“L’assemblea del 17 deve essere un’assemblea vera, in grado di prendere posizione contro la riforma e, contemporaneamente, essere da propulsore per la costruzione di un’università migliore.”
Ricordiamo tutti il metodo autoritario con il quale è stata imposta la riforma Gelmini. Da quel giorno abbiamo continuato a dire che avremmo posto delle barricate affinché quella riforma non venisse attuata. Non attuarla vuol dire bloccarne i decreti attuativi, bloccare tutti i percorsi che vanno verso l’accettazione di un dictat.
Oggi [ieri ndr] abbiamo fatto un primo passo.
Il rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, ha convocato per il 17 febbraio un’assemblea di Ateneo per presentare la sua “road map” verso l’attuazione della legge Gelmini. Il punto all’ordine del giorno è il nuovo statuto dell’università sul quale in questi mesi ha lavorato un’apposita Commissione Statuto, nominata direttamente dagli organi accademici, senza consultare minimamente le parti che hanno partecipato alle mobilitazioni di questo autunno.
Gli studenti e le studentesse del Laboratorio per l’Autoriforma sono andati in rettorato a parlare con Dionigi a porre le proprie condizioni: l’assemblea del 17 febbraio deve essere un’assemblea vera che deve essere in grado di prendere posizione contro la riforma e, contemporaneamente, essere da propulsore per la costruzione di un’università migliore.
Perché ciò sia possibile abbiamo chiesto che la Commissione Statuto venga ritirata e che l’assemblea sia gestita da chi in forme diverse ha costruito le proteste negli ultimi mesi: studenti, ricercatori e docenti.
A partire da questi due assunti si potrà parlare di uno statuto all’altezza con le possibilità e le difficoltà quotidiane: il rifiuto del lavoro non retribuito all’interno dell’ateneo, un nuovo welfare per chi entra in università, l’autogestione dei propri percorsi formativi, l’autoformazione come metodo didattico qualificante.
Abbiamo scritto al rettore una lettera, l’abbiamo letta e ci è stato risposto di attendere fino a lunedì per avere delle risposte.
Lunedì incontreremo nuovamente il rettore e ascolteremo cosa avrà da dirci.
I problemi dell’Università sono evidentemente molti e coinvolgono tante figure diverse. Per questa ragione ci rivolgiamo ai docenti e ai ricercatori in mobilitazione affinché promuovano la nostra iniziativa: chiedere insieme il ritiro della Commissione Statuto e trasformare l’assemblea del 17 febbraio in un primo momento di discussione attorno agli elementi che ognuno di noi in forme diverse pone come necessari per costruire un’università migliore. Se queste due condizioni non verranno accettate dal rettore, considereremo illegittima l’assemblea d’ateneo. Illegittima perché rappresenterebbe un semplice passaggio formale del percorso di attuazione della riforma Gelmini, rispetto alla quale abbiamo da diverso tempo espresso la nostra posizione.
Laboratorio per l’autoriforma
Per contattarci e contribuire all’iniziativa scrivere a : laboratorio.autoriforma@gmail.com
Lettera aperta al Rettore Dionigi e all’università di Bologna
Partiamo da una breve considerazione: dopo i gravissimi tagli alla formazione del 2008, a fine dicembre è stato approvato l’ultimo pezzo dell’opera di distruzione dell’università da parte del Governo Berlusconi: il ddl Gelmini. Siamo ben consapevoli che questi passaggi sono figli di un processo che ha le proprie radici a livello europeo nel cosiddetto Bologna Process di fine anni ’90, e che è evidente una continuità nelle politiche sulla formazione da parte dei governi di centro-destra e centro-sinistra negli ultimi dieci anni.
E’ per questo motivo che, ormai da anni, il movimento di student* e precar* lotta per costruire un’altra idea di università, a partire dalla vita quotidiana nelle facoltà, in grado di trasformare la produzione e riproduzione dei saperi, di incidere sui tempi di vita, di parlare di autonomia ed indipendenza della ricerca, di rottura del paradigma della precarietà sempre più cogente negli assetti istituzionali degli atenei, di elaborare pratiche di autoformazione. Crediamo che non ci sia nulla da difendere nell’attuale università, ma tanto di cui riappropriarci e da costruire.
A dicembre era prevista l’inaugurazione dell’anno accademico: questa è stata rinviata perchè avevamo dichiarato come non ci fosse nulla da festeggiare in un clima di costante immiserimento delle condizioni di vita dentro le università. Al posto dell’inaugurazione venne fatto un incontro, nel quale portammo alcune richieste ed alcune proposte molto precise: le prime erano che l’inaugurazione dell’anno accademico fosse definitivamente annullata, che l’università di Bologna uscisse dalla Crui, che il Rettore Dionigi si dimettesse dalla sua carica nel caso fosse stata approvata la riforma. Queste erano le nostre condizioni per aprire un dibattito con le istituzioni accademiche che potesse ragionare attorno ai nodi della trasformazione dell’attuale università. Dopo quel giorno, passata in Parlamento la riforma gelmini, nessuna risposta ci è giunta da parte del Rettore o chi per lui.
Per noi quest’anno si apre con un duplice obiettivo: impedire in tutti i modi che la Gemini entri nelle nostre facoltà, aggredendo i decreti attuativi e la loro applicazione entro gli atenei, e continuare nel processo di costruzione di altra università.
Purtroppo, rispetto al primo punto, Dionigi ha preso già una decisione chiara su come vorrà gestire questo processo: nominando dall’alto, in maniera feudale ed autoritaria, i componenti della Commissione Statuto, l’organo accademico che deve adeguare le norme dell’ateneo bolognese alle direttive del ddl Gelmini.
Questa pratica monarchica ci pare vermente inaccettabile.
Inoltre il rettore ha comunicato l’intenzione di convocare una assemblea d’ateneo per discutere i problemi dell’università, cercando di far vedere la faccia democratica dell’università di Bologna.
Siamo sempre stati aperti al dialogo, ma crediamo che ormai il tempo delle parole sia finito. E’ ora di passare ad atti concreti, unica possibilità per costruirci un futuro che all’attuale non ci dà nessuna possibilità.
Per questo diciamo a Dionigi che per discutere assieme di università c’è bisogno di qualche segnale tangibile: che si discuta dunque, ma partendo dall’opposizione al ddl Gelmini e da un confronto vero e che possa essere produttivo. Per fare ciò, ci pare necessario come segnale in questo senso che vengano ritirate le nomine della Commissione Statuto e che quell’assemblea non sia un vago confronto ma abbia all’ordine del giorno le idee e proposte degli studenti, dei precari, dei ricercatori e dei docenti che si stanno opponendo alla distruzione dell’università.
Senza queste premesse si tratterebbe di un teatrino inconcludente. Ci siamo stufati di essere marionette, vogliamo poter contare e trasformare realmenente.
Con queste poche parole, rimettiamo la parola al Rettore; la nostra battaglia tuttavia và avanti, e siamo pronti a bloccare Commissioni e Consigli di facoltà se non verremo ascoltati.
Laboratorio per l’autoriforma