Dopo il “no” del Gip, il Riesame accoglie il ricorso della Procura. Dalle 13 in Strada Maggiore 45 pranzo, laboratori, musica live e alle 17 assemblea: “Contro l’Aula accuse ridicole”.
Dopo la bocciatura da parte del Gip, il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso della Procura sulla richiesta di sequestro dell’Aula C di Scienze Politiche. “Se ci chiudete un’Aula noi saremo ovunque”, è la risposta arrivata a stretto giro da Strada Maggiore 45, insieme alla convocazione di un pomeriggio all’insegna della solidarietà nei confronti della storica esperienza di autogestione sotto attacco: si comincia alle 13 di domani (giovedì 9) con un pranzo, a cui seguiranno laboratori, musica live e alle 17 un’assemblea. “L’autogestione non si sequestra”, è il messaggio lanciato dall’Aula C, che entra anche nel merito dell’offensiva lanciata dalla Procura con un lungo comunicato (“Il cielo in una stanza, l’Aula C nelle strade”) pubblicato nella tarda serata di oggi sul suo blog.
Quella mossa verso l’Aula C, si legge nel testo, è “un’accusa che ha a dir poco del ridicolo. La litania è sempre la stessa: ‘Anarchici, brutti e cattivi, occupano abusivamente i posti della povera università pubblica, sottraendoli agli studenti, per commettere atti illeciti e preparare chissà quale attentato terroristico’. Chissà come scalpitano già i giornalisti del Resto del Carlino che hanno finalmente trovato qualcuno che dà retta alle loro idiozie. Peccato che le uniche attività illecite che ci vengono contestate sono le feste organizzate in facoltà, non in Aula C, organizzate da studenti, frequentate da studenti e che forse contribuiscono non poco a richiamare altri studenti nell’ateneo Bolognese, e che comunque se il problema sono le feste, allora il problema sono gli studenti, non l’aula!”.
Continua il comunicato: “Peccato che noi le chiavi dell’Aula C non le abbiamo mai avute, ed è difficile appropriarsi di un posto, tenerlo chiuso al pubblico, sottrarlo alla fruizione di altra gente… senza le chiavi! Peccato che quell’Aula è stata destinata dal 1995 agli studenti, e che da allora, seguendo o non seguendo il regolamento dell’ateneo, è stata frequentata innanzitutto da studenti e ha riempito uno spazio universitario di quella parte di cultura che, ormai, nei corsi ordinari te la sogni: anti-psichiatria, attualità politica locale ed internazionale, analisi sull’esistente, storia contemporanea (non come quella insegnata S.Giovanni in Monte che si ferma al 1970), questioni di genere, riflessioni sull’organizzazione sociale, sulle strutture del potere, sulle strutture culturali, etc. Tematiche che, in effetti è vero, come sostengono i pm perditempo, con l’università non hanno niente a che fare visto che ormai nelle aule delle facoltà si punta a formare automi senza alcuna coscienza critica; buoni solo a funzionare come impiegati nelle maglie del sistema! E ancor meno hanno qualcosa in comune con l’attività dell’università bolognese, la culturapratica che si è creata e diffusa in Aula C, i workshop per autoproduzioni di saponi, formaggi, orti, manufatti in legno e stampe serigrafate. Una conoscenza pratica che è di troppo basso rango per entrare nei meandri dell’Alma Mater Studiorum, nonché una minaccia per quella separazione tra la mano e il cervello, tanto cara al modello di produzione attuale e tanto funzionale a tenere l’uomo ancorato alle catene del consumismo e dello specialismo, che proprio non può trovare posto in facoltà. Bisogna assolutamente sequestrare i posti dove vengono commessi questi abomini! Inutile poi parlare del fatto che l’Aula sia un luogo di socialità, dove sedersi su un divano tra una lezione e l’altra, prepararsi un caffè prima di un esame, o dove riempire quel vuoto che le giornate spesso portano con sé con un libro, un film o una partita a biliardino. Ecco, quest’ultima immagine di quattro amici che ridono ed esultano appresso ad una pallina è davvero inconciliabile con il rigore e l’austerità che l’università vorrebbe ergere a propria immagine, con le aule silenziose, dove l’unica voce è quella egemone della carta stampata, con gli studenti rimessi e sottomessi alla figura titanica del professore/giudice. L’austerità che vorrebbero imporre a tutto il centro universitario, spostando gli studenti in periferia nei campus, ammazzando la gioia che nei giorni di primavera riempie piazza Verdi e via Zamboni”.
Per finire: “Morte, ecco un’immagine che rende bene se accostata all’Alma Mater. La morte della vita che si riproduce noiosa e uguale ogni giorno tra aule studio e lezioni in ateneo; la morte della pratica che viene soffocata da una cultura monca, acritica, assolutamente teorica; la morte della vita nelle strade, repressa dalla gentrification e dall’antidegrado; la morte, quella vera, di cui l’Alma Mater si è resa complice attraverso le collaborazioni con la Concerta, che ha gestito la mensa del Cie di via Mattei, con Finmeccanica, primo produttore in Italia di armamenti, con l’Eni, fornendogli ingegneri per l’estrazione petrolifera che ora, dopo aver sventrato mezzo continente africano, si preparano ad abusare anche dei territori del Sud Italia. Forse non hanno tutti i torti, i noti perditempo di cui sopra, in effetti l’Aula C, non c’entra niente con l’Alma Mater. L’Aula C è stata, è, e sarà ancora, vita, gioia, festa, amore, lotta e passione, e non sarà una carogna di 800 anni come l’Alma Mater ad ucciderla. Se ci chiudete un’Aula, noi saremo ovunque!”.