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Stesi sulle scale del Comune per l’ambiente: “Vicini al punto di non ritorno”

Gli attivisti di Extinction Rebellion si fingono morti per sollecitare la dichiarazione di emergenza climatica da parte di Palazzo D’Accursio, a due settimane dal primo incontro. Venerdì Fridays for Future in piazza per il Terzo Sciopero Globale per il clima.

25 Settembre 2019 - 18:48

“È il 25 settembre e due settimane sono passate. Due settimane da quando in questa stanza ci avete detto che ciò che dicevamo era giusto, che le nostre richieste erano sensate. In queste due settimane nulla è cambiato. L’emergenza non è stata dichiarata e non è stato preso nessuno dei provvedimenti da noi richiesti”. Sono le parole del comunicato con cui gli attivisti di Extinction Rebellion spiegano l’iniziativa tenuta oggi, durante la quale si sono stesi sulle scale di accesso a Palazzo D’Accursio, fingendosi morti e con i volti coperti da bende rosse sugli occhi e mascherine sulle bocche, subito dopo essersi presentati in Comune mentre si teneva la commissione che discuteva di cambiamento climatico. La protesta di oggi degli attivisti contro il cambiamento climatico nasce dalla constatazione che “dichiarare un’emergenza porta con sé il peso e la responsabilità di prendere delle decisioni. Ciò che decideremo nei prossimi undici anni sarà determinante per il futuro della vita sulla terra. Ciò che non verrà deciso, quello che verrà posticipato, ogni giorno in cui non ci dedicheremo anima e corpo all’abbattimento di consumi che ci stanno uccidendo, ogni singolo giorno perso, ci farà avvicinare sempre più al baratro in cui ci ha condotto una certa maniera di concepire la città, la produzione, l’altro, la natura. I giorni passano e si fanno settimane, sono passate due settimane e voi non avete fatto niente. Fino a quando l’inerzia continuerà? Perché questa omissione è colpevole, questa inazione è criminosa. Cosa occorre perché capiate che siamo in una situazione d’emergenza? C’è un punto di non ritorno, superato il quale, l’azione sarà del tutto inutile. A quel punto di non ritorno manca poco, ma non l’abbiamo ancora raggiunto”.

E perciò, è la domanda che Extinction Rebellion pone alle istituzioni, “cos’altro aspettate? È la rabbia che ci muove, una rabbia che viene dall’amore profondo per la vita su questa terra, una vita che non vogliamo, non possiamo perdere. La natura ha già pagato un prezzo altissimo. Cos’altro volete che paghi? Parlo di natura e parlo di uomo, perché l’uomo è nella natura. Ho parlato di rabbia e ora aggiungo una parola. Frustrazione. Frustrati ci siamo sentiti due mercoledì fa, ascoltando discorsi pieni di parole vuote. ‘Bologna ha già fatto tanto, il clima per Bologna è già una priorità’. Questo non è vero. Questa è una bugia. Se l’ambiente fosse una priorità, se fosse importante almeno quanto il turismo, se vi dedicaste all’ambiente così come vi dedicate al ricavare profitto da ogni centimetro quadrato della città, la situazione ambientale sarebbe molto più felice. Con tutta l’amore e la rabbia di cui siamo capaci chiediamo ora, in questa udienza, di fare ciò che è necessario perché la discussione venga immediatamente calendarizzata. Non c’è più tempo. Con amore e rabbia”.

Intanto, per venerdì prossimo è previsto il corteo cittadino in occasione del Terzo Sciopero Globale per il clima, chiamato da Fridays for Future e che vedrà l’adesione di numerose associazioni, collettivi e sindacati, con partenza alle 9.30 da piazza San Francesco. Questo l’appello locale della sigla ambientalista per la città di Bologna: “Vogliamo trasporti gratuiti, ecologici e capillari, unica vera soluzione all’inquinamento causato dalle automobili. Vogliamo un netto stop alle grandi opere inutili e inquinanti sul nostro territorio: il Passante di Mezzo e la cementificazione dei Prati di Caprara. Vogliamo che si smetta con la scellerata politica di apertura di nuovi supermercati sul nostro territorio. Vogliamo che Hera metta in atto una transizione verso le energie rinnovabili, per ottenere il 100% nel più breve tempo possibile. Vogliamo un’istruzione e una ricerca pubblica, libera e nettamente rifinanziata. Vogliamo che l’Università di Bologna termini qualsiasi collaborazione o tirocinio con aziende inquinanti. Lo stesso per gli istituti superiori per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro”.