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Studenti di Medicina: “Dove mangiamo?”

Una lettera aperta del Gruppo Prometeo: chi va a lezione e in aula studio al Sant’Orsola non ha un posto dove consumare un pasto, neanche portato da casa.

19 Dicembre 2012 - 09:52

Oggi è una di quelle splendide giornate invernali con il cielo blu e con quel freddo pungente che fa accelerare il passo e diminuire i ritardi. La mia sveglia suona alle 6.45. Mi vesto, mi preparo, infilo nello zaino il mio camice, il mio fonendoscopio, la penna, il mio quadernino degli appunti, il mio contenitore con dentro il pranzo e il computer, con cui prendo appunti a lezione.

Prendo il bus e verso le 8 sono al Sant’Orsola, mi cambio e inizio tirocinio.

Verso mezzogiorno e mezza, dopo circa quattro ore in piedi, esco dall’ambulatorio, firmo la presenza, mi cambio, mi rivesto e ed esco nei viali del Sant’Orsola. Arrivo davanti alla facoltà, dove incontro i miei amici e compagni di corso, alcuni usciti da tirocinio in altri reparti, altri chiusi dalla mattina in sala studio con esami da preparare.

Si fa l’una, alle 14 abbiamo lezione a Dermatologia, fino alle 18.

Non c’è tempo per tornare a mangiare a casa, né il nostro scarsamente redditizio “impiego” da studenti ci consente di spendere 5-6 € al giorno per pranzare al bar o per prenderci una pizza da asporto.

Non abbiamo nemmeno i ticket per usufruire della mensa dell’ospedale, essendo noi studenti di medicina, quindi la maggior parte di noi si porta il pranzo da casa.

Davanti al Polo Murri ci guardiamo negli occhi.

D’estate mangiamo tutti insieme sotto gli alberi nell’aiuola, è molto rilassante e si sta proprio bene. Oggi però ci sono tre gradi, e non serve essere medici o studenti di medicina per capire che non è proprio il massimo.

Fuori uno.

In sala studio non possiamo mangiare, perché in molti rimangono con la testa sui libri e non abbiamo nessuna intenzione di disturbarli.

Fuori due.

Qualcuno propone “Entriamo nel Polo Murri?”. Ci abbiamo provato, abbiamo mangiato sulle scale, sui tavoli davanti all’aula Murri, sulle sedie davanti all’ufficio Erasmus ma regolarmente siamo stati rimproverati dal personale della Facoltà. L’anno scorso, a inizio febbraio (quando un buon mezzo metro di neve aveva ricoperto completamente ogni centimetro di muretto davanti alla facoltà, rendendo impossibile mangiare all’esterno) dopo un paio di discussioni nei corridoi sono spuntati diversi cartelli, con la categorica scritta “da non utilizzare assolutamente come zona pranzo”.

Fuori tre.

A qualcuno battono i denti. “E se proviamo nel corridoio di Chirurgia, pad. 25? Ci sono le sedie e almeno è caldo…” Ci abbiamo provato, ma regolarmente personale delle pulizie, infermieri, medici ci hanno detto “Qui non si può mangiare, se passa la responsabile vi caccia fuori”.

Fuori quattro.

Torniamo a guardarci.

“Certo che l’università potrebbe anche darci una stanzetta riscaldata con due tavoli, almeno per non ammalarci quando mangiamo…” sospira qualcuno, sconfortato.

Ci abbiamo provato, abbiamo parlato più volte con voi e in tutte le situazioni ci siamo visti chiudere la porta in faccia. Abbiamo anche organizzato un’iniziativa (“Reclamiamo un posto a tavola”) davanti alla Mensa dell’ospedale, in cui abbiamo raccolto firme, sensibilizzato il più possibile chi condivide con noi l’ambiente dove studiamo. Il risultato? Niente.

Fuori cinque.

Tutt’ora ci stiamo guardando e le nostre idee sono finite.

Quindi, non ci resta che chiedervi, per l’ultima volta: DOVE MANGIAMO?

Gli Studenti del Gruppo Prometeo