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Strage, la pista palestinese esce dal processo a Cavallini

La Corte d’Assise esclude tutti i nomi riconducibili all’inconsistente ipotesi alternativa alla matrice neofascista dalla lista dei testimoni del processo al presunto quarto uomo della bomba alla Stazione.

05 Aprile 2018 - 10:32

E’ iniziato il 21 marzo scorso il processo per concorso nella strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980, che fece 85 morti e 200 feriti, nei confronti di Gilberto Cavallini, ex componente dei neofascisti Nuclei armati rivoluzionari (Nar), accusato di aver fornito supporto logistico ai tre esecutori Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, già condannati con sentenza definitiva. I due legali di Cavallini sono stati entrambi tra i difensori dei poliziotti condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi.

Un passaggio importante del nuovo processo ha avuto luogo nell’udienza di ieri, con la decisione della Corte d’Assise di Bologna di non ammettere tutti i testimoni riconducibili alla cosiddetta pista palestinese, ipotesi già archiviata dalla Procura nel 2015 a  seguito di un indagine “esaustiva, assai complessa – scrivono i giudici – che non ha trascurato nulla né lasciato alcunché d’intentato: non sarebbe di nessuna utilita’ assumere testimoni in ordine a eventuali contesti supponibili sulla base di ipotesi non sostenute da riferimenti a circostanze precise e dirette”.

Tra i nomi depennati, l’ex senatore di Identità e Azione Carlo Giovanardi  e il venezuelano Ilich Ramirez Sanchez detto ‘Carlos’, ex guerrigliero del Fronte popolare di liberazione della Palestina che sta scontando un ergastolo in Francia per l’omicidio di due poliziotti.

Escluse inoltre, perché ritenuta ‘superflue’, le testimonianze dell’ex Nar Fabrizio Zani e del fondatore e leader di Forza Nuova Roberto Fiore (fresco di imponente contestazione nella sua ultima sortita in città), così come non testimonieranno i superstiti e i familiari delle vittime: “Effettivamente i danni sono documentati da certificazione medica”, ha detto un avvocato di parte civile.

Saranno invece chiamati a parlare Mambro, Fioravanti e Ciavardini, come anche il leader di Ordine nuovo Carlo Maria Maggi, condannato in via definitiva per la strage di piazza della Loggia a Brescia. Dalla digitalizzazione degli atti dei processi ai neofascisti degli anni ’70 e ’80, infatti, è emerso un biglietto indirizzato da Maggi a un camerata in cui si parla di armi da consegnare “agli amici di G.C.”. La sigla indicherebbe, appunto, Cavallini.

Secondo Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familari, la Corte “ha deciso di non perdere altro tempo”. Bolognesi si dice quindi “soddisfatto” e confida a che “la documentazione che abbiamo portato sarà alla base di questo processo”.