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Virus, per chi studia in scambio internazionale “situazione agghiacciante”

Lo scrive Saperi Naviganti, segnalando criticità anche per il pagamento delle tasse universitarie. Aumentano a 13 settimane per cig in deroga. Sospese attività produttive a Rimini. Usb: “Estendere chiusura a intera regione”. Sgb: “Due contagi fra dipendenti comunali”, e su sosta: “Fermare il servizio”. Unione Inquilini: “Risposte istituzionali insufficienti” per senza fissa dimora.

21 Marzo 2020 - 17:30

È stata firmata ieri, in Regione, un’integrazione all’accordo sulla cassa integrazione in deroga sottoscritto il 6 marzo scorso tra amministrazione regionale e i sindacati che compongono il tavolo del ‘Patto per il lavoro’, finalizzato a ridurre gli impatti economici dell’emergenza Coronavirus. Con l’intesa la cassa integrazione in deroga, che decorre retroattivamente dal 23 febbraio, proseguirà per altre nove settimane dopo le prime quattro, in scadenza il 23 marzo, passando quindi da un mese a tredici settimane totali.

Sempre ieri è stata stabilita con ordinanza regionale la sospensione delle attività economiche per la provincia di Rimini, tranne quelle essenziali e quelle che garantiranno rigide misure di sicurezza interne per prevenire il contagio. Chiuse molte strade secondarie, spiagge e lungomare, stop ai cantieri e riduzione del trasporto pubblico.

Sul fronte sanitario sono invece almeno 20 le persone tra operatori sanitari e anziani della casa di riposo Sant’Anna e Santa Caterina di Bologna che hanno la febbre alta. Alcuni sono stati ricoverati in ospedale e il timore, stando a quanto riportano alcune fonti sindacali, è che nella struttura abbia preso piede un focolaio dell’infezione da SARS-CoV-2.

In merito a consumi e attraversamento dei luoghi di lavoro, una nuova ordinanza regionale impone da domani la chiusura domenicale di tutti i supermercati fino al 3 aprile. Il provvedimento prevede che, ad esclusione di farmacie e parafarmacie, nei giorni festivi vengano sospese tutte le attività di commercio al dettaglio e all’ingrosso, comprese quelle di vendita di prodotti alimentari, sia nell’ambito degli esercizi di vicinato che delle medie e grandi strutture di vendita, inclusi quelli in centri commerciali o nelle gallerie commerciali. Sono inoltre sospesi i mercati ordinari e straordinari. Alla Gd invece, una delle aziende che non si è fermata dopo la diffusione del virus, sono 1.100 i dipendenti che operano con il lavoro da remoto; solo ieri pomeriggio erano in azienda 358 addetti e da casa lavoravano in 678. A diffondere i dati è Usb, evidenziando come a ieri fossero 44 le domande di permesso straordinario per covid-19 di cui 28 sono in esaurimento del monte ore. Per questo la Rsu ha chiesto all’azienda di estendere le 40 ore di permesso.

E’ sempre Usb a chiedere “con forza alla Regione Emilia-Romagna l’estensione della chiusura totale della produzione ad eccezione dei servizi essenziali a tutto il territorio regionale.  L’ordinanza regionale per la provincia di Rimini, che limita le attività economiche a quelle essenziali, dimostra l’irresponsabile carenza delle misure fino ad ora adottate dal Governo e dalla Regione Emilia-Romagna. Prima che la situazione peggiori ulteriormente è necessario estendere il blocco di tutte le produzioni e dei servizi non essenziali per fermare l’epidemia e salvaguardare la vita di tutti. Usb da subito ha chiesto a Governo e istituzioni locali di attuare il blocco totale di tutte le attività non essenziali: una suggerita dall’OMS e da tutta la comunità scientifica, dall’esperienza della gestione in Cina e in altri paesi del Covid 19. Abbiamo chiesto che questo venisse accompagnato dalla garanzia del salario e del reddito per tutti, e di sicurezza per chi lavora per curarci e permetterci di vivere. È giunto il momento di mettere avanti la vita e il benessere di ogni persona rispetto ai profitti di pochi”.

Sgb Comune di Bologna parla di “messa a rischio la salute dei dipendenti e silenzio assoluto sui vecchi e nuovi contagi tra i dipendenti”. La richiesta del sindacato di base è di “chiudere tutto ciò che non è realmente necessario, mettere in sicurezza chi deve lavorare, fare i tamponi immediatamente”. Spiega infatti Sgb: “In queste ultime ore abbiamo appreso che altri 2 dipendenti del Comune di Bologna sono positivi al coronavirus . Si tratta di un giovane lavoratore della Polizia Locale del Reparto Porto Saragozza (un altro è risultato contagiato una decina di giorni fa) e di un operatore dei servizi sociali del Q.re Borgo Panigale. Questo potrebbe essere la punta dell’iceberg di numeri molto più alti che vengono tenuti nascosti, anche alle rsu e alle rls ed è per questo che chiediamo trasparenza, non per generare paura, ma per creare consapevolezza. Chiediamo inoltre che Amministrazione Comunale, Comando della Polizia Locale concordino i passaggi con l’Ausl, quando si verificano dei casi di contagio in modo tale d’avere una risposta univoca e precisa che fino ad ora non è arrivata”.

Il sindacato di base “ricorda che da quando è iniziata l’emergenza Covid 19, abbiamo chiesto più volte all’amministrazione comunale di tenere aperto solo i servizi strettamente necessari e di mettere in atto i dispositivi per tutti i dipendenti previsti dai decreti ministeriali e dalle circolari del comune, come il rispetto delle distanze tra i lavoratori, tra utente ed operatore , attivazione del lavoro a distanza dove fosse possibile e la fornitura di strumenti per garantire la salute di tutti i dipendenti,chiedendo la chiusura degli uffici non a norma. Ora la situazione in diversi servizi è estremamente precaria e non c’è la possibilità concreta di mettere in pratica queste norme di prevenzione sanitaria”. A questo si aggiunge, spiega poi Sgb, l’insufficienza dei materiali finalizzato alla protezione individuale. Per questo, concludono, “abbiamo diffidato tutti quei dirigenti per non aver rispettato i decreti e continuato fin ad oggi ad avere un atteggiamento irresponsabile che Sgb ha già denunciato più volte”.

E’ sempre Sgb a chiedere di “fermare il servizio sosta” e “tutelare i lavoratori”. Se in altre città “a fronte dell’emergenza sanitaria, è stata sospesa -giustamente- l’attività di accertamento della sosta, a Bologna tale servizio viene considerato essenziale”. E’ quanto riporta il sindacato di base in un comunicato, ritenendo “incomprensibile la testardaggine con cui la dirigenza Tper, il neo assessore alla mobilità, e Srm sta mettendo a repentaglio la salute ed integrità dei lavoratori addetti al servizio, rischiando allo stesso tempo di vanificare le misure di contenimento messe in atto nel Paese. Accertare la regolarità della sosta, emettere multe, in un periodo così delicato, in cui comunque il traffico cittadino è fortemente ridotto, è realmente un servizio essenziale? La riduzione del servizio, così come disposta, non è una misura sufficiente a garantire la sicurezza e la salute degli accertatori, ricordiamo che la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori è un obbligo da parte del datore di lavoro”.

Prende invece la parola sulla condizione delle persone senza fissa dimora Unione Inquilini, parlando di “risposte delle istituzioni locali come al solito insufficienti: i bagni pubblici sono chiusi in barba alle più basilari norme igieniche e solo ‘alcune’ strutture nel comune di Bologna sono aperte anche in orario diurno per accogliere chi è senza fissa dimora, fino al 31 marzo in camerate in cui rispettare le regole di prossemica anticontagio è impossibile. Neanche il clima, fin’ora clemente, sembra voler collaborare: da domenica le temperature torneranno a scendere e la situazione, nella particolare condizione che stiamo vivendo, appare in prospettiva particolarmente drammatica. Unione Inquilini chiede immediate misure ulteriori atte a tutelare la salute di questa fascia particolarmente debole della popolazione e in ottica di salvaguardia dell’intera cittadinanza, senza alcuna distinzione”. Il sindacato inquilini annuncia anche la pubblicazione sulla propria pagina Facebook di “un video con il punto politico sulla questione e con le nostre richieste legate all’emergenza sanitaria che sta attraversando il nostro paese. La questione abitativa non va in quarantena, Unione Inquilini non si ferma”.

Emergono intanto specifiche criticità collegate all’emergenza per studentesse e studenti universitari. Spiega infatti Saperi Naviganti, nel lanciare sui social network la rubrica “Contaminarsi in quarantena”, come “ciò che non smette di preoccupare il corpo studentesco è il pagamento delle tasse. Il versamento di queste è stato semplicemente prorogato al 30 aprile, ma questa non è chiaramente la soluzione più efficace. Pur ritardando il pagamento, studenti e studentesse, nonché le rispettive famiglie, non hanno la possibilità di poter adempiere a tale ‘dovere’, data l’impossibilità di lavorare ed il blocco cui siamo sottopostx a causa dell’emergenza sanitaria (misura chiaramente necessaria per il contenimento dei contagi). Al costo delle tasse si aggiungono poi affitto e bollette, compresi i costi per chi vive nelle residenze Er.go. Si tratta di spese che in questo momento non possono essere fronteggiate: non si può chiedere a nessunx di continuare a pagare per dei servizi di cui sta usufruendo parzialmente o che non si stanno utilizzando, si tratta di una richiesta sproporzionata e non coerente alla situazione che tutti e tutte stiamo vivendo. Le nostre vite sono in questo momento congelate, ma i pagamenti devono andare avanti. Perché? Per quanto sia paradossalmente apprezzabile lo sforzo dell’università nel fornire servizi alternativi didattici e non solo, questo non sposterà la nostra attenzione da ciò che invece ne risulta eclissato”.

Il collettivo parla anche della situazione di quanti si trovano all’estero per scambi internazionali, definendola “agghiacciante”. Chi è all’estero per ragioni di studio “si trova costrette a scegliere se pagare prezzi esorbitanti per poter tornare in Italia (nel caso avessero questi soldi) ed affrontare nel loro paese la quarantena, oppure restare in altri paesi, di cui alcunx in altri continenti e rischiare di restare bloccati lì fino a data da definire, scoperti di assicurazione sanitaria. Non basta un caldo invito a tornare da parte del rettore, si tratta una scelta dettata dalla paura di ciò che può accadere, si tratta di un momento in cui studenti e studentesse non possono essere lasciatx solx e i cui destini non possono dipendere dalle possibilità economiche della famiglia a pagare biglietti aerei di migliaia di euro”.