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Siria / Bashar come Pinochet, rastrellamenti e stadi usati come carceri [audio]

Dal 15 marzo ottocentocinquanta morti e quindicimila arresti nel paese. A Damasco agenti iraniani addestrerebbero e armano le forze del regime.

10 Maggio 2011 - 18:22

(dal sito di Radio Onda d’Urto)

Secondo Rami Abdul Hamid, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, a Banias più di 400 persone sono state arrestate da sabato e le autorità le hanno rinchiuse nello stadio di calcio locale. Notizie simili filtrano anche da Daraa, città epicentro delle contestazioni contro il regime, ancora assediata dalle forze speciali dell’esercito di Damasco: “ci sono stati tantissimi arresti arbitrari nei giorni scorsi -ha riferito un altro attivista per i diritti umani- e le forze di sicurezza ora usano le scuole e lo stadio come prigioni a cielo aperto”.
Anche la macchina della propaganda del regime non si ferma: l’agenzia di stampa statale ha riferito di 10 morti e di tre feriti, dopo che un autobus ad Homs è stato attaccato da uomini armati definiti come un non meglio precisato “gruppo terrorista”. Secondo le organizzazioni umanitarie locali, dall’inizio della rivolta in Siria, il 15 marzo scorso, ci sono stati 850 morti e 10mila arresti. Intanto, dopo la denuncia di alcuni oppositori, ora anche un anonimo ambasciatore occidentale, citato da Time, conferma la presenza a Damasco di agenti dei servizi segreti iraniani per istruire le unità anti-sommossa di Assad e garantire loro armi e munizioni.
Nel frattempo, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, diventano oggi effettive le sanzioni decise da Bruxelles contro la Siria. Nel mirino gli uomini del regime ritenuti responsabili della “repressione violenta contro la popolazione civile”, ma non il presidente Assad. Tredici le personalità di spicco colpite con la misura del congelamento dei beni. In testa alla lista il fratello minore del presidente, uomo di punta della guardia repubblicana e definito “principale responsabile della repressione”. Varato anche l’embargo sul fronte della vendita e della fornitura di armi.