Lo sostiene la Procura generale, che sta proseguendo la requisitoria al termine del processo a carico dell’ex esponente di Avanguardia nazionale. Ribadita la credibilità dell’ex moglie dell’imputato.
“Paolo Bellini, che noi riteniamo presente in stazione a Bologna il 2 agosto 1980, è stato un killer di Avanguardia nazionale, un killer protetto dai Servizi segreti a partire dall’omicidio di Alceste Campanile”, uno studente 22 enne che l’ex esponente neofascista confessò di aver ucciso nel 1975. Lo dice la Procura generale, proseguendo la requisitoria del processo di primo grado a carico dello stesso Bellini (ritenuto quinto uomo della strage), di Piergiorgio Segatel e di Domenico Catracchia.
E l’organizzazione neofascista Avanguardia nazionale, spiegano ancora i magistrati, “non può essere resa estranea a questo attentato, che coagulava varie forze eversive”, ma era piuttosto “l’anello di congiunzione tra il vertice finanziario-organizzativo della strage di Bologna”,ovvero Licio Gelli e Federico Umberto D’Amato, e “la figura di Paolo Bellini, che fu un militante operativo di Avanguardia nazionale quantomeno a metà degli anni ’70”. Inoltre il “leader assoluto di Avanguardia nazionale era Stefano Delle Chiaie, che era un confidente di Federico Umberto D’Amato” ed “era noto in ambienti politici e giornalistici che D’Amato lo manipolava.
Nella prosecuzione della requisitoria, la Procura ha poi ribadito la “assoluta credibilità” dell’ex moglie di Bellini, a cui si deve il riconoscimento dell’uomo in una foto scattata sul teatro dell’attentato e la decostruzione del suo alibi.