Lo spazio sociale annuncia due giorni di iniziative, e al Pd: “Non siamo pretesto per le vostre faide”. Centrodestra attacca Làbas, democratici: “Chiederemo lumi a Cdp”. Cassero ex-Atlantide, il Comune ammette di non sapere che farsene.
Da qualche giorno nella politica cittadina, a Palazzo d’Accursio e sui giornali, si bisticcia insistentemente sugli spazi autogestiti cittadini. Tra maggioranza e opposizione ma anche, immancabilmente, tra un pezzo e l’altro del Pd. A partire dal caso di Xm24, su cui pende una lettera di sfratto con impressa la data, imminente, del 30 giugno.
“Xm24 esiste per molte e diverse ragioni – è l’incipit di una presa di posizione che l’assemblea di via Fioravanti 24 titola ‘Dopo il 30 giugno? C’è il 1 luglio…’ – ma sicuramente non per costituire pretesto alle faide intestine al Pd. Tantomeno siamo interessat* a prender parte ad un talk show che si consuma sulle pagine della cronaca locale. Interviste e dichiarazioni contradittorie a mezzo stampa non costituiscono un atto ufficiale, né creano le basi per un dialogo con noi e con la città. Xm24 e le altre realtà autogestite non devono costituirein nessun modo merce di scambio. A chi sostiene che il tempo per il dialogo è finito, noi rispondiamo che, a parte la lettera di sfratto datata 25 gennaio, a 5 mesi di distanza non c’è stato alcun invito ad un confronto in merito da parte dell’amministrazione. A quanti sostengono che questo Spazio Pubblico Autogestito è composto da soggetti inaffidabili, ricordiamo che ad oggi l’unico incontro pubblico con esponenti dell’amministrazione è avvenuto di
nostra inziativa all’interno di Xm24. A questo proposito, l’invito al laboratorio di urbanistica sulla Bolognina, al quale eravamo presenti, non può sostitirsi ad un confronto diretto in merito al futuro degli spazi di via Fioravanti 24: un confronto politico a cui noi non ci saremmo mai sottratti, ma che fino ad ora non c’è stato”.
Prosegue Xm24: “Ribadiamo che la scelta di non rinnovare la convenzione è una scelta politica di cui l’amministrazione deve farsi carico con trasparenza di fronte alla città intera. Ribadiamo la domanda che più spesso ci viene rivolta negli ultimi mesi: ‘Quale reale volontà politica e idea sociale di quartiere spingono il Pd a voler sgomberare Xm24’? Noi andiamo avanti in questi stessi spazi (e non altrove) e continuiamo con le nostre iniziative il cui valore non è dato da un riconoscimento istituzionale, ma dalle idee e dalle pratiche collettive di cui sono frutto. Riprendendo le parole sottoscritte da migliaia di persone: ‘La Battaglia per Xm24 è la battaglia per la Bolognina, e la battaglia per la Bolognina è la battaglia per la città intera, per la sua capacità di essere inclusiva, solidale, creativa, dunque all’altezza della parte migliore della propria storia”.
In conclusione lo spazio sociale ricorda l’appuntamento di questo venerdì, quando è prevista una serata di solidarietà con WuMing Contingent, Egle Sommacal, Alessio Lega, Mara Redeghieri, Angela Baraldi, Signor K., Inoki Ness + Chapo 9th e DjZarra. Iniziativa a cui seguirà, sabato, la decima edizione dello storico festival del ‘Cotechino d’Oro’: “Per il 30 giugno l’invito dell’amministrazione è quello di lasciare lo spazo ‘libero da cose e persone’. Il nostro invito per quello stesso giorno è riempire Xm24 di cose e persone libere: le nostre persone e le cose che costruiamo insieme, in autogestione, pezzi di un puzzle checostituiscono l’altra città che resiste”.
Per quanto riguarda invece Làbas, qualche volto noto di centrodestra si è fatto vedere per le strade del Santo Stefano a raccogliere firme contro lo spazio sociale, mentre la Lega ha avanzato, con un odg in Consiglio comunale, richiesta di sgombero dell’ex caserma Masini. Il capogruppo Pd ha replicato chiamando in causa Cassa depositi e prestiti, proprietaria del complesso: “L’unica cosa che possiamo fare è chiedere loro lumi” alla società, che ha a disposizione “fior fior di avvocati”. Dal canto loro, gli occupanti guardano avanti e avviano i lavori per rendere agibile una nuova ala dell’ex Masini.
C’è infine un nuovo capitolo della vicenda del cassero di piazza di porta Santo Stefano 6, quasi due anni dopo lo sgombero dei collettivi di Atlantide. Rispondendo a una domanda dell’opposizione, l’assessora ai lavori pubblici Virginia Gieri ha fornito in Consiglio una spiegazione di cui vale la pena evidenziare un ampio stralcio: “sull’immobile è stato redatto uno studio di fattibilità”, ha spiegato, che però ” ha fatto emergere, però, alcune criticità legate alle dimensioni contenute del fabbricato e alle sue caratteristiche. I locali, infatti, sono distribuiti su due piani. Al piano terra lo schema distributivo è frammentato: a fronte di una altezza di circa 5.60 metri, i singoli vani hanno superfici piuttosto ridotte. Il primo piano è composto da un unico vano di circa 50 metri quadri. Oltre a tutto ciò, una scala poco agevole connette i due livelli”. L’edificio inoltre è tutelato dalla Soprintendenza del Mibact “per cui il superamento di tutte le criticità descritte comporta una serie di approfondimenti progettuali ancora in corso, molto delicati e non di facilissima risoluzione. Sono ancora in corso le attività istruttorie per individuare la destinazione d’uso dell’immobile”. Come questo giornale ha sintetizzato nella recente inchesta ‘Chiedi (ancora) alla polvere’: secondo il Comune il cassero ad oggi è ancora inutilizzabile, eventuali modifiche strutturali dovranno superare i vincoli della Soprintendenza e l’amministrazione non ha la più pallida idea di come utilizzare la struttura. Viene da chiedersi se nessuno in Comune prima dello sgombero abbia pensato di dare un’occhiata alla planimetria di Atlantide (sempre che esistesse) o se l’amministrazione ha scoperto di che stava parlando solo quando, di recente, il muro che chiude l’ingresso del cassero è stato brevemente riaperto per portare in discarica tutto quel che c’era dentro.