Provocazione dell’imputato ex militante neofascista, che entrando in aula si è paragonato a Sacco e Vanzetti. Familari: “Dirsi vittime porta male”. Da fine mese due udienze a settimana per tentare di fare luce sui rapporti tra eversione nera, servizi e criminalità comune.
Ci sono anche i nomi di Massimo Carminati, di recente condannato a 10 anni nell’appello-bis di “Mondo di mezzo” e uomo di collegamento tra l’eversione nera e la banda della Magliana, e Maurizio Abbatino, uno dei boss di quest’ultima, tra le liste dei testimoni presentate nell’udienza di venerdì scorso del nuovo processo sull’attentato alla Stazione che causò 85 vittime il 2 agosto 1980. Per i fan di Romanzo criminale, sono rispettivamente “il Nero” e “il Freddo”.
La strage “fu finanziata dalla P2 e compiuta da elementi di estrema destra, non solo dei Nar ma anche di Terza posizione e di Avanguardia nazionale (tutte sigle della galassia neofascista, ndr), manovrati dai Servizi deviati”, ha detto la pubblica accusa nella prima udienza del dibattimento, che tenterà di fare luce sui rapporti tra estrema destra, servizi e criminalità comune e che intreccia anche i misteri sulla morte di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, da cui secondo l’accusa sarebbero stati sottratti fondi per finanziare la bomba, e sui covi in via Gradoli a Roma usati sia dai terroristi neofascisti, sia dalle Brigate Rosse, il nome della cui ex militante Adriana Faranda compare anch’esso nelle liste dei testi.
Imputati sono Paolo Bellini, ex membro della formazione neofascista Avanguardia Nazionale, l’ex Carabiniere Piergiorgio Segatel e a Domenico Catracchia, amministratore di condominio degli di via Gradoli.
Per sapere quali prove e quali testimonianze saranno ammesse bisognerà attendere le 15,30 di lunedì 26 aprile, quando la Corte d’Assise comunicherà le proprie decisioni in merito, poi, a partire da mercoledì 28, il dibattimento enterà nel vivo al ritmo di due udienze a settimana, previste tutti i mercoledì e i venerdì.
Hanno fatto discutere le dichiarazioni di Paolo Bellini, che prima di entrare in aula ha detto di sentirsi “come Sacco e Vanzetti”. Caustici i familiari delle vittime: “Anche Mambro, Fioravanti, Ciavardini hanno detto che erano tutti vittime delle strage: a loro è andata male, perchè hanno preso l’ergastolo. Dovrebbe stare attento Bellini a fare queste dichiarazioni, perchè portano sfortuna”. Proprio sulla presenza o meno sulla scena dell’attentato di Bellini, identificato da una perizia in un fotogramma di un video amatoriale dell’epoca, si sono concentrate le prime schermaglie tra le parti.