Acabnews Bologna

Su politica e occupazioni “discussione grottesca”

Social Log e Làbas sul dibattito che da giorni tiene banco intorno allo scontro tra Comune e Procura. Intanto i magistrati precisano: l’assessore Frascaroli non è indagata per le sue dichiarazioni.

09 Gennaio 2016 - 18:23

Sgombero via Agucchi - © Michele LapiniDopo giorni in cui sulla stampa mainstream ha tenuto banco lo scontro tra Comune e Procura sulle indagini a carico di Sindaco, assessore al Welfare e consiglieri comunali, tornano ad intervenire le realtà impegnate nella lotta per la casa. Si registra intanto la precisazione dei magistrati, che negano che Amelia Frascaroli sia iscritta a registro per istigazione a delinquere rispetto a sue recenti dichiarazioni: l’assessore, nell’ambito del maxi-fascicolo sulle occupazioni aperto dalla Procura, risulta indagata insieme a Merola per il riallaccio dell’acqua all’occupazione di via de Maria con l’ipotesi di abuso d’ufficio.

Scrive Social Log: “Prendiamo parola ora su un dibattito pubblico che definire ‘surreale’ è eufemistico, piuttosto vogliamo segnalare come la discussione abbia preso una direzione grottesca e inquietante. Sono sparite le cause e i reali soggetti interessati dell’emergenza abitativa, ovvero una famiglia su 319 della nostra città. La scorsa settimana l’Espresso ha pubblicato i dati più recenti e aggiornati sull’emergenza abitativa in tutta Italia segnalando che nell’area metropolitana di Bologna si parla di 1500 sfratti emessi, 4401 richieste di esecuzione e ben 998 sfratti eseguiti nel solo 2015 a cui vanno aggiunte le esecuzioni degli scorsi anni che non hanno trovato soluzione se non nelle occupazioni abitative. La discussione incorso sui giornali ha cancellato di un sol colpo queste cifre, la sofferenza sociale che denunciano e fa male innanzitutto ai soggetti reali interessati che all’improvviso sono divenuti argomento terzo da arringhe per tribunali”.

Prosegue Social Log: “Anche oggi ribadiamo che l’emergenza abitativa non deve essere affare di procure e di comitati dell’ordine pubblico e ci preoccupa non poco che a questo clima si accompagna l’annuncio dell’assessore al welfare della regione Emilia Romagna sulla riorganizzazione dell’accesso alle graduatorie Erp che nei fatti significherà una nuova ondata impressionante di sfratti, visto che si prevede l’espulsione dalle case popolari di una quota molto alta di aventi diritto fino ad oggi. Vogliamo quindi riportare al centro del dibattito le nostre proposte concrete per affrontare l’emergenza abitativa che vedono una moratoria urgente degli sfratti, il blocco immediata degli sgomberi delle occupazioni abitative anche tramite requisizione degli edifici ad oggi occupati e del resto del patrimonio pubblico e privato sfitto da decenni, e l’abolizione immediata dell’articolo 5 del Piano Casa (all’origine della querelle di questi giorni)”.

Prende posizione anche Làbas: poche settimane fa, commentando il sequestro disposto per l’ex caserma Masini, “facevamo notare come, mentre la Procura è indaffarata a condizionare la politica, Bologna fosse considerata da ‘Il Sole 24 Ore’ ultima in Italia per la sicurezza e l’ordine pubblico perché in preda alle estorsioni e alla criminalità organizzata. Da quel giorno cos’è cambiato? La Procura bolognese comincia il nuovo anno allo stesso modo in cui aveva concluso quello precedente. Negli ultimi tre giorni ha aperto un’indagine su delle famiglie occupanti che si sono riattaccate la luce, ha querelato due consiglieri che hanno definito ‘folli’ i procuratori stessi e infine ha aperto un’indagine nei confronti di un assessore che a seguito del violento sgombero di via Solferino ha attribuito un ‘valore sociale’ alle occupazioni (anche se, come detto, non è questa la circostanza per cui è indagata Frascaroli, ndr). Nel frattempo la criminalità organizzata ha cominciato indisturbata ad attaccare i negozi del centro oltre a quelli dei quartieri più periferici. Le priorità della Procura sembrano rivolte contro gli attivisti sociali ed i poveri, piuttosto che contro il crimine organizzato. La posta in palio è alta. Sono in gioco due diverse idee di città e di democrazia: quella misera, diseguale, dove la politica esegue gli ordini di magistrati non eletti, dove il dissenso non è libero e viene portato in tribunale, dove i poveri e gli emarginati vengono lasciati per strada. L’altra idea di Bologna è quella che Làbas ha da sempre scelto e per cui siamo nati: una città in cui opposizione sociale è sinonimo di innovazione sociale, la giustizia sostanziale conta più della legalità formale, una città in cui nessuno rimane solo e indifeso nei confronti dei più potenti. Infine, una Bologna che dica mai più alle case senza gente e alla gente senza casa. Criticare la Magistratura è lecito, soprattutto quando sconfina dai ruoli per cui è predisposta”.