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Spazi dismessi, il Comune annuncia un albo “ma dimentica la delibera dal basso”

D(i)ritti alla città: “Siamo stanchi e stanche di questa narrazione sdolcinata sulla partecipazione alla bolognese che è ormai solo un contenitore vuoto, o per lo meno destinato a pochi”.

13 Febbraio 2023 - 14:33

Nei giorni scorsi la Giunta comunale ha “ufficialmente avviato il percorso di creazione dell’Albo degli immobili resi disponibili per la rigenerazione urbana”, ha fatto sapere Palazzo D’Accursio: gli immobili dismessi “potranno essere convertiti ed accogliere attività temporanee di interesse pubblico e generale” e la Giunta ha approvato “anche un bando, di prossima pubblicazione, che consente ai privati di segnalare eventuali immobili dismessi da destinare a usi temporanei”. In questo percorso, l’amministrazione “si impegna a favorire l’incontro tra l’offerta di luoghi e la domanda della società civile. L’eventuale attivazione dell’uso temporaneo dovrà essere preceduta dalla sottoscrizione di una convenzione tra proprietari, utilizzatori e Comune”. Sull’iniziativa annunciata dall’amministrazione prende posizione D(i)ritti alla città (Dac): “Perché il Comune della città più progressista d’Italia ‘dimentica’ la Delibera di Dac?”. Continua il comunicato: “Il Comune ‘si ispira’ (?) alla Delibera di iniziativa popolare sugli spazi pubblici presentata da D(i)ritti alla città (Dac), non ne cita gli autori e intanto fa sapere di istituire un ‘albo degli immobili dismessi e disponibili alla rigenerazione urbana’. Accade proprio questo, a Bologna: mentre continua a bloccare senza fornire motivazioni fondate la delibera che viene dal basso, il Comune della città ‘più progressista d’Italia’ costruisce un albo degli immobili dismessi che, nella sostanza, si rifà ad almeno due articoli impostati da Dac nella Delibera di iniziativa popolare, presentata la scorsa estate all’assessore Raffaele Laudani, ma di cui nessuno fa menzione”.

Scrive ancora D(i)ritti alla città: “Peccato che manchino però 14 articoli della Delibera (che chiunque può consultare a questo link) per diventare veramente la città più progressista d’Italia, tanto proclamata dal sindaco Matteo Lepore, ricordiamo al primo cittadino e all’assessore. Siamo stanchi e stanche di questa narrazione sdolcinata sulla partecipazione alla bolognese che è ormai solo un contenitore vuoto, o per lo meno destinato a pochi, come viene sapientemente descritto in un articolo pubblicato recentemente sulla rivista Tracce Urbane. Rivista Italiana Transdisciplinare di Studi Urbani da Teresa Carlone (Università di Bologna) e intitolato Non ci resta che partecipare. Una riflessione sulla partecipazione civica a Bologna tra processi istituzionali e istanze dal basso. Bologna è ancora città attiva, che fa, che c’è, che costruisce, che propone e pensa grazie alla sua gente, a quel mix di persone che in questa città sono nate o arrivate e si sono fermate, perché annusavano l’aria di una partecipazione che c’era ma che non c’è più, nonostante si voglia far credere al Paese che questa è una città in cui l’amministrazione collabora con i cittadini”.

Prosegue il comunicato: “Potremmo fare tanti esempi per dimostrare come ciò non accada: è recente la vicenda che ha riguardato l’Ic8 dove, se non fosse stato per la reazione delle famiglie unite a docenti e collaboratori, sarebbe stato scorporato un istituto comprensivo creando un danno enorme alle persone. Ma anche quella che ha riguardato e riguarda la Montagnola e il divieto di parlare di cosa accadrà in quell’edificio e di chi lo gestirà, dopo aver consumato suolo e gettato cemento armato attorno alle radici di alberi secolari. Come anche la vicenda che riguarda il parco Acerbi e la nuova scuola che consumerà verde a pochi passi dal nido Cavazzoni e dalla scuola Walt Disney, ‘grazie’ ai fondi in arrivo dal Pnrr che stanno diventando il lasciapassare per costruire, costruire e costruire. Tutto questo accade negli stessi giorni in cui il sindaco Lepore decanta la bellezza della partecipazione ad un’assemblea cittadina alla Lunetta Gamberini, mente ci sono cittadini e cittadine che chiedono un’assemblea da mesi in Montagnola, mentre Extinction Rebellion chiede quale sia il ruolo delle assemblee cittadine nella missione 2030, mentre non si dice nulla sulla sparizione della W, opera di scultura urbana realizzata dal collettivo Kinkaleri, dall’ingresso del sottopasso accanto a Palazzo Re Enzo. Mentre attivisti e attiviste di Cua e Cybilla sono sotto attacco benché reclamino con forza attenzione sul dramma della casa a Bologna. Mentre nei quartieri popolari la sicurezza sembra l’unico problema da risolvere con la forza, e si preferisce inaugurare un museo dedicato alla casa popolare invece che permettere alla gente di avere una casa. Non ci piace questa Bologna che fagocita e butta nell’immondizia la voglia di fare dei suoi cittadini e delle sue cittadine. E tanto meno ci piace il timore che aleggia per cui, chi mostra dissenso – anche in modo ‘elegante’ – non è ascoltato”.