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Studentesse e studenti si riappropriano della zona universitaria

In piazza Verdi pranzo sociale e tamponi sospesi, Saperi Naviganti: “Un’aggregazione consapevole e sicura è possibile”. Piazza studio in Scaravilli, Cua: “Aperte transenne che da mesi la chiudono”. In piazza Puntoni, invece, una “Temporary Artistic Zone” per dimostrare che “si può fare cultura pubblica e gratuita in piena sicurezza”. Comitato ordine-sicurezza dispone intensificazione vigilanza polizia.

23 Aprile 2021 - 19:31

“Intendiamo dimostrare che un’aggregazione consapevole e sicura è possibile, contrastando la retorica che vede gli studenti e studentesse esclusivamente criminalizzati, come portatori di degrado e untori”. Lo dice il collettivo Saperi Naviganti che oggi ha organizzato in piazza Verdi un pranzo sociale autogestito con contestuale fornitura di “tamponi sospesi”. Iniziativa che arriva, fanno sapere gli studenti, “dopo aver dichiarato lo stato d’agitazione contro – in primis – l’ateneo di Bologna che dopo più di un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria non ha provveduto a ridurre le tasse universitarie, a garantire un contributo affitti per le fuori sede degno, a concedere un semestre in più a tuttə lə universitarə iscrittə all’Unibo da prima e durante la pandemia ed a garantire degli spazi adeguati per le studentə. La nostra rabbia è rivolta anche al governo, che dopo un anno non ha mai discusso e messo al centro del dibattito le problematiche dell’università, e che anzi ha lasciato che tale istituzione venisse sempre più progressivamente assoggettata alle regole del mercato e delle aziende. Di certo l’attuale governo Draghi – insediatosi a febbraio – ci preoccupa ancora di più”.

Oggi il collettivo ha animato piazza Verdi “con la volontà di dimostrare che noi studentə siamo capaci di prenderci cura di noi non solo nei momenti di lotta, ma anche in quelli di socialità” grazie a un pranzo sociale che ha unito cibo biologico e tamponi sospesi “per tuttə lə studentə a cura della collaborazione tra Saperi Naviganti ed il Laboratorio Salute Popolare, rispettando un protocollo sanitario. Per socialità intendiamo dimostrare che un’aggregazione consapevole e sicura è possibile, contrastando la retorica che vede gli studenti e studentesse esclusivamente criminalizzati, come portatori di degrado e untori. Per cura intendiamo sopperire alle mancanze istituzionali, portando in piazza una mensa universitaria a prezzi popolari e la possibilità di fare tamponi, considerando che l’accessibilità agli stessi è pregiudicata per tutte quelle persone fuorisede che non sono iscritte al sistema sanitario regionale”.

Nelle stesse ore, “insieme a tante e tanti abbiamo deciso di portare la Piazza Studio Autogestita in Piazza Scaravilli, di aprire le transenne che da mesi la chiudono”, scrive il Collettivo Universitario Autonomo. 

Prosegue il Cua: “Abbiamo deciso di riappropriarci di un’altra piazza, perche la Piazza studio autogestita non è qualcosa da immaginare staticamente ma un corpo in movimento per la zona universitaria che non si pone come sostitutivo dei servizi che mancano in università, ma come un urlo silenzioso, un grido – finalmente collettivo – che invoca ciò che oramai da mesi chiediamo: tempo, spazi e soldi. Attraversare di nuovo le piazze, trovando nuovi modi di autotutelarci e di viverli senza arrendersi alla sofferenza e al nichilismo, ma neanche alla militarizzazione e alla chiusura: la risignificazione dell’università parte da qui, parte da noi, dai nostri tempi, dai nostri desideri e dai nostri bisogni. Sono mesi che viviamo la Piazza Studio Autogestita come momento di condivisione e lotta e non smettiamo finchè non otteniamo ciò che chiediamo: vogliamo un’università libera dai ricatti temporali ed esistenziali dei cfu e che metta da parte la logica del calcolo delle tasse a partire dall’isee familiare dei due anni precedenti”.

Si legge poi: “Vogliamo un’università in cui le borse di studio non diventino motivo di ansie, stress e nel peggiore dei casi di morte. Vogliamo un’università in cui se viene aperto un bando covid per aiutare le persone in difficoltà, questo non sia una finta soluzione di facciata, ma una possibilità reale per tuttə. Vogliamo un’università che non pretenda il pagamento di tasse esorbitanti, dimezzando o annullando i servizi offerti. Vogliamo un’università che non usi più la salute e la pandemia come scusa per chiudere spazi e azzerare possibilità di confronto e apertura, ma che tramite strumenti di allargamento come può essere la dad riesca a connetterci realmente, e non dividerci sulla base del reddito e delle possibilità di vivere o meno nelle città in cui abbiamo deciso di studiare e mettere radici. Vogliamo un’università che non metta costantemente a valore il nostro sapere o che tenda a normare i nostri comportamenti e i nostri corpi. Vogliamo un’università che sia costruita a partire da noi, dai nostri tempi, dai nostri sogni, dai nostri desideri”.

Un’altra iniziativa, sempre oggi, si è svolta in piazza Puntoni: protagonisti/e gli studenti e delle studentesse dell’Accademia di belle arti.

Racconta il collettivo Ababo:”Sappiamo che è un momento in cui la cultura è fra i temi al centro del dibattito pubblico e vogliamo prendere parola a nostra volta. Da una parte- scrive Ababo- le accademie hanno palesato tutte le loro mancanze infrastrutturali e formative durante questo anno e mezzo di pandemia. Dall’altra l’arte è stata fortemente penalizzata e lasciata ai margini delle scelte politiche dei vari governi. Noi crediamo invece che ci sia un forte bisogno di arte e di cultura, sia da parte del pubblico, sia da parte di artisti/e e maestranze. Vogliamo ridare spazio a queste soggettività e per questo abbiamo definito la nostra piazza una Temporary Artistic Zone”: workshop e performance “con l’intento di dimostrare che si può fare cultura pubblica e gratuita per tutti e tutte in piena sicurezza”.

In questi ultimi giorni, il dibattito politico e mediatico in città si è particolarmente concentrato sulla zona universitaria. A sera, forze dell’ordine e vigili urbani intervengono con una certa sistematicità per allontanare le/i ragazze/i in particolare da piazza Verdi e piazza Aldrovandi. Con Bologna che si appresta a tornare in zona gialla a partire da lunedì, a livello istituzionale è stato annunciato un ulteriore rafforzamento dei controlli su questo tipo di aree e, inoltre, sulla zona di via del Pratello in vista del weekend del 25 aprile.

Oggi il tema è stato a centro del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, dove è stato deciso che in piazza Verdi e in piazza San Francesco “verranno ristretti gli spazi transennati”, dal momento che “a breve bar e luoghi di ritrovo potranno allestire all’esterno tavolini e sedie”, e verranno “ulteriormente intensificati i servizi di vigilanza e controllo a cura delle Forze di polizia e della Polizia locale”.