Il nome dell’ex militante neofascista era scaturito dal primo troncone delle nuove indagini della Procura generale come “quinto uomo” dell’attentato. Prima udienza fissata per il 16 aprile.
Si è chiusa con tre rinvii a giudizio l‘udienza preliminare seguita alla chiusura del primo troncone di indagine della Procura generale sull’attentato alla Stazione che il 2 agosto 1980 causò 85 morti e oltre 200 feriti. A processo andranno Paolo Bellini, ex militante dell’organizzazione neofascista “Avanguardia Nazionale”, accusato di concorso in strage, l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, con l’accusa di depistaggio, e Domenico Catracchia, amministratore di alcuni immobili di via Gradoli a Roma, imputato per false informazioni al pubblico ministero. La prima udienza e’ stata fissata per il 16 aprile alle 9.
Secondo la Procura generale Bellini operò in qualità di esecutore, in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani e Mario Tedeschi, vertici della loggia P2 e con Federico Umberto D’Amato, già direttore dell’Ufficio Affari riservati del ministero dell’Interni, uomini oggi deceduti definiti a vario titolo mandanti, organizzatori e finanziatori dell’attentato.
La decisione del gup, secondo il legale di parte civile, “conferma la tenuta del quadro accusatorio e degli atti investigativi acquisiti dalla Procura generale, e conferma anche che l’opposizione alla richiesta di archiviazione fu un atto opportuno, oltre che doveroso. Gli atti acquisiti ci raccontano la saldatura tra i Nar e il contesto eversivo di Ordine nuovo e ora anche di Avanguardia nazionale, quindi una linea di continuità tra gli anni ’70 e gli anni ’80”, a cui si aggiunge “la figura di Paolo Bellini, protagonista di altre importantissime vicende criminali”. Per i familiari delle vittime si tratta di “un grande risultato per tutta la società civile”.
È stata invece rigettata la richiesta del legale di Bellini di disporre una nuova perizia sul video che ritrarrebbe l’uomo in stazione il giorno dell’attentato, ma la richiesta potrà essere reiterata nel corso del processo.
Come esecutori della strage sono stati condannati in via definitiva Francesca Mambro, Giuseppe Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, tutti ex militanti di un’altra organizzazione neofascista, i Nuclei armati rivoluzionari (Nar), di cui faceva parte anche Gilberto Cavallini, condannato in primo grado.