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Un 2 agosto senza conciliazione [foto]

Ancora tensione tra Procura e familiari delle vittime, che invece escono dal Consiglio comunale quando parla il ministro Galletti. In piazza Medaglie d’Oro gli antifascisti e gli sgomberati di via Gandusio contestano Merola.

02 Agosto 2017 - 15:51

Oggi non solo i collettivi antifascisti hanno voltato le spalle, come negli ultimi anni, al sindaco Viginio Merola, accolto anche da qualche fischio all’inizio del suo discorso dal palco di piazza Medaglie d’Oro. Ma analoga scelta l’ha fatta che l’associazione dei familiari delle vittime, uscendo dall’aula del consiglio comunale quando ha preso la parola il ministro dell’Ambiente Galletti: “Ci e’ sembrata la scelta più dignitosa”, spiegano, aggiungendo che l’esecutivo “ha tutte le carte per poter chiudere la partita degli indennizzi e se ci mettiamo intorno a un tavolo, gli facciamo un elenco di tutte le cose per far funzionare la direttiva Renzi. Dipende pero’ dal mandato con cui Galletti è stato mandato qui”.

Alle 9.15 è partito il corteo da piazza del Nettuno. Un lungo serpentone di cittadini aperto dalo lo striscione “Bologna non dimentica”. Dietro i familiari, tra le realtà di base, l’associazione Pugno Chiuso con gli sgomberati di via Gandusio, il Nodo sociale antifascista con lo striscione “Strage di Stato: senza tutta la verità la memoria è una farsa”, i sindacati Confederazione Cobas, Usb e Sgb.

In piazza Medaglie d’Oro, davanti alla stazione, ad attendere parcheggiato i manifestanti lo storico bus 37, che subito dopo l’attentato fu usato per trasportare le vittime della bomba che 37 anni fa uccise 85 persone, un attentato per cui sono stati condannati in via definitiva come esecutori i neofascisti Francesca Mambro, Giuseppe Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini.

Duro il discorso dal palco del presidente dell’Associazione familiari Paolo Bolognesi, molto applaudito, che ha parlato esplicitamente di tradimento da parte del governo: “Siamo stanchi dell’immobilismo e delle mancate risposte. E siamo anche stanchi dell’ambiguità che mostrano troppo spesso gli uomini che sono stati chiamati a presiedere le istituzioni”.

“Se dopo 37 anni di battaglie contro depistaggi e apparati per arrivare alla verità sui mandanti – ha inoltre detto – qualcuno crede di scoraggiarci, tentando di seppellire la vera storia della cupola eversiva stragista che abbiamo compreso e stiamo comprendendo, può darsi pace: non ci arrenderemo. La ricerca della verità è una battaglia difficile che non si può fermare. Continueremo a impegnarci per liberare il Paese dall’occultamento del proprio passato, di cui è vittima, perche’ la vera storia eversiva del nostro Paese non sia archiviata, censurata o chiusa nei cassetti segreti degli apparati, perché è un patrimonio collettivo che istituzioni e Governo devono impegnarsi a tutelare e condividere, senza temere di spalancare le porte della conoscenza di Stato su cause, disegni, implicazioni e responsabilita’ di eccidi”.

In precedenza nell’aula del Consiglio comunale si era riaccesa la tensione con la Procura: “Abbiamo mosso critiche e presentato atto formale di opposizione alla richiesta di archiviazione – aveva detto Bolognesi – ma salta all’occhio questo vittimismo. Vorrei ricordare che qui le vittime siamo noi, non i magistrati. Non cambiamo i termini del problema”. Il procuratore Amato ha replicato difendendo la decisione di chiedere l’archivazione: “Non ci sono elementi spendibili, pretendo rispetto”.

A sporcare la giornata di oggi il deprecabile gesto di ignoti che hanno vergato numerose scritte inneggianti al fascismo lungo via Santo Stefano, prontamente cancellate da qualcuno che è passato a piedi in mattinata per raggiungere il concentramento al Nettuno. “Due giovani”, secondo la presidente del Quartiere Rosa Amorevole che ha speso parole di ringraziamento per il l’atto riparatore.

Tra gli altri appuntamenti in agenda oggi, si segnalano i reading “La strategia delle stragi non è mai finita” promosso dal Nodo sociale antifascista e a cui parteciperanno Loriano Macchiavelli, Antonella Beccaria e Piero Scaramucci, così come l’iniziativa prevista a Làbas. Spiega il centro sociale: “Quest’anno l’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 Agosto 1980 ha organizzato il Cantiere 2 Agosto – 85 Storie per 85 Palcoscenici. Uno di questi palcoscenici in città sarà proprio l’ex caserma Masini, in cui la narratrice Marcella Carbonelli racconterà la storia di Amorveno Marzagalli. Lo farà al minuto 37 di ogni ora, dalle 11 alle 23”.

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Bologna. 2 agosto 2017

Aggiunge Làbas: “È una strage di Stato, per la quale sono stati condannati i militanti NAR Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini. Ma i mandanti non sono noti, coperti da decenni di depistaggi e omertà delle Istituzioni e degli apparati di Stato. L’ultima beffa è il mancato rispetto degli impegni presi dal Governo sui risarcimenti ai familiari delle vittime e la richiesta della Procura di Bologna di archiviare le indagini nei confronti di ignoti sui mandanti della strage”

Pugno chiuso aveva annunciato ieri la sua partecipazione alla manifestazione: “Il 2 agosto tutti in piazza con i parenti e i familiari delle vittime della strage del 1980, contro ogni tipo di archiviazione della verita’: togliete il segreto di stato – diteci chi sono i mandanti. Verità e giustizia per i morti del 1980. Verita’ e giustizia per i sopravvissuti del 2017. Perché Bologna non deve subire un’altra ingiustizia in silenzio. Non possiamo farci rubare le case e sequestrare le vite senza reagire – aiutateci a rompere il silenzio. Solidarietà a chi vuole la verità per i morti di 37 anni fa e a chi difende i vivi di un’altra ingiustizia di stato. A Bologna le case popolari sono sotto attacco, supportiamo Gandusio. La classe operaia non deve essere piu’ umilitata. Gli inquilini delle case popolari devono avere giustizia e un tetto.”

Così il comunicato stampa di Usb: “Anche quest’anno la data del due agosto è un momento fondamentale per la nostra memoria collettiva, una memoria necessaria per non essere impreparati agli attacchi autoritari e anti popolari. Non dimentichiamo mai che lo stragismo è uno strumento per imporre svolte autoritarie contro le libertà e i diritti, la capacità di lotta e di resistenza dei lavoratori e delle lavoratrici. In questo ultimo anno abbiamo visto come il disegno pidduista, che rispecchia la cupidigia di un padronato sempre più vorace e reazionario, viene ancora oggi portato avanti, nonostante l’importante sconfitta che ha subito il 4 dicembre 2016 quando la controriforma costituzionale è stata bocciata da milioni di no al referendum. In questi mesi continua l’attacco ai diritti costituzionali con una evidente corrispondenza con i contenuti del Piano Gelli: oggi ad essere messo in discussione è il diritto di sciopero. Il Governo ha avviato una crociata per l’ulteriore riduzione del diritto allo sciopero, nonostante la legge italiana sia già tra le più restrittive in Europa”.

Prosegue il sindacato: “Un attacco, questo, che è complementare all’uso crescente di misure repressive contro attivisti sindacali, sociali, politici, semplici lavoratori impegnati nella difesa dei diritti sociali; si utilizzano misure unilaterali di polizia, eredità perdurante del codice penale del ventennio fascista, tese ad annullare l’agibilità democratica: dai ‘fogli di via’ alle condanne penali senza processo. Accade a Bologna come nel resto del Paese. Di fronte alla crisi, economica e di consenso, le risposte del Governo e del padronato sono repressione, gestione emergenziale e criminalizzante di tutte le contraddizioni sociali: i decreti Minniti sul decoro urbano e sui migranti sono questo. Questo attacco ai diritti sociali e democratici è motivato e attuato perché sanno che la crisi economica, l’aggressività del padronato, la disoccupazione, la precarietà, l’austerità e le riforme imposte dai diktat dell’Unione Europea non potranno essere governati all’infinito con i bei discorsi. Costruiamo lo sciopero generale contro il Governo, contro i disegni autoritari vecchi e nuovi, contro l’attacco ai diritti sociali e politici. Siamo tutte e tutti chiamati alla mobilitazione”.

Interviene anche il Sindacato generale di base: “Anche quest’anno il Sindacato Generale di Base ha partecipato al corteo in ricordo della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Un corteo che, ricordiamo qualcuno non molto tempo fa voleva abolire per evitare contestazioni al rappresentante del governo di turno e che invece ancora una volta ha dimostrato la propria vitalità con la partecipazione di tantissimi cittadini che non intendono dimenticare e denunciare la natura fascista di questa strage di Stato. Sgb ha partecipato insieme a molti lavoratori con un proprio striscione che recitava ‘Basta con i governi dei mandanti’ ed ha apprezzato e condiviso la scelta dell’associazione dei familiari di uscire dall’aula del consiglio comunale prima dell’intervento del ministro Galletti che come tutti quelli che l’hanno preceduto è venuto a Bologna per cercare di trasformare il corteo in una passerella per un governo che non vuole verità e giustizia ma cerca invece di rileggere la storia in senso revisionista, grazie anche alle infelici uscite del magistrato di turno. Noi non ci stiamo e siamo ben contenti che quest’anno il rappresentante del Governo per evitare ulteriori contestazioni, non abbia potuto partecipare al corteo. Si è così evitato di offendere per una volta il ricordo di chi continua a denunciare la natura fascista di quell’orrenda strage e ne combatte tuttora i presupposti”.