A riferirlo l’associazione sindacale Pugno Chiuso: “Siamo riusciti a fare riconoscere Bruna e i suoi figli come indigenti, come morosi non colpevoli e quindi col diritto di vedersi decurtato il debito contratto”.
“Abbiamo iniziato a seguire la Bruna e la sua famiglia più di tre anni fa quando Acer l’ha messa sotto sfratto per morosità, tentando di dissuaderla a rimanere con ostacoli e cavilli burocratici e un’infinità di tentativi di sfratto. Dopo decine di picchetti e incontri con Acer e assistenti sociali, abbiamo finalmente vinto una piccola battaglia. Grazie al supporto dei nostri militanti e per una volta anche alla professionalità e all’etica degli assistenti sociali che finalmente si sono comportati come si deve”. Così l’Associazione Sindacale Pugno Chiuso, che ha diffuso la notizia sui social network poco fa: “siamo riusciti a fare riconoscere Bruna e i suoi figli uno disoccupato e uno disabile, come indigenti, come morosi non colpevoli e quindi col diritto di vedersi decurtato il debito contratto e con un piano di rientro che prevede il pagamento immediato di una somma, versata da amici e parenti, e della rimanente nei prossimi affitti. La Bruna e i suoi figli restano nella loro casa popolare di via Pelotto nel quartiere Barca a Bologna. Le case popolari sono degli operai e dei bisognosi. Difendiamole dagli sfratti, la svendita e i contratti a tempo che sono l’anticamera della loro eliminazione”.