Il cortile del 36 ancora chiuso, segnala il Cua: l’Ateneo “ha fondi per cancellare pezzi d’arte urbana, ma non per mettere in sicurezza uno spazio frequentato da centinaia di studenti ogni giorno”.
Cancellare i murales contro l’Isis e contro il razzismo o evitare il “rischio caduta tegole” sul cortile della biblioteca del 36? L’Università di Bologna ha le sue priorità. Segnala il Cua: ieri “ha riaperto Zamboni 36 dopo la pausa estiva. La chiusura di un mese non ha però evidentemente permesso all’amministrazione universitaria di metterne in sicurezza il giardino (in questa condizione da luglio), luogo di ritrovo e discussione tra studenti e non, tra lezioni e studio. Forse proprio perché a loro fa comodo che gli studenti abbiano sempre meno spazi in università per incontrarsi e discutere. Ad esempio sul fatto che da una settimana stanno pagando dei lavoratori per cancellare i murales su Zamboni, uno in onore delle donne curde in lotta contro l’Isis e l’altro per rivendicare la Bologna che migliaia di studenti hanno dimostrato di volere: meticcia, antifascista e solidale. Opere d’arte ribelle create a partire da mobilitazioni e discussioni studentesche e ammirate e discusse sia dai cittadini sia dai turisti”.
Scrive ancora il Cua: “Si hanno i fondi per cancellare pezzi d’arte urbana, prodotta dagli studenti e studentesse, ma non per mettere in sicurezza uno spazio frequentato da centinaia di quegli stessi studenti ogni giorno. Cosa che non stupisce, in realtà, dato che questa amministrazione antepone da sempre l’apparenza di ‘decoro’ ai bisogni degli studenti e delle studentesse. Noi dal canto nostro siamo pronti a rispondere a ogni attacco”.