unatantum, oltre a determinare una riduzione consistente del reddito, non garantiscono categorie come inoccupati, precari e le forme ‘non classiche’ del lavoro salariato. ‘Con quali soldi cittadine e cittadini obbligati a rimanere a casa’ in queste settimane (o forse mesi), senza la possibilità di recarsi al lavoro (o di cercarselo un lavoro), ‘pagheranno le mensilità dell’affitto?’ ‘Com’è pensabile che famiglie e singoli possano continuare a sostenere affitti alle stelle, già prima al limite della sostenibilità, ora che gli stipendi hanno subito la mannaia del #iorestoacasa?”Il tema del pagamento degli affitti non può essere derubricato o ritenuto meno significativo rispetto ad altri aspetti correlati a questa emergenza sanitaria’. Chiediamo fin da subito: Riconoscimento della ‘Morosità incolpevole da Covid-19’ per tutti coloro che abbiano avuto assenza o una riduzione consistente del reddito nel periodo che va da Febbraio 2020 alla fine dell’emergenza: non conteggio di queste mensilità nelle procedure di sfratto in corso e blocco di nuove procedure di sfratto sulla base di ‘Morosità incolpevole da Covid-19’; Misure eccezionali di sostegno agli affitti residenziali sulle prime case e aumento del fondo affitti nazionale: stanziamento di risorse sufficienti a coprire, in parte o in toto, i canoni non pagati legati all’assenza/calo di reddito da Covid-19; Moratoria sugli sfratti da estendere oltre il 30 settemre 2020; Riduzione dei contributi di locazione per gli alloggi Erp e
annullamento delle sanzioni e richiami previsti dal regolamento Erp in caso di ritardi nel pagamento dei canoni di locazione; Sostegni economici per gli immobili in affitto destinati alle attività economiche, in particolare per lavoratori/trici autonomi, p.iva, piccole imprese, da estendere oltre il mese di marzo; L’attivazione di un Reddito di Quarantena, una sorta di reddito di cittadinanza – da estendere a tutti e svincolare dai requisiti che lo caratterizzano – per compensare le contrazioni degli stipendi, per evitare che i nostri piccoli risparmi, quei pochi spiccioli messi da parte, debbano essere intaccati per pagare gli affitti dei prossimi mesi, per scongiurare che le agende degli ufficiali giudiziari diventino troppo piene e il numero degli sfrattati/e aumenti vertiginosamente. Proviamo a dare anche un suggerimento su dove trovare parte delle risorse in questa situazione di emergenza: una Patrimoniale sui grandi patrimoni che sappia essere particolarmente severa verso i grandi proprietari immobiliari. Sei in situazione di difficoltà nel pagamento dell’affitto a causa del Covid-19? Contattaci! Più siamo, più possiamo organizzarci per far sentire la nostra voce! Vuoi chiedere al tuo proprietario di casa di venirti incontro? Contattaci e condivideremo con te il ‘format’ di lettera di richiesta riduzione/sospensione del canone di affitto”. Questi i contatti di Adl: Tel *320 1143966 (preferibilmente utilizzare WhatsApp per primo contatto) FB: *ADL Cobas Emilia-Romagna. Email: sportellocasa.adl@gmail.com. All’appello aderiscono anche Làbas e Saperi Naviganti.

In particolare il collettivo universitario nato nella Facoltà di Scienze Politiche scrive: “Il 5 aprile si avvicina, come pagheremo l’affitto di questo mese? Il problema che vogliamo condividere oggi, è tutto meno che un pesce d’Aprile. Siamo giovani abituat* a (sopra)vivere con poche centinaia di euro al mese, guadagnate attraverso mansioni che quasi mai arrivano ad essere riconosciute come ‘lavoro’ da chi pretende di inquadrare le nostre vite in categorie che sono saltate per aria da tempo. Galleggiamo nell’oceano della precarietà, nei settori della socialità e della cultura, della ristorazione e del turismo, della comunicazione e dei servizi alla persona. Nessuna misura di sostegno sembra indirizzata a noi, siamo invisibili. Le case nelle quali siamo costretti a passare questa quarantena, o dalle quali siamo dovuti fuggire per portare sostegno ai nostri cari, sono ben più della metà dei soldi che mensilmente riusciamo a mettere insieme. E questi soldi, questo mese, non ci sono proprio. In città, moltissim* condividono questa condizione e da più parti ci arrivano notizie e considerazioni simili: ‘la situazione è eccezionale e io non so come pagare le bollette, non so come comprare da mangiare, a chi chiedo di aiutarmi con l’affitto se anche la mia famiglia è in crisi?’ Quello che vogliamo rispondere innanzitutto è: ‘Non siamo sol*’, invitandovi a contattarci e raccontarci le vostre esperienze. Inizia il conto alla rovescia…Vi diamo un’informazione importante: gli sfratti sono sospesi, per ovvie ragioni; Vi diamo anche un consiglio: parlate coi vostri padroni di casa, comprendete lucidamente la situazione che avete di fronte, ma non perdete di vista la vostra situazione, la vostra difficoltà e la vostra assoluta mancanza di colpa nel non avere i soldi per pagare. Evitate le agenzie, se e per quanto possibile provate a contattare direttamente il padrone. Se non ve la sentite, per quanto i vostri problemi economici siano più che reali, non vi buttate giù! Contattateci e proviamo ad affrontare tutto questo. Insieme”.

Un’altra assemblea online sul tema degli affitti viene promossa inoltre dal Cua: “Venerdì 3 aprile ore 17:00 su Zoom (il link per accedere verrà pubblicato venerdì sui nostri canali). Sono ormai tre settimane che dal nord al sud, da Milano a Palermo, la condizione di quarantena ha letteralmente paralizzato e stravolto le vite di tutti e tutte noi. Venti giorni fa infatti hanno avuto inizio le misure d’emergenza per il contenimento della diffusione del covid-19, virus che ha ormai egemonizzato l’immaginario popolare, caratterizzando l’inizio di questo nuovo anno solare con oltre 30000 mila morti nel mondo. Progressivamente in tutta Italia è stato dichiarato lo stato d’emergenza sanitaria, che ha determinato “a suon di #restiamoacasa” il blocco temporaneo di tutte le attività lavorative, economiche e sociali ritenute come non essenziali. Una delle contraddizioni più evidenti di questa situazione emergenziale è certamente costituita dal luogo in cui trascorrere la quarantena. Con troppa facilità infatti, le istituzioni e l’opinione pubblica diffondono l’hashtag #iorestoacasa, sminuendo le difficoltà materiali e psicologiche che il rimanere confinati comporta, e rendendo quello della casa un problema del tutto individuale. Agli studenti fuorisede si rimprovera di non tornare dalle proprie famiglie; prima dei runner eravamo noi gli untori, i traditori della propria terra a cui portavano il virus. Vogliamo mettere in chiaro una cosa: la crisi sociale oltre che sanitaria pesa anche su di noi, in maniera diretta o indiretta. Uno studente che ha scelto di rimanere a Bologna o nella propria sede di studi, che si barcamenava fra lavoretti di merda per pagarsi le bollette e mantenersi, quanto potrebbe resistere prima di dover tornare a casa? Come dovrebbe pagare l’affitto se questa situazione di quarantena si prolungasse? Chi è riuscito a tornare a casa in tempo, per quanto e perché dovrebbe pagare un affitto su di una casa in cui non risiede e non potrà risiedere per lungo tempo?”.

Continua il collettivo universitario: “Noi studenti troppo spesso ci troviamo costretti a vivere in abitazioni fatiscenti, con stanze poco più grandi del nostro letto e senza alcuna finestra che si affacci sul mondo esterno. Siamo sicuri che sia effettivamente così semplice #restareacasa? Che non comporti alcuno sforzo? Che sia un sacrificio uguale tanto per chi abita in una lussuosa villa, quanto per chi vive in un monolocale?  Perché, in definitiva, viene (giustamente) esplicitata la necessità di rimanere a casa per bloccare il contagio del coronavirus, ma, dall’altro lato, non ci si preoccupa di creare le condizioni affinché ognun* di noi sia in grado di farlo? Vogliamo poi mettere in comune tutti i problemi e le difficoltà che stiamo riscontrando nel proseguire la nostra carriera accademica, in Università come nell’Accademia delle Belle Arti. Siamo sicuri che lezioni ed esami online siano pienamente sostitutivi? Anche quando tutti i professori riuscissero a calendarizzare appelli da tenere su Teams, è veramente così semplice reperire libri e dispense? Quanto pesa sulle nostre tasche il non poter usufruire delle biblioteche, servizio per cui paghiamo migliaia di euro ogni anno? In questo presente di spiazzante solitudine e incertezza, come student* dell’universit di Bologna riscontriamo la necessità di discutere col fine di collettivizzare la nostra condizione esistenziale, di condividere tutti i disagi che riscontriamo quotidianamente, di organizzarci per far fronte ai problemi prodotti e esacerbati da questa situazione globale. Per questo è importante riunirci in un’assemblea online venerdì 3 aprile, andando ad analizzare la questione degli affitti e attivandoci assieme per trovare una risoluzione a questa situazione di disagio che siamo costretti a vivere”.