Acabnews Bologna

“Una storia di aborto in tempo di Covid-19”

A diffonderla è il collettivo Mujeres Libres. Rent Strike, aderiscono due appartamenti di via Irnerio e l’Assemblea Xm24 – ex Caserma Sani supporta il percorso: “Siamo in isolamento ma non siamo soli!”. Studentesse/i e Noi Restiamo contro le valutazioni di fine anno.

07 Aprile 2020 - 13:40

“Una storia di aborto in tempo di Covid-19“. La testimonianza, diffusa dal collettivo Mujeres Libres, comincia così: “Ciao a tutte, ho sentito l’esigenza di prendere parola in merito alla questione Ivg, dopo aver letto vari articoli e dopo essere stata io, in prima persona, protagonista di questo momento. Sono una ragazza che vista da fuori può sembrare forte e sicura di sé, ma come tante di voi in questo momento mi sono sentita sola, fuori dal mondo, con tantissime domande e poche certezze. Specialmente in questo periodo storico che stiamo vivendo, l’emergenza del corona virus, non mi sono preoccupata tanto delle modalità con cui poter accedere in ospedale o in consultorio, ma mi sono sentita un peso per quei medici e tutto il personale sanitario che al momento sono più che mai oberati di lavoro. Dopo tanti pensieri, domande e preoccupazioni ed ora che questa situazione si può dire ormai ‘passata’, ho capito che viverla ora o due mesi fa quando l’emergenza non era ancora in atto, era la medesima situazione”.

Continua la testimonianza: “Voglio raccontare la mia esperienza, per tutte quelle ragazze che come me si sono sentite perse, la mia è una voce personale e soggettiva ma che spero possa essere d’aiuto a tutte voi. Per come ho vissuto questa situazione, posso dire che l’emergenza del Covid-19 non ha intralciato in alcun modo le mie scelte. Ho fatto un percorso abbastanza lineare, passando dal Consultorio (in città ce n’è uno almeno in ogni quartiere), si procede prendendo appuntamento e basta una semplice chiamata. Presso il Consultorio, oltre alla visita medica, viene compilato un modulo con l’infermiera di turno che in nessun modo mi ha messa a disagio o mi ha fatta sentire un peso, anzi, ha più volte ribadito il fatto che qualora ne avessi o ne aveste bisogno ci sono psicologi a supporto ed è tutto totalmente gratuito. Il medico del consultorio con il modulo compilato insieme all’infermiera, vi rilascia il certificato di interruzione volontaria di gravidanza da consegnare all’Ospedale dove deciderete di recarvi. Al momento in ospedale si va senza appuntamento e secondo degli orari stabiliti, di solito la mattina, e dopo aver parlato con l’infermiera e dopo l’ecografia con la ginecologa si fissano gli appuntamenti per l’Ivg: in base alle tempistiche si può scegliere se procedere con quella farmacologica (quindi con la Ru-486) oppure quella chirurgica, e per la prima ci sono dei limiti di tempo, ovvero si può procedere entro la 7 settimana. Io, rientrando nei tempi, sono potuta andare avanti con il trattamento farmacologico che prevede in situazione di day Hospital, l’assunzione della prima pillola di mifepristone e dopo 48/72h l’assunzione delle due pillole di misoprostolo (che indurranno l’aborto). Ho raccontato brevemente la mia esperienza, questo perché credo che ognuna di noi viva questi momenti in maniera molto soggettiva e purtroppo non è detto che possa trovare la stessa tranquillità che ho trovato io. Ognuna di noi, che si trovi a dover interrompere una gravidanza indesiderata, proverà dolore, fisico e psicologico, e sono fermamente convinta che non dovrebbe trovarsi nella situazione di vivere queste esperienza da sola. Ho letto molte opinioni online tra i vari forum, ma credo che io stessa, anche avendo avuto il supporto e l’appoggio di persone che mi vogliono bene, avrei voluto leggere o ascoltare la storia di qualcuno che ha vissuto tutto questo durante una pandemia . Per cui come ho già ribadito, ho lasciato alle ragazze di Mujeres Libres i miei contatti, e se avete delle domande o dei dubbi non medici, in quanto per quello è disponibile il servizio sanitario nazionale, ma se volete anche soltanto un punto di ascolto sono assolutamente a disposizione. Purtroppo per anni, persone/organizzazioni hanno sentenziato su un diritto fondamentale ed inalienabile, e nel periodo storico che stiamo vivendo per alcune di noi è divenuto anche inaccessibile: io sono la voce positiva fuori dal coro che non solo vi ricorda quanto questa sia una scelta libera esclusivamente di voi stesse, ma anche che, potete usufruire di quello che è un vostro diritto senza sentirvi giudicate o inadeguate. Non siete sole”.

Nel frattempo, passando ad un altro aspetto dell’emergenza coronavirus, “due appartamenti dello stesso condominio in via Irnerio aderiscono al #rentstrike”, segnala la campagna Rent Strike / Sciopero degli Affitti Bologna. Ed esprime sostegno a questo percorso anche l’Assemblea Xm24 – ex Caserma Sani: Se è vero che è possibile ammalarsi pressocché senza distinzione, non è vero che ci sono le stesse possibilità per tutt@ di accedere alle cure. In una società che è già di disuguali l’emergenza e la sua gestione esasperano quelle disuguaglianze, dal momento che colpiscono persone diverse per situazione lavorativa, familiare, reddito, livello di istruzione, inclusione sociale ed economica. Il peso delle conseguenze non sarà per tutt@ lo stesso: i (soliti) pochi si arricchiranno, e lo stanno già facendo (ad esempio i grossi provider di internet, le aziende della distribuzione alimentare, i colossi dello shopping online e del food delivery), mentre la maggior parte delle persone si sta impoverendo. Il prolungato fermo di gran parte delle attività lavorative ha creato un cortocircuito economico tale che già da ora in tanti faticano ad acquistare beni di prima necessità, pagare utenze, mutui o affitti. Le misure per contrastare la crisi adottate dal governo non sembrano essere sufficienti a garantire un reddito dignitoso per tutt@, lasciando molte persone in grosse difficoltà. Mentre sale la tensione sociale e il malcontento comincia ad essere palesato (tra scioperi dal lavoro e tentativi di esproprio nei supermercati), il governo stanzia fondi destinati a buoni spesa da distribuire alle famiglie maggiormente in difficoltà e decreta il blocco degli sfratti e il congelamento dei mutui ma assurdamente dimentica i/le tant@ che vivono in affitto. Nessuna rimodulazione o blocco del pagamento dei canoni è prevista e sempre più persone sono preoccupate per l’impossibilità di pagare ai proprietari il mese di aprile. Per questa ragione, in diverse parti del mondo sono nate mobilitazioni per lo sciopero dell’affitto confluite nella campagna internazionale Rent Strike (https://scioperodegliaffitti.noblogs.org/). Ci uniamo al grido di protesta delle migliaia di persone che a Bologna e in tante altre parti del mondo in questo mese di aprile praticheranno lo sciopero dell’affitto come forma di autotutela e/o solidarietà. Siamo in isolamento ma non siamo soli! Manteniamo attivo il pensiero critico, costruiamo reti di mutualità e solidarietà, creiamo nuove pratiche di lotta! Ci auguriamo che ‘dal letame nascano i fiori’ e che saremo capaci di allargare le crepe create da questa crisi, trasformando malcontento e difficoltà in motore di cambiamento. Solo così sapremo sconfiggere chi ci fa male, non solo il covid-19, ma anche e soprattutto gli esattori, gli speculatori, i finanzieri, i banchieri, le multinazionali, i governi e le forze della repressione che li proteggono. Perchè sono questi i virus più letali, quelli da debellare definitivamente. Rent Strike – Per lo sciopero dell’affitto! Noi la crisi non la paghiamo!”.

Infine riceviamo e pubblichiamo la lettera di un gruppo di studenti e studentesse delle scuole superiori sulle valutazioni di fine anno. “Nella dimensione individuale e di emergenza in cui siamo stati scaraventati- dice la lettera- la didattica a distanza ad diventa l’unica soluzione possibile per mantenere una seppur tenue continuità con la vita scolastica; questo aspetto non è però sufficiente a negare le criticità che essa presenta. L’utilizzo esclusivo di tale modalità è stato necessario al di fuori di ogni tipo di sperimentazione o pianificazione specifiche per i diversi ordini di scuola, affidando una enorme responsabilità e un altrettanto enorme carico di lavoro agli insegnanti ed è anche per questo impossibile pensare che possa giungere a delle valutazioni adeguate nel breve termine. Non tutti gli studenti possono accedere nelle stesse forme alle lezioni e non si può far ricadere tale responsabilità esclusivamente sugli studenti e sulle loro famiglie; questo è ancora più vero in una fase caratterizzata come questa da una crescente difficoltà economica e sociale per fasce sempre più ampie di famiglie che accentua ancor di più le disuguaglianze già presenti e affermate nel nostro Paese.Dal momento in cui è iniziata l’emergenza di fatto ci si è trovati in una condizione di sospensione dell’effettivo diritto e accesso allo studio per tutti; per questo e per gli argomenti prima illustrati è non solo irresponsabile ma illegale minacciare possibili bocciature alla fine di questo anno scolastico”. Per questo “ciò che vogliamo è che non vengano più imposte valutazioni e venga interrotto lo svolgimento del programma, trasformando le lezioni e utilizzando gli approcci e gli strumenti propri di ogni disciplina per creare momenti di dialogo, riflessione, confronto e analisi critica di quanto sta accadendo. A settembre ci saranno le condizioni, volendo, di poter dedicare l’intero mese ad un recupero mirato delle lacune pregresse anticipando eventualmente l’inizio dell’anno scolastico escludendo anche qui ogni finalità valutativa”. Rilancia la lettera Noi Restiamo: “Gli studenti delle scuole di Bologna si oppongono alla valutazione obbligatoria! In un sistema scolastico dove il preside fa da padroncino e la didattica è finalizzata all’aumento di produttività, gli studenti rifiutano in toto queste logiche, che si nutrono di individualismo sfrenato e competizione! Chiedono che la scuola riprenda il suo principio educativo, dando importanza alla relazione umana studente-professore e all’analisi della condizione presente”.