Acabnews Bologna

Strane alleanze contro la lotta dei facchini

Stavolta tocca a Cgil, Arci e libera: viene il sospetto che a cercare di alimentare la tensione sia proprio chi dice di volerla stemperare. Hobo torna su parole Lucarelli. Cobas: “Corteo di sabato è solo l’inizio”.

05 Febbraio 2014 - 19:57

Dopo le larghe intese parlamentari tra centrodestra e centrosinistra, le istituzioni che improvvisamente hanno scoperto l’esistenza del lavoro nella logistica e ovviamente i “poteri forti” della città, continua ad alimentarsi la collezione di prese di posizione contro la lotta dei facchini contro la Granarolo. Questa volta ad intervenire, con un’anomala nota congiunta, è un trittico formato da Cgil, Arci e Libera. Cosa c’entrino di preciso le ultime due realtà citate non è facile capirlo, ma a stupire è soprattutto il tempismo dell’uscita. Com’è noto, infatti, da diversi giorni la situazione ai cancelli della Granarolo, pur continuando l’attività del presidio permanente, è piuttosto tranquilla: la strenua resistenza di operai e sodali ha costretto il prefetto a chiedere una sorta di “tregua”, così da riaprire le trattative. Eppure Cgil, Libera ed Arci saltano fuori per dire che “violenza, sopraffazione e minacce” non aiutano la soluzione della vertenza,  anzi la complicano perché “non si possono tutelare i diritti dei più deboli esasperando il conflitto, trasgredendo le regole di un confronto libero e democratico, producendo di fatto uno scenario di scontro perenne che danneggia sia le aziende coinvolte che tutti i lavoratori”. A quali minacce o violenze ci si riferisca, però, non è dato saperlo. L’importante, evidentemente, è continuare ad agitare spettri: “Emarginazione e sofferenza rischiano di diventare terreno fertile per individualismo, violenza e infiltrazioni criminali”. Viene il sospetto che a cercare di alimentare la tensione sia proprio chi dice di volerla stemperare, forse perchè considera troppo alto il rischio di veder vincere la lotta dei facchini e del sindacato conflittuale.

Il collettivo Hobo, invece, torna sulle dichiarazioni di Carlo Lucarelli e la conseguente lettera aperta inviatagli da Valerio Evangelisti, Wu Ming, Alberto Prunetti e Girolamo De Michele. A seguito di questa iniziativa, Lucarelli ha corretto la propria posizione (“Ho sbagliato e me ne scuso”). Hobo ne prende atto con piacere, ma ribadisce: “Sia chiaro, ognuno la pensi come vuole e dissenta nelle forme che ritiene più appropriate, ma se si interviene su questioni delicate – sopratutto dove ci sono di mezzo pance svuotate dalla miseria e/o espliciti tentativi di persecuzione giudiziaria – quantomeno non bisognerebbe adottare il lessico dei persecutori, come appunto parlando di violenza, legittimità dei picchetti o ‘liste di proscrizione’ (tra l’altro, come già ribadito, riferendosi a tutt’altra questione politica rispetto alla lotta dei facchini). Insomma, un lavoratore della logistica che deve decidere se stare dalla parte dei picchetti o entrare nel magazzino, sa bene a cosa va incontro nell’un caso e nell’altro. La stessa consapevolezza la devono avere i lavoratori intellettuali quando usano il proprio strumento di produzione, cioè la facoltà di espressione”.

Infine,Il corteo di sabato scorso ha rotto “quel muro di omertà costruito attorno agli interessi economici della Legacoop” ed e’ stato “solo l’inizio, la lotta continua – afferma la Confederazione Cobas – fino alla riassunzione dei 51 lavoratori licenziati dalla Granarolo e fino all’applicazione del contratto logistica in tutti i magazzini”.