Oggi a Bologna un’assemblea nazionale ha posto le rivendicazioni contro il ddl Gelmini e non solo, e aperto la strada a un nuovo coordinamento. Gigi Roggero, assegnista: «Non verseremo sangue precario per i baroni»
Lavorano negli atenei con contratti a tempo determinato e senza certezze sul futuro, sono arrivati da tutta Italia per riunirsi nelle aule di viale Berti Pichat e porre le basi di un nuovo coordinamento nazionale. Il principale obiettivo della mobilitazione è bloccare il ddl Gelmini, che potrebbe essere approvato dalla Camera il prossimo 14 ottobre: «cancella un’intera generazione di precari» destinati a essere espulsi dal mondo accademico, accusano, e mira allo smantellamento del sistema dell’Università pubblica. Sotto accusa i tagli, l’ingresso di privati nei consigli di amministrazione, la marginalizzazione della rappresentanza. Un ddl, insomma, che «serve solo a rafforzare il potere baronale».
Sono molto chiare le rivendicazioni dei precari: un contratto unico per ricerca e didattica, che sostituisca i «mille contrattini» vigenti, un ruolo unico per ricercatori e docenti, un reclutamento che avvenga tramite contratti a tempo indeterminato, il pensionamento a 65 anni, misure di welfare che garantiscano condizioni di vita dignitose a chi ha un lavoro precario o proprio non ce l’ha.
E’ una mobilitazione che cerca anche però di darsi un orizzonte ampio, di prefigurare «un’università diversa», verso la quale il principale ostacolo è individuato nelle oligarchie accademiche, nei rettori, e nell’organismo di riferimento di questi ultimi, la Crui, di cui i ricercatori chiedono esplicitamente lo scioglimento: «non rappresenta chi rende viva l’università»
Mentre in molti atenei proseguono le astensioni dei ricercatori dalla didattica, non prevista dal contratto, il neonato coordinamento fa suoi i prossimi appuntamenti del mondo della formazione e della conoscenza: il 14 ottobre sarà sotto Montecitorio mentre l’aula voterà il ddl, il 16 parteciperà al corteo nazionale indetto dalla Fiom, e il giorno dopo all’assemblea nazionale che, rispondendo all’appello «Uniti contro la crisi», è stata indetta alla Sapienza da Uniriot, Link e Uds. Ma in cantiera c’è anche una mobilitazione congiunta con i precari della scuola.
«Le università sono un sistema feudale, si vincono concorsi grazie al servilismo nei confronti dei baroni», ha detto nel suo intervento, molto applaudito, Gigi Roggero, assegnista di Scienze Politiche all’Alma Mater, che nella situazione delle università vede una «generalizzazione del modello Pomigliano» .
«Noi però», aggiunge, «non verseremo sangue precario per difendere senati accademici e baroni». Roggero ha anche fatto appello a una composizione delle lotte tra ricercatori, precari e studenti, a recuperare la parola d’ordine dell’Onda del 2008 dell’autoriforma dell’università.