Acabnews Bologna

Via Erbosa, “la verità è in bella vista” [comunicati in aggiornamento]

Xm24: “Non è stata un’aggressione a Salvini”, ma “normale reazione a tentato omicidio”. Hobo: il segretario leghista “ha perso la testa”. Asia: accelerare “scelta criminale”.

09 Novembre 2014 - 18:37

La miopia è una seria disfunzione politica 

Se lo ripeti tante volte non diventa vero.

Contestazione Salvini (foto YouReporter)Sempre più spesso ci domandiamo quale vocabolario utilizzino politici e media. E, ad essere sinceri, se lo chiedono anche coloro che posizionano l’Italia al quarantanovesimo posto in classifica per la libertà di stampa.

Sì perché quello che le immagini mostrano ogni volta, e in particolare in quelle della giornata di mobilitazione contro le provocazioni fascio-xenofobe del carroccio al campo Sinti di Viveria Erbosa in Bolognina, non è un aggressione da parte dei manifestanti nei confronti di Salvini, ma la più normale delle reazioni nei confronti di un tentato omicidio che ha coinvolto circa 5 manifestanti che stavano cercando di bloccare la sua macchina che però accelerando impazzita ha sbalzato a terra lateralmente alcuni di loro e costretto anche un ragazzo a proiettarsi sul mezzo in corsa per non subire gravi conseguenze.

Media e politici non solo fomentano odio nei confronti dei più deboli in una spasmodica spirale alla ricerca del nemico immaginario, ma riescono anche ad auto-assolversi in ogni occasione, anche quando la verità è in bella vista. Anche quando hanno torto marcio.

Infine, come ogni volta, va in onda il teatrino delle dichiarazioni di comodo, che cercano di sminuire le posizioni della piazza a favore del proprio tornaconto elettorale correndo a schierarsi contro la fantomatica violenza dei facinorosi. Nessuno di loro si ricorda mai che stanno giocando con le nostre vite e i nostri diritti.

Possono starne certi: venderemo cara la pellaccia.

Con i Sinti, con tutti i migranti e le migranti, con Cucchi e Remì, con le alluvionate di Genova e Carrara, i metalmeccanici, i NoTav e tutte le oppresse e gli oppressi.

Spazio pubblico autogestito Xm24 – Bolognina

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Aureliooo, scappiamo a Montecitorio!

Sabato scorso il velocista Matteo Salvini deve aver saggiato la differenza tra i palcoscenici mediatici preparati per la casta politica, quelli a cui è abituato, e i terreni inaspettati creati dalle lotte e dalla partecipazione popolare, quella di cui i leghisti si riempiono la bocca ma che puntualmente reprimono e criminalizzano. Insieme al parabrezza della macchina, dalle parti di Via Erbosa l’impaurito piè veloce padano ha così perso anche la testa. Così, dopo aver invocato l’aiuto di Aurelio per un’ignominiosa fuga (con tanti saluti al celodurismo leghista e alla caricaturale ideologia dell’onore dei suoi nuovi alleati fascisti), il pavido padano ha utilizzato la giustificazione della sua viltà per rivendicare il tentato omicidio contro i “balordi che dovrebbero andare a lavorare”. Ecco il disprezzo di Salvini (che in vita sua certo non ha mai lavorato, in quanto stipendiato con i nostri soldi dalle istituzioni) per precari e disoccupati, per una generazione che è costretta a lavorare troppo per troppo poco. Una generazione che è fatta di italiani e stranieri, perché l’unica divisione di razza che quotidianamente viviamo è quella tra chi la crisi la subisce e chi ci si arricchisce. Chi vuole togliere ai lavoratori stranieri non lo fa per dare ai lavoratori italiani, ma per mettere i soldi nelle proprie tasche.

Del resto, chi lo paga l’autista Aurelio per scorrazzare in giro il poco onorevole Salvini nelle sue scorribande provocatorie? Chi la paga la sua auto (ora nella nuova versione decappottabile), simbolo della casta dei partiti e dei palazzi del potere della ex Roma ladrona? La risposta è fin troppo semplice: paghiamo tutto noi. Non sono soldi investiti, è proprio il caso di dire che sono soldi da cui siamo investiti! Quanti stipendi di lavoratori, salari operai, case popolari, borse di studio e redditi di cittadinanza si potrebbero pagare con i soldi e le prebende quotidianamente incassate dai Salvini e dai suoi colleghi di casta? Quanti perseguitati da Equitalia e lavoratori dei ceti medi impoveriti si potrebbero salvare dal suicidio e dalla disperazione se quella ricchezza venisse sottratta ai parassiti che stanno nei palazzi del potere e redistribuita a chi la produce? Quanti fondi per gli alluvionati e i terremotati padani ci sono negli stipendi dei leghisti che sulla loro pelle fanno propaganda di partito? Ecco dove vanno a finire i soldi delle tasse che strangolano i lavoratori e chi cerca di sfangarsi da vivere con una piccola attività. Questa è la verità dei fatti, altro che le bollette dell’acqua di chi – nato in Italia, peraltro – vive in un campo di periferia!

Scappino allora veloce Salvini e i suoi compari, per rifugiarsi nei palazzi di Montecitorio o di Bruxelles, al riparo dalla realtà della crisi e delle sue sofferenze, dalla necessità di lottare e dalla sete di cambiamento. Dentro questi palazzi possono continuare a invocare il popolo, salvo poi scappare sulle auto (romane) e protetti dai celerini (meridionali) quando il popolo si materializza. Ieri a Via Erbosa abbiamo dimostrato che cosa significa padroni a casa nostra: in questa casa spazio per i provocatori della casta non ce ne sarà mai. Perché mai come in giornate come sabato Bologna appartiene davvero a chi la vive e produce la ricchezza sociale.

Hobo – Laboratorio dei saperi comuni

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Asia-Usb in merito a quanto accaduto a Bologna in occasione della visita di Matteo Salvini
C’è un dato che vogliamo soprattutto evidenziare: gli abitanti dell’area sosta di via Erbosa questa volta non erano soli davanti all’ennesima provocazione del gerarca Salvini.

Prima di proporre e sostenere il presidio di sabato, li abbiamo incontrati diverse volte, abbiamo ascoltato le loro posizioni e dichiarato la disponibilità ad attenerci alle indicazioni che da loro provenivano. Detto questo, ci teniamo a precisare che chiunque si limiti nel ragionamento ai fatti di stamattina commette un grosso errore.

Una comprensione reale della situazione si può trarre dalle parole della coraggiosa donna che, a ragione, ha schiaffeggiato la consigliera Bergonzoni qualche giorno prima: “Vai fuori, fuori! Provochi? Vai fuori bastarda, che metti le cose sul giornaletto”.

Queste parole indicano con chiarezza da un lato l’esasperazione ormai giunta ad un livello incontenibile e dall’altro che qualsiasi atteggiamento istigante all’odio razziale non dovrebbe essere tollerato a nessun livello.

Questo vale tanto per Matteo Salvini quanto per il sindaco del Comune di Borgaro (To) Claudio Gambino (Pd) e per il suo assessore Luigi Spinelli (Sel) che hanno proposto, in quel paese, autobus separati per rom e italiani. Questa aberrante proposta, che ha incontrato il caldo consenso dell’esponente leghista Calderoli, è stata poco convintamente criticata all’interno dello stesso Pd.

Purtroppo a contrastare queste ovvietà è in primo luogo l’atteggiamento governativo, tutto teso alla creazione di un partito unico finalizzato all’instaurazione di un nuovo ordine economico che oggi sappia garantire profitti e privilegi anche nell’attuale condizione di crisi.

Da qui originano gli ampi spazi in cui proprio gli atteggiamenti xenofobi e razzisti, in larga parte anche istituzionali, possono svilupparsi e crescere. In una condizione di grande malessere economico e sociale, infatti, torna  comodo avallare qualsiasi operazione che favorisca la disgregazione e l’odio all’interno del settore sociale che oggi maggiormente subisce la crisi.

Matteo Salvini con la sua ignoranza (appare chiaro dalle interviste rilasciate che non consoce neppure la differenza tra sinti e rom!) è solo un ingranaggio in un meccanismo crudele, ma dello stesso meccanismo fa parte anche chi addossa ai cittadini che hanno fermato la sua provocazione la responsabilità per quanto accaduto sabato mattina.

Tutti a posteriori sembrano essere d’accordo sul fatto che bisognava impedire a Salvini di recarsi presso il campo. Pare sia stata la Prefettura a prendere la decisione di autorizzare la sua visita pur nel dissenso di Comune e altre istituzioni, ma è stata la piazza e le associazioni organizzate (sindacato, centri sociali, movimenti politici) ancora una volta a farsi baluardo di quei valori ai quali tutti (a parole) fanno riferimento. È stata la piazza, i centri sociali e le associazioni organizzate , con la passione e le contraddizioni che li caratterizzano. Sono state tutte queste organizzazioni a non lasciare soli gli abitanti del campo. È facile dalle stanze dei palazzi criticare e fare proclama, mentre fuori i drammi della quotidianità diventano più brucianti; è facile depositare corone di fiori e celebrare cerimonie per le vittime della Uno bianca e poi assecondare dinamiche politiche evidentemente tese al massacro sociale.

È da quella piazza, e da quelle associazioni,  che chiunque sia stanco di subire deve ripartire. Occorre farlo con intelligenza, consapevolezza evitando di cadere nel trabocchetto – caro al potere – di trasformare le rivendicazioni sociali in questioni di ordine pubblico. Bisogna farlo lavorando e impegnandosi per la ricostruzione di un fronte di lotta che ricomponga tutti i settori sociali che loro vogliono dividere.

Rispetto alla dinamica dei fatti vogliamo sottolineare solo che l’auto di Salvini è stata fermata dal blocco che si è opposto al suo transito. La macchina era ferma e chi la conduceva poteva scegliere se tornare indietro in tranquillità o procedere nella consapevolezza di mettere a repentaglio l’incolumità dei ragazzi. È stata ferma abbastanza a lungo da far ritenere che la scelta di avanzare a velocità sostenuta sia stata voluta. Ed è stata una scelta criminale.

Lunedì il fascista Salvini sarà a Imola a provocare gli abitanti de La Pascola, trenta rifugiati appena accolti in Italia.

Ci saremo anche noi per porgere ancora una volta argine al fascismo della Lega e del suo Portavoce.

Asia Usb

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Salvini, da Prima il Nord a Prima la Seconda

I ciclisti critici della Ciclofficina Popolare Ampioraggio condannano – e combatteranno sempre – persone come il razzista Salvini per i fatti di sabato 8 novembre 2014. Non solo per la strumentale e millantata visita al campo di Via Erbosa ma anche, e non secondariamente, per l’uso criminale di uno strumento pericolosissimo quale un’enorme automobile occupata da politicanti di bassa lega, pagata in ultima istanza con risorse di tutti e scagliata a velocità criminale contro dei pedoni critici. Se il pingue Salvini, che parla di bollette ma fomenta solo la guerra fra poveri, contemplasse forme non mediate di rapporto democratico con cittadini ed avventori della strada, avrebbe da tempo scoperto i molti sensi dell’espressione “basso impatto” di un mezzo quale la bicicletta; le vicende in oggetto non avrebbero comportato tanto pericolo per gli investiti; avrebbe infine scongiurato il paradosso logico di un presunto viaggio nel tempo che, sovvertendo caus
a ed effetto nella sua mente e per molti giornali, vede le ammaccature PRECEDERE l’investimento dei pedoni, l’accelerazione del veicolo, la fuga del politico. Abolito il costoso elemento “celere” e costretto a pedalare lo stesso segretario rifletterebbe sullo spreco energetico del perseguimento di rivendicazioni razziste; la sua attività politica si sgonfierebbe allo stesso modo delle promesse di un giovane chiacchierone, presidente del consiglio, ritrovatosi privo di spot, aforismi pop, blindature di stato. Un presidente il cui partito promuove il saccheggio della Terra, come in Valsusa per la TAV, e continua a predisporre blindati, divise, manganelli, anche a Bologna, in difesa delle marcette di fascisti stragisti. Meno Salvini, più G.A.E.T.A.N.O.! (Gruppi Autonomi Ecologici Transeunti A Nuove Ostilità)!

Ciclofficina Popolare Ampioraggio