Le occupazioni al Pilastro, 1971: difficile distinguere i ritornelli dei politici e i resoconti dei giornali di allora da quelli di oggi. Identica anche l’incapacità e la non volontà di affrontare con coraggio il problema casa.
Le occupazioni del 1971
Un po’ di storia sul problema della casa a Bologna
e sulla perenne sordità degli amministratori pubblici
Abbiamo il vizio di rovistare negli archivi, rinfrescare la memoria può essere molto utile per trovare chiavi di lettura per avvenimenti che si verificano ai giorni nostri. Dalla biblioteca dell’Archiginnasio riemerge una storia che assomiglia molto a quella che abbiamo vissuto in queste settimane con le ultime occupazioni abitative. Di anni ne sono passati 43, lo scenario era quello del quartiere Pilastro, la questione era la stessa di questi giorni (migranti, problema abitativo, pericolo di razzismo, guerra tra poveri), i protagonisti erano sempre persone provenienti dal “Sud”, ieri d’Italia (“terroni”, “marucchein”), oggi del mondo (africani, arabi, magrebini, extra-comunitari).
Allora, come oggi, si trattava di povera gente. Le costanti, a più di quarant’anni di distanza, sono Il Resto del Carlino (che continua a parlare di questi problemi con tono allarmato, preoccupato, distaccato, pietistico, a seconda delle “esigenze d’informazione”) e l’amministrazione comunale (che ripete il ritornello della strumentalizzazione di chi “come scopo politico ha quello di indirizzare il bisogno sociale verso occupazioni abusive di abitazioni”). Non siamo in presenza, come nel 1971, dell’irritante “stalinismo tipografico” de l’Unità (che vedeva ogni iniziativa che non avesse l’imprimatur del Partito come una provocazione anti-comunista), ma in questi giorni Repubblica non ha scherzato nel dare un resoconto, quanto meno, di parte. Non fa eccezione il Corriere di Bologna che proprio oggi, ad esempio, tenta di scavare nella preparazione delle occupazioni intervistando quello che viene testualmente definito un “pentito”, con il chiaro intento di evocare i lugubri scenari della malavita organizzata.
Sono cambiati anche i ruoli: chi, ieri, da immigrato, era costretto a subire il razzismo dei bolognesi (“i terroni sono furbi, fanno figli per avere la casa, portandocela via a noi”), oggi, in alcuni casi, non sopporta la “diversità” degli extracomunitari.
Ciò che è rimasto tremendamente uguale è l’incapacità (forse sarebbe il caso di parlare anche di non volontà) delle amministrazioni comunali di affrontare con coraggio, naturalmente politico, il problema della casa.
Nel luglio 1971, proprio nei giorni dell’occupazione delle palazzine IACP del Pilastro, l’architetto Scannavini, dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Bologna denunciava, sulle pagine dell’Unità, l’inizio di un preoccupante fenomeno di espulsione delle fasce sociali più deboli dai quartieri del centro storico. Nel corso di questi 43 anni, quel fatto è diventato una costante (elevata all’ennesima potenza) dei cambiamenti urbanistici della nostra città. Il centro di Bologna è stato saccheggiato da banche, finanziarie, boutiques, negozi di lusso. La speculazione immobiliare ha fatto salire all’inverosimile i prezzi delle abitazioni, sottraendo migliaia di appartamenti al mercato “legale” dell’affitto. Sulle spalle di studenti fuorisede e lavoratori migranti, si è ingrassato un ceto di affittacamere che compie opera di vero e proprio strozzinaggio. La mancanza di politiche per la casa, a livello di governi centrali, ha fatto il resto.
Il disastro sociale, prodotto dalla crisi in questi anni, ha fatto esplodere bisogni e contraddizioni preesistenti. Già nel 1990, da una ricerca dei sindacati (allora si faceva inchiesta sociale), uscì in maniera molto chiara che in Emilia-Romagna (regione con il tasso di attività tra i più alti d’Italia e con i dati di denatalità che tutti conoscono), si sarebbe ricorso in maniera massiccia a “braccia d’importazione”. Si parlava, allora, di centomila lavoratori provenienti da paesi extra CEE, che sarebbero arrivati nel corso degli anni Novanta nei nostri territori.
Qualcuno ha pensato seriamente a cosa questo flusso avrebbe prodotto dal punto di vista abitativo? A quanto pare no.
E’ una responsabilità che si può distribuire equamente tra amministratori regionali, provinciali e comunali. Se vogliamo, possiamo aggiungere pure le colpe del governo centrale, ma questo non salva la cosiddetta “sinistra di governo” dall’accusa di omertà disinteressata, con cui è stata coperta la scandalosa situazione abitativa della nostra città. A Bologna, da decenni, nonostante i nuovi arrivi, la popolazione residente non è cresciuta e, al tempo stesso, si è aggravato il bisogno di case. Il numero di “cittadini bolognesi” (di origine italiana e straniera) che ha problemi abitativi è in progressiva crescita.
Questi campanelli d’allarme, dalle parti di Palazzo d’Accursio, nessuno li ha mai voluti sentire.
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Il Resto del Carlino – Lunedì 5 luglio 1971
Occupati 21 appartamenti al villaggio del Pilastro
Da altrettante famiglie guidate da estremisti
(…) così una ventina di famiglie hanno occupato una palazzina di nuova costruzione (…) la manifestazione è organizzata da Lotta Continua e altri “gruppuscoli” con uno spirito da ultras. Sabato sera, verso le 22, un primo gruppo di 11 famiglie si è insediato nella palazzina di proprietà dell’Istituto Autonomo Case Popolari. Ieri mattina altre 10 famiglie hanno fatto altrettanto. E’ gente che vive in case ritenute da loro ormai inabitabili, fuori Porta Lame. Operai, manovali, camionisti, capi famiglia che godono di un reddito modesto. Molti vengono dal meridione, in genere i figli non sono pochi (…) Il motto della manifestazione, apparso in grandi cartelli fuori dalle finestre è: “la casa si prende, l’affitto non si paga”.
L’Unità – Martedì 6 luglio 1971
Pericoloso contrasto con gli assegnatari
(…) i comunisti non condividono l’occupazione delle case IACP del Pilastro. La strumentalizzazione da parte di Lotta Continua e di altri gruppetti di situazioni disperate per azioni fine a se stesse, non aiuta la crescita unitaria del movimento di lotta, ma rappresenta solo un modo per gettare allo sbaraglio alcune decine di lavoratori e le loro famiglie. Azioni isolate che mettono di fatto lavoratori contro lavoratori, contrapponendo occupanti e assegnatari.
Il Resto del Carlino – Domenica 11 luglio 1971
Sgomberati gli appartamenti del Pilastro
La polizia è intervenuta ieri mattina: nessun incidente
I 42 appartamenti occupati abusivamente al quartiere Pilastro sono stati sgomberati ieri dalla forza pubblica su ordine della Procura della Repubblica. L’azione non è stata ostacolata né turbata da incidenti di rilievo. Gli occupanti hanno fatto resistenza passiva e ci sono volute tre ore per liberare le tre palazzine. Soltanto 5 donne sono state accompagnate all’ospedale, e tutte per disturbi neurodistossici; e cioé, in parole povere, per crisi isteriche (…) Gli inquilini abusivi, abbandonati gli appartamenti, sono stati in parte temporaneamente sistemati in alberghi cittadini, altri sono entrati al Collegio universitario Irnerio (…) Nella sistemazione si è riusciti a far sì che ogni gruppo familiare rimanesse unito (…)
Ieri mattina alle 12,10 le vedette dei gruppi estremisti, che avevano organizzato l’occupazione, sono corse allarmate sotto le tre palazzine occupate per avvertire che una colonna militare si stava dirigendo verso il Pilastro. Alcuni cittadini hanno consigliato ai giovani di fare sgomberare gli appartamenti per evitare possibili guai, ma la risposta è stata negativa e sono volate parole grosse (…) All’arrivo della forza pubblica, i giovani estremisti si sono allontanati limitandosi a seguire la scena a distanza. Il dott. Iovine, capo della squadra mobile, ha invitato gli occupanti a lasciare libere le case nel minor tempo possibile, precisando che erano pronti gli alberghi. L’ordine è stato ripetuto parecchie volte e qualcuno è sceso volontariamente. Gran parte degli occupanti, però, si sono rinchiusi negli appartamenti, per cui gli agenti hanno dovuto forzare le porte. Se si eccettuano le 5 donne colte da crisi isterica, gli altri si sono mantenuti del tutto tranquilli.
Editoriale
Se ne interessano tutti
(…) E’ abbastanza singolare che della povera gente senza casa stia diventando un vero e proprio oggetto di speculazione: il Comune, infatti, dopo aver rifiutato i magazzini per le magre masserizie dei baraccati, ora offre in un comunicato assistenza, previa indagine sulle necessità dei senza casa (forse a Palazzo D’Accursio fino ad oggi ignoravano queste necessità). La Questura, sgomberato il Pilastro, ha trovato alberghi per tutti. I maoisti hanno pensato ai locali universitari.
E loro, i baraccati? Aspettano sempre una casa.
L’Unità – Domenica 11 luglio 1971
Con un massiccio intervento di polizia sgomberato l’edificio occupato al Pilastro
Stamane manifestazione unitaria per la casa indetta in quartiere
Si svolgerà alle 10,30 nella piazza del Pilastro, per iniziativa del PCI, PSI, PSIUP. Il dramma delle famiglie e l’irresponsabile avventuristica condotta dei gruppi che fuggono abbandonando gli occupanti. Squallida manovra anticomunista. I seminatori di zizzagna isolati dai cittadini
Da un comunicato del PCI:
(…) quei gruppi politici, come Lotta Continua, che totalmente isolati dalla popolazione del quartiere hanno spinto una quarantina di famiglie sulla strada di una simile avventura, non solo dimostrano di non avere nulla da spartire con il movimento operaio, ma, con ciò, dovranno rendere conto della loro azione irresponsabile e cinica. Condanniamo il cinismo che hanno dimostrato particolarmente durante l’incontro con lo IACP, impedendo la discussione sulle proposte di soluzione, certo parziale, ma immediata almeno, delle situazioni realmente gravi. Il fatto è che l’obiettivo perseguito da questi gruppi non è tanto la casa ma il mantenimento di una situazione di tensione senza sbocco che essi vogliono orientare prima di tutto contro il nostro partito (…)
Da un comunicato della Camera del Lavoro:
(…) le forme di lotta adottate dagli occupanti del Pilastro (alla cui base ci sono sicuramente gravissime e drammatiche condizioni) non sono capaci di una reale possibilità di soluzione del problema poiché, anziché cercare nella mobilitazione di massa una effettiva possibilità risolutiva, sfociano in una frattura tra i lavoratori occupanti e i lavoratori assegnatari.
L’Unità – Martedì 13 luglio 1971
Il dramma degli ex occupanti
Strumentalizzati a difesa dei “signori della guerra”
«Gli studenti li abbiamo chiamati noi perché loro hanno più istruzione… Al momento che la polizia è entrata nel palazzo gli studenti non sono scappati, sono stati a sedere all’ombra con le mani alzate».
Peggior difesa i “signori della guerra” di Lotta Continua, di Potere Operaio e delle altre sette iniziatiche non potevano trovare, nel corso della farsa di conferenza stampa tenuta ieri pomeriggio nell’aula Bianca della Facoltà di Lettere, a cui partecipavano alcuni – non più di una decina – di capi famiglia sloggiati dagli appartamenti occupati al Pilastro ed ora stanziatisi al Collegio Irnerio, e un centinaio di studenti e ragazzine (…)
La strumentalizzazione anti-comunista si è fatta ancor più chiara quando, in appoggio del capo famiglia che parlava, Giancarlo Stisi ha sostenuto che lo stesso tipo di lotta è stato in altri tempi messo in atto dal PCI. Costui ha citato le occupazioni delle terre, le quali, guarda caso, colpivano gli agrari e i latifondisti e non gli altri lavoratori.
L’Unità – Venerdì 16 luglio 1971
Una cinica strumentalizzazione
L’anticomunismo è accertato, i bisogni veri ancora no
(…) una riprova della mancanza di ogni disponibilità a chiarire il proprio stato per rendere possibile la soluzione dei propri singoli casi e ad intraprendere la comune battaglia a fianco delle forze democratiche per l’affermazione di una reale riforma della casa, è stata fornita ieri dagli ex occupanti del Pilastro o meglio dalle loro mogli e madri, che accompagnate dalle solite bambine – di buona famiglia – che giocano alla rivoluzione (come le loro madri giocavano alle crocerossine), hanno sbraitato per alcune ore verso i rappresentanti della civica amministrazione senza fornire le loro richieste, necessarie informazioni (…)
Nel pomeriggio di ieri ex occupanti e gruppuscoli (una quarantina) hanno percorso le vie del centro: un gruppetto infine ha sostato a lungo in Piazza Maggiore cercando con scarsa fortuna di trovare appoggio e solidarietà dai cittadini i quali, in buona maggioranza, hanno invece espresso critiche verso i loro metodi di lotta e, soprattutto, hanno respinto, anche vivacemente, la loro impostazione provocatoria e apertamente anticomunista del discorso innestato attorno al disegno di una casa per lo sparuto gruppo di immigrati che costoro stanno cinicamente strumentalizzando (…)
Il Resto del Carlino – Domenica 18 luglio 1971
Il Comune sulla questione del Pilastro
Non sono molti i baraccati in condizioni di vero bisogno
La civica amministrazione sostiene che lo stato economico e sociale degli sloggiati dal quartiere IACP non è dissimile da quello di migliaia di altri lavoratori. Condannata l’azione provocatoria dei gruppi estremisti
(…) ieri sera verso le 21, si è svolta in Piazza Maggiore la manifestazione dei “comunisti ultrà” di LC, PO, Il Manifesto e MPL per il problema dei baraccati. Siccome si era sparsa la voce che gli aderenti a queste associazioni estremiste avrebbero potuto tentare un’azione dimostrativa occupando il Comune, l’ingresso di Palazzo D’Accursio era protetto da un nutrito stuolo di dipendenti comunali e di giovani aderenti al PCI. I due gruppi si sono fronteggiati un attimo e, poi, per il resto della serata, si sono ignorati a vicenda, mentre da via Pignattari vigilava un nutrito stuolo di forze dell’ordine (…) Verso le 11 il comizio è terminato senza incidente alcuno. Si è riformato il corteo e i giovani hanno sfilato in via Indipendenza scandendo slogans di ogni tipo (…)
L’Unità – Domenica 18 luglio 1971
Cinquecentocinquanta aderenti e simpatizzanti dei vari movimenti che hanno istigato l’occupazione del Pilastro e che fiancheggiano tutt’ora le famiglie installate al Collegio Irnerio hanno dato vita venerdì sera a un corteo per le vie cittadine e ad un’assemblea in Piazza Maggiore ove, tra gli altri, ha preso la parola uno degli ex occupanti. Il tono generale della manifestazione era teso alla giustificazione dell’azione sin qui portata avanti; ancora una volta però è risultato evidente l’isolamento dalla popolazione e dai lavoratori bolognesi di questi sparuti gruppuscoli.