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Un mese di Casa Vacante: “Il diritto di restare, il diritto di sognare”

Adl Cobas e LUnA da via Capo di Lucca 22: “Parta una nuova stagione politica. Una stagione che veda le necessità reali della città al centro della discussione, nel qui e ora. Una stagione nella quale, invece che vendere immobili pubblici, questi siano ri-destinati ad uso abitativo, all’abitare collaborativo, alla gestione partecipata”.

08 Novembre 2022 - 14:53

Ha compiuto un mese l’occupazione di Casa Vacante in via Capo di Lucca 22. “Il diritto di restare, il diritto di sognare. Oltre questo mese, oltre queste mura” è l’incipit di un comunicato condiviso da Adl Cobas e LUnA, che continua così: “I primi giorni pieni di solidarietà, di un vicinato che porta cibo e bevande, guardando con sorriso agli scuri che finalmente, dopo tanto tempo, sono ri-aperti, di chi ci scrive avvisandoci che in via Mascarella sta una scrivania od un materasso, di pranzi sociali improvvisati tra un’assemblea e l’altra, costruendo collettivamente i ragionamenti che abbiamo condiviso con la città: si è passati dalle ricadute sulla salute mentale di una città che respinge, ad un laboratorio per la riappropriazione dei saperi, ad una discussione aperta con chi studia le tendenze urbane, per capire le trasformazioni del tessuto urbano. Senza dimenticare i momenti di piazza che abbiamo attraversato in questo mese, a partire dal grande corteo del 22 ottobre, e i tanti e le tante compagne ospitate, curdi, milanesi, napoletani, un vero e proprio ‘ostello politico’ che vuole mantenere le porte aperte a chi transita per questa città con l’idea di voler trasformare il mondo che ci sta intorno”.

Scrivono ancora LUnA e Adl Cobas: “Trasformazioni che in questo mese abbiamo studiato, sia sui libri che nelle strade che sui giornali. Poco lontano da Casa Vacante abbiamo segnalato più AirBnb, alcuni che partono da 300 euro a notte; abbiamo parlato con i vicini che ci hanno riferito di tre palazzoni di via Irnerio i quali sono dello stesso proprietario; abbiamo visto le notizie del sorgere di altri due nuovi studentati privati, in via Don Minzoni, di proprietà Asp, e vicino alla stazione per conto di un fondo milanese, Bnc, il cui direttore Bacon dice ‘un canone di 3/400 euro è impossibile, gli studenti lo devono capire’. Ebbene, noi abbiamo capito che la direzione in cui andare non è questa. Abbiamo dato seguito a quanto abbiamo detto di voler essere: hub dei saperi, per la trasformazione radicale dell’esistente. Abbiamo studiato modelli innovativi di gestione del patrimonio pubblico, esempi in varie città europee come Berlino, Barcellona, abbiamo guardato oltreoceano. Cooperativismo sociale, gestione partecipata del patrimonio, public land trust, sono queste le proposte fatte alla città giovedì 27/10, in una partecipata assemblea. Nel frattempo, nasceva un’altra occupazione in via Oberdan. Noi siamo un pezzo, con l’occupazione diamo una risposta parziale alla crisi abitativa che pervade Bologna, alla fame di immobili, alla fame di spazio pubblico e di vita che c’è. Lo facciamo però ambendo ad essere piattaforma politica, per il diritto all’abitare e per una città diversa, non mangiata da privati né da piattaforme. Per una città libera dalla speculazione, dalla rendita parassitaria, da meccanismi di mercato che pesano sulle spalle non più solo delle fasce marginali della società, ma su di noi, sul precariato sociale, che studia, vive e lavora. E rende viva la città”.

Continua il comunicato: “A partire da noi, da ciò che studiamo, da ciò che viviamo, possiamo cambiare in meglio l’esistente. Per noi hub dei saperi è questo: vivere con la necessità di cambiare in positivo lo stato delle cose. Non solo per Capo di Lucca 22, ma per la nostra città, e che questa diventi e rimanga laboratorio in Europa di innovazione urbana. Casa Vacante vuole che parta una nuova stagione politica. Una stagione che veda le necessità reali della città al centro della discussione, nel qui e ora. Una stagione nella quale, invece che vendere immobili pubblici, questi siano ri-destinati ad uso abitativo, all’abitare collaborativo, alla gestione partecipata. Una stagione che parta sperimentando, non chiudendosi ognuno nei propri ruoli, non chiudendosi nelle proprie convinzioni. Bologna ha bisogno di altro. Nulla è già scritto e tutto è da scrivere”.