Acabnews Bologna

Tpo: “Gianmarco confinato due volte”

Il centro sociale risponde alla conferma del divieto di dimora sancito ieri dal giudice, diffondendo anche un comunicato degli ex occupanti di V.Adelante su come andò lo sgombero e una lettera di solidarietà di Susan George.

03 Settembre 2015 - 18:19

Confinato due volte: la libertà di Gianmarco non si divide!

11887862_954623167914894_2416287538120865346_nAllo straordinario coro di critica contro il divieto di dimora pendente su Gianmarco, chi gli ha inflitto questa anticipazione di condanna – senza uno stralcio di sentenza – risponde come in uno sforzo bellico: si aumenta la minaccia, si forza l’esclusione. E’ quello che chiamano il “diritto penale del nemico”. Il nemico, Gianmarco, ieri in aula ci ha messo la faccia, come ha sempre fatto assieme a tutti e tutte noi. Il nemico, ieri, è stato quindi punito di nuovo in un’udienza che ne ha confermato il confino politico. Il Gip ha concesso a Gianmarco solo il permesso di recarsi al luogo di lavoro, indicando una scala di valori da tutelare anacronistica e novecentesca, qual è del resto il divieto di dimora stesso. Prima viene il lavoro! La famiglia, il figlio appena nato, gli affetti, la vita sociale e politica sono solamente appendici dell’esistenza. In seconda cosa, l’obbligo di dover comunicare alla questura il luogo in cui Gianmarco dimora – precedentemente non previsto – aumenta il dispositivo di controllo sociale sull’individuo, come se non fosse abbastanza! Infine, alla presenza del procuratore Giovannini, che di certo non voleva perdersi un evento così mediatizzato, si scopre “magicamente” che il referto del poliziotto “spintonato” è salito da 7 a 17 giorni di prognosi!

Ci sembra che dopo l’intervento dell’Associazione Nazionale Magistrati la linea sia sufficientemente chiara: solo le toghe possono decidere chi, come e quando si fa politica, tutti gli altri se stiano a cuccia. E a cuccia, il sindaco Merola persino lo rivendica, ci si è messi subito nonostante lo stesso Montesquieu, se fosse in vita, riderebbe di fronte ad una visione così distorta del principio di “separazione dei poteri”. Ribadire nero su bianco che si vuole impedire a Gianmarco la partecipazione ad ogni iniziativa politica, come se ogni iniziativa fosse una rissa da bar, svela chiaramente qual è per questi magistrati il significato della politica stessa: il puro e stupido esercizio muscolare poliziesco, a cui non si può rispondere resistendo. Nemmeno quando in gioco c’è la vita di famiglie, pensionati e bambini poveri.

Gianmarco deve avere il diritto di proseguire la sua attività sociale e politica, oltre che il diritto di vedere il proprio figlio e la sua compagna senza chiedere il permesso ai magistrati. I diritti fondamentali non possono essere frazionati, perché non siamo merce da fare a pezzettini. Gianmarco non può essere scomposto, lo troverete unito come lo siamo tutti noi e chi gli ha espresso solidarietà.

Cs Tpo

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Ve lo raccontiamo noi come è andata

Comunicato sui fatti del 18 giugno degli ex occupanti di Villa Adelante

Non ci dimenticheremo facilmente di quel 18 giugno. Alina allattava, i ragazzi cucinavano il pranzo per tutti coloro che si erano fermati in Villa dopo il presidio, qualcuno si era addormentato sul divano e qualcun’altro tirava un respiro di sollievo lavandosi di dosso la paura e la concentrazione del mattino. In villa eravamo rimasti principalmente noi, inquilini da ormai otto mesi dello stesso rifugio, respiravamo un’ aria finalmente meno tesa, bastavano i semplici sguardi per percepire quel pensiero che in lingue diverse circolava in tutte le nostre menti : “Dai che neanche questa mattina sono arrivati”. Il tempo di distribuire la pasta nei piatti che dal piano terra abbiamo sentito delle urla, qualcuno si è affacciato alla finestra e si è accorto che al posto delle bandiere e dei banchetti della mattina si erano sostituiti più di dieci blindati che bloccavano l’intero viale. Le macchine non potevano più passare e la corsia era occupata da agenti in assetto antisommossa che si preparavano a sfondare la porta di casa nostra. La tranquillità del momento si è trasformata in pochi secondi in terrore : la piccolina non smetteva di piangere e la sua mamma con lei, qualcuno cercava di non rendersi conto di quello che stava accadendo, e noi abbiamo incominciato a correre nelle nostre camere per recuperare quello che di più importante avevamo, il resto non sapevamo se l’avremo più visto.

Dall’esterno qualcuno ha iniziato a sfondare il portone : continui colpi che aumentavano la paura e che facevano cadere i vetri della porta, un ragazzo si è fatto male, perdeva sangue dalla testa e dalla mano. A un certo punto abbiamo sentito un urlo “se non aprite quando entriamo vi facciamo del male”, ed è qui che ci siamo resi conto di essere soli, che coloro che fino al mattino erano rimasti con noi non c’erano più per fermare quella violenza. Abbiamo cercato di mantenere la calma e di salire ai piani superiori, ed è proprio mentre salivamo le scale che abbiamo sentito in lontananza la voce dei compagni, tra cui quella di Gianmarco. Sono arrivati, quella voce ci ha scaldati e confortati, diceva di non avere paura e ci ricordava che è un dovere difendere la nostra casa e i nostri diritti. Abbiamo sentito gridare e dal bancone del primo piano abbiamo visto la polizia caricare Gianmarco e le persone che stavano cercando di aiutarci. Chiedevano alla polizia di fermarsi, di non distruggere ciò che era stato costruito in tanti mesi attraverso l’impegno e la solidarietà e di non terrorizzare chi stava commettendo il reato di costruirsi un tetto sotto cui poter vivere.

Intanto una squadra di agenti è salita al primo piano, e davanti a noi sono sfilati uno dopo l’altro sul terrazzo come per dimostrare con fierezza di aver conquistato l’obbiettivo : casa nostra. A questo punto la rabbia ha sostituito la nostra paura, quella rabbia che da tempo Gianmarco e gli altri compagni di Làbas e del Tpo ci insegnano a trasformare in cooperazione e organizzazione.

Quel 18 giugno coloro che in pochi minuti sono accorsi ad aiutarci hanno messo in gioco anche il proprio corpo per difendere i nostri diritti calpestati. Non hanno pensato neanche un solo secondo di limitarsi a guardare cosa succedeva, ma sono prontamente intervenuti a far valere le nostre ragioni, a denunciare la crudeltà di questa strana legalità che vediamo applicata. Se quella voce insieme a tante altre non ci fosse stata la paura avrebbe finito per marchiarci.

Ciò che ha fatto Gianmarco quel giorno ci insegna ad aiutare chi ha bisogno, a vincere le differenze che ci sono tra di noi supportando le difficoltà che abbiamo, mettendo il cuore e la testa anche nel difendere i diritti di chi ci è intorno.

Eravamo al presidio in piazza San Francesco sabato sera, insieme ai nostri bambini e alla nostra indignazione nel pensare che Gianmarco non potrà più stare a Bologna e che chi come lui ha difeso la dignità altrui viene considerato pericoloso. Anche se Villa Adelante è ritornata all’abbandono, sentiamo che continua ad essere presente nella nostra comunità e con lei il coraggio di chi riesce ancora a sentire il rumore assordante delle ingiustizie. Vogliamo Gianmarco libero.

Le e gli occupanti di Villa Adelante

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Carissimi Amici Italiani,

I have learned of the sanctions applied to Gianmarco di Pieri who has been exiled—banished—from his home city of Bologna. Whatever law has allowed this action seems to anyone outside Italy as completely medieval! How can you tell someone who has a house, a family, a job in this city and who has committed no crime, that he has to leave? Incredibile!

Apparently this is some sort of law left over from the fascist period in Italy. The best you can do for your country and its reputation is to get rid of it! We no longer hang or exile people whose ideas we do not agree with. If you can use my support, I am honorary President of ATTAC France, President of the Transnational Institute [Amsterdam], the author of 17 books and have a doctorate in political science. I believe in democracy and here it is not being practiced. Please tell me if you want me to alert my many international contacts to this extraordinary case. Aside from the obvious injustice of punishing someone whose ideas you don’t like—but who, again, has committed no crime—it makes Italy look totally ridiculous. Che peccato! Io adoro l’Italia e gli Italiani. Pero non in questo caso.

Gianmarco should be allowed immediately to return to Bologna from which he has been illegally—at least in any “normal” country—exiled.

Please use this protest in any way you think might be useful.

Susan George

*attivista, studiosa, scrittice, presidente onoraria di Attac, presidente del consiglio del Transnational Institute ad Amsterdam, componente del comitato consultivo del Ceo – Corporate Europe Observatory