Attualità

Toronto / NoG20, oltre cinquecento arresti

Attaccati anche un campus universitario e un presidio sotto il carcere. Aggiornamenti e la testimonianza di una mediattivista italiana.

28 Giugno 2010 - 00:41

La polizia ha dichiarato alle agenzie di stampa di aver arrestato, a seguito degli scontri di sabato, complessivamente oltre cinquecento manifestanti, molti dei quali sono stati ammanettati e condotti nel centro di detenzione provvisoria approntato in vista del summit.
Settanta degli arresti sarebbero stati eseguiti in un raid, sabato mattina, in un campus universitario, dove sarebbero stati rinvenuti mattoni, spranghe e pietre.

Domenica mattina è stato caricato violentemente e senza preavviso un presidio di solidarietà sotto il centro di detenzione, a chilometri di distanza dall’area del summit. Molti dei partecipanti sono stati arrestati.

La polizia è intervenuta anche contro la critical mass e altri piccoli cortei. La ‘zona rossa’ del summit è del tutto blindata.

> Leggi l’appello per la liberazione degli arrestati

Intorno a mezzanotte (ora italiana) è pervenuta a varie mailing list la testimonianza di Alessandra Renzi, mediattivista italiana dell’Alternative media centre Toronto G20, che pubblichiamo integralmente.


Dalle strade di Toronto in rivolta

Come dicono gli angolfoni, la cacca ha urtato il ventilatore.

Il miliardo e mezzo speso in misure di sicurezza sta avendo l’effetto desiderato:

poliziotti in divisa da robocop, cannoni che assordano, poliziotti e agenti segreti in borghese, una recinzione da far invidia a Berlino con leggi speciali per chi si avvicina o la fotografa. Dire che Toronto e’ completamente militarizzata e’ un eufemismo.

Come al solito, i media mainstream ci azzuppano e fanno senzazionalismo. Si parla dei cosiddetti ” professional protesters” e “multi-issue extremists” come se le sole persone in strada fossero un gruppetto di terroristi. Logicamente non sprecano nemmeno una parola a parlare delle esigenze delle comunita’ in lotta che da mesi sono in dialogo per far sentire la loro voce e che da ieri vengono brutalmente
attaccate dalla polizia.

Nessuno parla della disoccupazione, degli effetti della crisi, del razzizsmo e oppressione delle comunita’ indigene in Canada, di coloro che sostengono gli indios in Sud America e Africa dove le imprese mineriarie violentano e smembrano le comunita’ (il Canada controlla il 60% dell’industria mineraria mondiale). Nessuno condanna le persecuzioni sistematiche di attivisti e gruppi opposti alla collaborazione economica canadese con l’Israele (Toronto la citta’ piu’ antisemita, si dice), o il ruolo delle truppe Canadesi ad Haiti dal 2004 e in Afghanistan dalla guerra, della sottrazione di fondi per il Gay Pride, dei tentativi di abolire l’aborto o dello scempio ambientale e alla salute di coloro che abitano e lavorano nelle miniere petrolifere in Alberta. Non si e’ vista quasi nessuna immagine delle vecchine in abiti tradizionali che fanno parte della gigantesca
comunita’ tibetana e che sfilavano ieri con altre 20.000 persone (pare fossero molte di piu’), delle famiglie di rifugiati politici che rivendicano il diritto di cittadinanza, o della Tent City installata in un parco in solidarieta’ con i senza dimora fissa.

Per contrastare l’oltraggio di migliaia di cittadini di Toronto per il costo del vertice (con quei soldi si poteva ampliare la metropolitana, per esempio, ma invece hanno tolto i fondi al proggetto) e giustificare la scelta del governo di Steven Harper, si parla solo di teppismo e vandalismo. Le foto dei Black Block che distruggono le vetrine e danno fuoco alle macchine della polizia stanno facendo il giro del mondo ma nessuno nota il logo della Nike sui vestiti neri del Block, e i media non si chiedono come mai le auto fossero state lasciate isolate in strada mentre tutto il resto, inclusi i vasi con le piante, erano stati rimossi.

La caccia ai Block e’ stata anche la scusa con cui migliaia di poliziotti con scudi, manganelli, lacrimogeni e pallottole di gomma hanno attaccato e massacrato le famiglie che si erano recate nel “pollaio per le proteste” che era stato scelto come unico luogo dove protestare legalmente.

Dopo una serie di piccole manifestazioni relativamente pacifiche nei giorni scorsi (con una presenza media di 5 polizziotti per participanti), da ieri, qui regna il caos assoluto. I polizziotti stanno praticamente arrestando e picchiando tutti coloro che si avvicinano a una protesta o un’azione (anche se vai in tribunale a cercare quelli arrestati). Tre ore fa, il conto era di 550 arresti. Entrano nelle case senza mandati e trascinano via gli attivisti, hanno preso TUTTI gli organizzatori, anche quelli che si avviavano a fare una conferenza stampa sugli arresti. Stanno perquisendo i tram, hanno appena circondato il centro di convergenza degli attivisti e hanno pronti i lacrimogeni. Hanno anche preso degli avvocati. Ci aspettiamo un raid al media centre prima di stasera. Le notizie che arrivano sono confuse, e’ difficile capire se le azioni annunciate sono trappole o vere proteste. Comunque ci sono migliaia di persone in strada che fanno proteste ovunque, il bike block (quelli delle bici) si stanno dirigendo verso il centro di convergenza in assedio.

Ci criticano giustamente perche’ da ieri parliamo molto della violenza e non delle ragioni delle proteste ma qui ci stanno beccando uno a uno, e’ difficile parlare di altro. Volevo scrivere un articolo sui nuovi discorsi sulla prevenzione delle proteste e sulle nuove logiche sicuritarie, ma in questo momento, i pochi di noi che non sono gia’ stati arrestati stanno cercando di dar senso a questo caos e dovro’ farlo nei prossimi giorni, se non mi deportano prima.

Per ora mi limito a dire che se dal terzo Global Forum e da Genova in poi, questo trattamento per gli attivisti non e’ un’eccezione, io vedo comunque una differenza tra il passato e oggi. Ai G8 di L’Aquila avevano una sezione speciale per parlare di nuove tecniche di controllo delle folle che possono ribellarsi. Il G20 di Toronto raggiunge un nuovo livello di normalizzazione delle tecniche di prevenzione e controllo. Immaginate questa citta’ come una grande vetrina per sfoggiare il potere del governo e le nuove tecniche di sicurezza. I signori dei G20, rilassati dopo il soggiorno sul lago finto creato per sfoggiare la natura canadese, sono pronti a fare shopping. Steven Harper e i suoi amici industriali che hanno collaborato al piano di sicurezza hanno i saldi pronti. Due al prezzo di uno, venghino, venghino.

Ma, in qualita’ di cavie per i nuovi esperimenti, dalle prigioni e altre zone in assedio, citando uno dei cartelli piu’ visti alle manifestazioni e uno dei canti piu’ sentiti, continuiamo a dire:

Who’s streets? Our streets!!!
e
Fuck fake lakes, save the real lakes!

Alessandra Renzi
alternative media centre Toronto G20

Info: Twitter G20 BreakdownTMC