Attualità

Torino / “Lo sport non è fuori dal tempo, dallo spazio e dalle dinamiche sociali”

La polisportiva popolare bolognese “Il Grinta” si schiera a fianco delle rugbyste e dei rugbysti torinesi di Dynamo Dora che hanno rifiutato la partecipazioni di un team di soldatesse a un torneo.

27 Maggio 2017 - 13:11

La Dynamo Dora, squadra di rugby torinese ha pubblicamente respinto la richiesta avanzata dalla Sigonella Hoplite Rugby Club, il team femminile composto dalle militari che lavorano nella base siciliana, a partecipare a un torneo popolare. In un comunicato, i rugbisti hanno così argomentato la loro scelta politica che li ha portati al rifiuto: “Incuriositi dal nome insolito, è stato facile scoprire che si trattava di una rappresentanza sportiva della base militare Nato di Sigonella, in Sicilia. Non abbiamo avuto alcun dubbio nel rispondere e abbiamo ribadito con poche frasi, scanzonate ma decise, l’incompatibilità dell’evento con soldati, militari e guerrafondai di ogni genere.
Sigonella è una tra le più importanti basi aeronautiche Nato, in Italia e nel Mediterraneo, che militarizza da sessant’anni un territorio a discapito della popolazione locale ed è coinvolta con un ruolo di primo piano nello sviluppo del progetto Muos“.

Così nel comunicato la squadra continua: “Come Dynamo Dora Rugby abbiamo sempre sostenuto le lotte popolari. Abbiamo deciso di farlo partecipando a tornei, iniziative ed eventi legati ai valori che ci rispecchiano: l’antifascismo, l’antirazzismo e l’antisessismo. Crediamo da sempre nei principi dell’autorganizzazione e della solidarietà, siamo al fianco delle lotte contro le ingiustizie sociali e appoggiamo fermamente il movimento contro l’alta velocità in Valsusa. Questi valori si concretizzano nella nostra idea di sport, che non vogliamo neutrale né indifferente, ma partigiano, radicato nella nostra idea di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Condividiamo questa prospettiva con una rete di realtà, squadre e palestre con cui tentiamo di dare corpo ogni giorno ad un’idea di sport differente. Questo è il retroterra che ha motivato un rifiuto per noi ovvio, il quale ha suscitato sui social una canea che non ci aspettavamo”.

Lontani da ogni forma di strumentalizzazione sul genere, gli sportivi hanno scritto: “Precisiamo: non abbiamo impedito a delle ragazze come tutte le altre di partecipare e rinnoviamo l’invito a chiunque, quale che sia la sua nazionalità. Abbiamo invece impedito la partecipazione di un gruppo militare, a cui rinnoviamo il nostro invito a lasciare il pianeta, in piena coerenza con l’ antimilitarismo che ci definisce. Se le soldatesse volessero rinunciare al loro incarico e rinnegare il loro mandato, saremmo incondizionatamente disponibili ad accoglierle festanti, abbracciarle e condividere il nostro barbecue e un bel momento di sport. Dubitiamo tuttavia che possa accadere… e allora ci spiace, ma non basta togliersi la divisa e infilarsi una maglietta da rugby per far finta di essere solo delle ragazze che giocano a rugby”.

In seguito alla scelta, la pagina Facebook del gruppo è stata preso di mira: “Perché lo sport unisce, ma non può essere indifferente. Indifferente per esempio rispetto alla funzione della base di Sigonella. Troppo spesso si sente parlare a vanvera di una presunta neutralità del rugby, ci viene imposta la narrazione di uno sport specchio di una società priva di conflitti, in cui bisogna includere tutto e tutti, ma non la politica. Il nostro criterio invece è quello di unire attraverso contenuti forti, di viverli giornalmente negli spogliatoi, in campo e in città, anteponendoli anche alla competizione e al successo agonistico. Per due interi giorni la nostra pagina Facebook è stata sistematicamente bombardata da critiche, insulti e attacchi verbali. Ci teniamo innanzitutto a precisare che le dichiarazioni fatte non provengono dalla bocca del nostro allenatore ma da una squadra tutta, che ha deciso di organizzarsi orizzontalmente senza scale gerarchiche. Soffermiamoci un istante ad analizzare il tenore e la provenienza di questi commenti. Se ci sono stati alcuni rilievi genuini alla forma del nostro rifiuto, siamo stati perlopiù sommersi da invettive di chiara provenienza: insulti omofobi scritti in inglese da soldati delle basi, post infuriati di poliziotti mossi da spirito corporativo, messaggi privati che inneggiano al duce e candidati locali della lega nord che si proclamano candidamente nazionalsocialisti”.

Solidarietà da Bologna è stata espressa dal gruppo di sport popolare Il Grinta che ha così commentato: “Vogliamo esprimere la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni della Dynamo Dora Rugby di Torino per gli attacchi e le provocazioni che stanno ricevendo in seguito alla loro scelta, che condividiamo, di non aprire il torneo di giugno a squadre di militari, polizie, fascisti, siano esse maschili, femminili o miste. Lo sport popolare non si riduce a seguire le regole della specifica disciplina, consiste nel creare relazioni, costruire visioni e percorsi collettivi, condividere esperienze, potenziarle e inventarne di nuove. Al contrario di chi crede che il rettangolo di gioco sia un luogo fuori dal tempo, dallo spazio e dalle dinamiche sociali, ci impegniamo per portare nella pratica sportiva i valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo e la lotta per una società di liberi ed eguali, senza confini e senza soprusi. Perciò riconosciamo la scelta della Dynamo Dora Rugby di Torino come una scelta coerente e che sosteniamo”.