Un nuovo contributo del collettivo Bartleby sulle piazze spagnole.
Non è dopo poche ore che si può costruire un’analisi corretta della piazza di Madrid, tuttavia, attraverso il paragone con le notizie e con le esperienze della altre piazze di Spagna è possibile definire un po’ di similitudini e differenze.
Ci sono milioni di rivoluzioni possibile, questo è evidente, e la loro diversità è dettata dalla composizione delle piazze, così come il rapporto con gli organi di potere cittadini, nazionali e regionali.
Madrid – Il chilometro zero
Puerta del Sol di Madrid – chilometro zero della città.
Da qui la protesta è partita, facendo risalire l’esplosione della rivolta alla notte tra il 15 e il 16 maggio, quando una quarantina di persone trascorsero la notte in piazza dopo la manifestazione.
Far risalire tutto a quel momento significa però dimenticare che la manifestazione del 15 maggio ha avuto luogo simultaneamente in tutte le città di Spagna, con lo stesso slogan (“Toma la Calle – No somos mercedes de los banqueros y politicos”) e con le stesse forme pacifiche.
Se si ragiona secondo la presenza di un centro potente e magnetico, da una parte, e periferie dall’altra si compie un errore grave, tanto più che dalla stessa Puerta de Sol si sviluppa l’idea di costruire e favorire assemblee anche in altri centri. Idea comune in molte città della Spagna.
Non per questo si può sminuire la potenzialità del movimento della capitale, una potenzialità che si esprime nei numeri, prima di tutto e, dopo poche ore ci limitiamo a dire solo questo, di immaginario.
Camminare sotto i teloni della Puerta de Sol di Madrid è come camminare per le strade e per i mercati di un bazar. Si è costretti ad abbassare la testa e a procedere a passo lento, vista la concentrazione di persone. Gli stand sono numerosi e rappresentano le mille facce del movimento: dalla biblioteca allo stand degli animalisti, dal punto legale al centro proposte.
La sensazione è quella di un certo horror vacui, confermato in tutta la piazza. Chi ha visto le immagini delle webcam puntate sulla piazza, ha visto due specie di macro tende, due testuggini ricoperte di scaglie: si tratta delle uscite della metro attualmente coperte da fogli, cartelli con le frasi del movimento. Un enorme cartello pubblicitario è stato completamente coperto da striscioni e immensi cartelloni. All’esterno di questo conglomerato, le tende, che dalle 19 in poi aumentano di minuto in minuto senza lasciare spazio per il passaggio. Su una di queste tende un cartello con scritto: “Se alquila habitaciòn para dos personas, 2 metros cuadratos, Puerta de Sol, 600 euros”. Si affitta camera per due persone, due metri quadrati a Puerta de Sol, 600 euro.
Legalità e diritti
Si avverte immediatamente una certa ansia nell’aria, i giornali, i media, i politici, la gente, tutti si aspettano che questo movimento faccia richieste precise per cambiare il mondo contro il quale dicono di protestare. In che modo si cambia il mondo?
L’assemblea generale di mercoledì 25 maggio propone 4 punti su cui lavorare, in riferimento alla corruzione e al controllo cittadino sui politici. Quel politico che non conferma le sue promesse elettorali deve dimettersi.
Rispetto all’assemblea di Granada l’assemblea di Puerta de Sol sembra (sono ancora le prime impressioni) meno incentrata sulla questione “diritti” e più focalizzata sulla questione “legalità”.
Si tratta di uno dei temi ricorrenti in tutto il movimento che, ricordiamo, ha deciso di essere pacifico, pacifista e di rimanere all’interno dei vincoli della legge.
Questo desiderio di non voler forzare la legge comporta in realtà una contraddizione, dal momento che le accampate nelle piazze non sono legali. La cosa che viene ripetuta spesso è che nel caso delle accampate non si tratta di “legalità”, bensì di “legittimità”. Le zone di accampate sono ritenute da tutti isole della legge, che nessuno ha il diritto di negare, dal momento che è il popolo che si riprende la sua città.
Per quel che riguarda la possibilità di costruire altre manifestazioni si rischia, a tutti gli effetti che diventi uno dei blocchi principali del movimento, dal momento che ciò comporta l’impossibilità di convocare manifestazioni ad esempio di fronte al Palazzo del Congresso, zona off limits secondo le limitazioni di legge.
Questa osservanza scrupolosa nei confronti della legge rientra nelle osservanze del vivere civile: tutte le piazze di Spagna vengono pulite dagli occupanti con scene che ricordiamo aver visto dalla Piazza Tahrir del Cairo. In più c’è la preoccupazione per riciclo: le temperature elevate comportano un alto utilizzo di bottigliette di plastica che vengono raccolte dagli occupanti, per essere riutilizzate. In molte piazze questo vale anche per i piatti e le posate di plastica.
Energie centripete
Come si comporta un movimento che chiede di cambiare il sistema nella sua interezza con le altre parti sociali?
E’ questo uno degli elementi più interessanti e probabilmente più anomali di questo movimento. L’attenzione alle dichiarazioni dei partiti, alle mosse dei sindacati e alla vita politica nel suo svolgimento è totalmente nulla.
Di fatto è potenzialmente una delle caratteristiche più eversive (e allo stesso tempo più pericolose) di tutto il movimento.
La delegittimazione dei partiti pone in questo elemento le sue basi: qualunque mossa o dichiarazione faccia un partito, l’impatto sulle piazze è minimo. C’è da sottolineare che le dichiarazione dei politici non sono neanche lontanamente assimilabili o paragonabili con le raccapriccianti dichiarazioni nostrane (ci si ricordi delle dichiarazioni di Cossiga, durante l’Onda, che invocavano l’intervento violento della polizia). Tuttavia è un elemento spiazzante. Tutte le energie del movimento sono centripete, rivolte all’interno dei luoghi. Cosa succede quindi se (come successo, ad esempio a Granada) una piattaforma composta da spezzoni dei sindacati propone una protesta contro la disoccupazione e il “paro”? Il movimento non si pone in confronto con le altre realtà. Non ci sono tavoli per tentare convergenze sui temi, né tentativi di apertura, chiunque può partecipare a titolo personale, ma il movimento si rifiuta di partecipare alla manifestazione.
Per questo motivo l’effetto centripeto delle manifestazioni rischia di essere pericoloso, a causa della sua chiusura con l’esterno. Questo elemento può (è una potenzialità che va sviluppata con fatica) ribaltare la situazione:se il movimento si dimostrerà capace di canalizzare l’indignazione per molto tempo, il suo essere immobile può concentrare su di sé l’attenzione della società e quindi di qualsiasi realtà politica.
Il rischio è la chiusura. Com’è possibile, per esempio, che solo durante l’ultimo punto all’ordine del giorno dell’assemblea di Madrid (“varie ed eventuali”) sia fatto notare che il giorno dopo viene approvata la riforma delle pensioni, uno dei punti fondamentali della manifestazione del 15 maggio?
L’assemblea del 25 maggio decide, alle 23:30, di costruire una protesta contro le riforme, tra le varie proposte di azione ne vince una: convocare una concentrazione di gente, per le 19 del giorno successivo alla Puerta de Sol.
Da questo punto di vista le assemblee nei quartieri possono rappresentare la vera svolta del movimento.
Granada, strategie
Nel corso della telefonata col presidio di Bologna del 24 maggio, siamo rimasti in sospeso su un punto: quali strategie adotta il movimento da qui in poi? Come già detto e come non smetteremo mai di dire, ogni città ha le sue regole, tuttavia non si può non sottolineare delle certe influenze. Nel caso di Granada, le influenze arrivano soprattutto da Siviglia e Malaga.
Abbiamo partecipato al “gruppo mobilitazione”, all’interno del quale le proposte sono state numerose. Prima di tutto le date di piazza: è stata proposta una manifestazione (da stabilire con che forme) il 5 di giugno, per tornare a mostrarsi nelle strade e uscire dal centro dell’accampamento. Un’altra proposta è quella di costruire, su proposta arrivata da Barcellona, una manifestazione massiccia il giorno 19 giugno, in accordo con le altre città di Spagna (la speranza è che la manifestazione diventi internazionale, in assemblea generale molti ritornavano all’immagine della manifestazione per la pace del 2003).
In aggiunta ci sono delle proposte più comunicative, che mettano in evidenza la dittatura delle banche e del mercato. Le proposte più significative sono azioni pacifiche all’interno di banche e “encierros”, ossia la presa di alcuni edifici da far rivivere (non si tratta di occupare centri sociali, né case, bensì di momenti di riappropriazione temporanea degli spazi. Non possiamo aggiungere altro fino a quando la proposta non verranno organizzate).
Ancora vengono proposte strategie di contro-marketing, come la modifica dei cartelloni pubblicitari delle strade o la modifica dei depliant delle banche in modo da mantenere l’esterno uguale a quello originale, mentre all’interno vengono inseriti slogan o informazioni sulle attività bancarie o sulle conseguenze del sistema del mercato
> Vai ai precenti contributi di Paolo e Federico dalla Spagna: 1 – 2 – 3 – 4