Corteo da piazza Verdi: “La scuola non può essere una caserma, ognunə di noi porta con se saperi, specificità e desideri che non possono essere normati dal professore di turno, dalla dirigenza in carica o dal ministro che detta legge”, è il messaggio lanciato da Scuole in lotta.
Tornano a mobilitarsi le/gli studentesse/i delle superiori bolognesi. Oggi, con partenza da piazza Verdi, corteo promosso da Scuole in lotta “contro umiliazione, guerra e Pcto“, l’ex alternanza scuola-lavoro. Durante la manifestazione sosta davanti all’Ufficio scolastico regionale, con affissione di adesivi sul portone di ingresso insieme a un manifesto raffigurante il ministro dell’istruzione, Valditara, con il naso da clown. “Oggi in tanti e tante siamo sces3 per urlare a gran voce che siamo esaust3 di una scuola che non ci ascolta. Abbiamo lasciato in giro per la città le nostre rivendicazioni perche se non verremo ascoltat3 le scuole ce le prendiamo: basta false promesse. Vogliamo soldi adesso per le nostre scuole!”, manda a dire Scuole in lotta.
In piazza contro il Pcto, dunque, perchè “ad un anno dalle mobilitazioni scattate dopo la morte di Giuliano e Giuseppe- spiegano le/gli studentesse/i- ci sembra evidente quanto più che mai abbiamo l’esigenza di continuare a rimarcare quanto questo modello di formazione sia estremamente mortifero. Se andiamo a lavorare in fabbrica non siamo lavoratori? Il caso dei genitori di Giuliano che non riceveranno mezzo euro da parte dell’Inail ci sembra sia calzante per definire questa scuola: è una scuola che ci ammazza per farci lavorare a gratis!”. Contro l’umiliazione, poi, perchè “un altro punto che per noi è fondamentale toccare quando analizziamo il sistema scolastico italiano è la sua costante ricerca di appagare l’azienda di turno o l’elettore del governante in carica. Il ministro Valditara in una dichiarazione ha ben espresso quali siano le sue più sentite direttive rispetto alle student3 che hanno più difficoltà: secondo lui il metodo migliore per rendere la scuola una fucina per le grandi intelligenze del futuro è l’umiliazione. Noi questa umiliazione la viviamo già tutti i giorni: dai compiti, alle verifiche, a come ci vestiamo, a cosa diciamo anche informalmente. La scuola non può essere una caserma, ognunə di noi porta con se saperi, specificità e desideri che non possono essere normati dal professore di turno, dalla dirigenza in carica o dal ministro che detta legge. Contro il ministro dell’umiliazione!”.
In piazza contro la guerra, infine: “Ad un anno dall’inzio del conflitto in Ucraina ci sembra evidente quanto la trasformazione che è in atto renderà sempre più militarizzate le nostre società a partire dalle scuole. Abbiamo visto come sempre più soldi vengano impiegati nel riarmo del arsenale piuttosto che nella costruzione di scuole e nella nostra formazione. Basta soldi per la guerra, li vogliamo per il nosto futuro!”.