Eseguito stamane il sequestro disposto dal tribunale del Riesame. Sul blog dello spazio autogestito di Scienze Politiche: “La nostra tensione alla vita è insigillabile. Noi saremo ovunque!”. Solidarietà da Cua, Exarchia e SamBaLotta.
E’ scattato stamane, dopo circa un quarto di secolo di autogestione nella facoltà di Scienze Politiche, il sequestro dell’Aula C, disposto ad aprile dal Tribunale del Riesame su richiesta della Procura. Gli agenti della Digos, presentatasi molto presto a Palazzo Hercolani, hanno provveduto a chiudere la porta d’accesso con catene e lucchetti e apporre i sigilli. Undici persone risultano indagate per invasione di terreni e edifici.
“Questa mattina, dopo una tartassante campagna mediatica, i tanto agognati sigilli si sono palesati”, si legge su un volantino pubblicato poco fa sul blog dell’Aula: “La porta dell’Aula C, spazio autogestito da più di vent’anni all’interno della facoltà di Scienze Politiche, è stata chiusa. Non possiamo che ribadire che l’autogestione non è reprimibile o sigillabile all’interno di quattro mura. Invitiamo tutti i solidali, attraversatori dello spaizo e amanti della libertà a fare un salto questo pomeriggio. Ci troviamo oggi h16 nel cortile della facoltà di Scienze Politiche (strada Maggiore 45). Musica, presa a bene e apertitivo bella vita… Continuando a sperimentare altre forme di socialità, ballando fieri suopra le ceneri di quattro mura consapevoli che la nostra tensione alla vita è insigillabile. Ci sequestrate un’aula noi saremo ovunque!”
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> Il comunicato apparso in giornata sul blog dell’Aula C:
Aula C sotto sequestro! Piovono polpette!
Il mondo non ci appartiene, se ha un padrone e questo padrone è tanto stupido da desiderarlo, così come si trova, che se lo prenda, che cominci a contare le rovine al posto dei palazzi, i cimiteri al posto delle città, il fango a posto dei fiumi, la melma infetta al posto dei mari. Il più grande spettacolo illusionistico del mondo non ci incanta più. Ad un mese di distanza dalla sentenza che dava il via libera per la definitiva chiusura dell’aula c, questa mattina davanti al portone più fotografato dell’anno abbiamo trovato i sigilli di sequestro. Guarda caso dopo 4 giorni di tartassamento mediatico da parte del Resto del Carlino riguardo alla sentenza che rigettava la richiesta di sorveglianza speciale per 3 compagni. Altra piccola coincidenza, la concomitanza con l’udienza per resistenza e occupazione a carico di un altro compagno per lo sgombero dell’occupazione abitativa Mannaia, in Bolognina.
Come ogni grande evento che si rispetti, il tutto è stato spettacolarizzato da giornalisti, sempre pronti come sciacalli sulle carogne, che all’alba si sono presentati a immortalare la loro grande vittoria: dopo tanto inchiostro sprecato finalmente il covo di tutti i problemi della bella e grassa Bologna è stato eliminato. Al Resto del Carlino che chiedeva la ghigliottina o l’impiccagione in piazza, un contentino bisognava pur darlo. E ci chiediamo… ora cosa si inventeranno per vendere le loro cagate visto che per anni hanno fatto dell’Aula C il mostro da sbattere in prima pagina e la loro primaria fonte di vendite? Forse una cellula dell’Isis nascosta nel bagno di qualche altra facoltà…
Al loro fianco gli impavidi scudieri, anche noti come digos, godevano dei frutti del loro infame lavoro: erano 25 anni che quell’aula esisteva e che veniva attraversata da idee, contro-informazione, socialità libera dalle logiche di profitto, senza possibilità di compromessi con la questura e chi per loro. Ora sperano che con un colpo di spugna tutto ciò possa sparire, dietro alla triste immagine di una porta chiusa e sigillata. Sia chiaro non è solo “merito” loro… L’azienda Alma Mater Studiorum dal canto suo, con Dionigi in testa, ha colto l’occasione per sbarazzarsi del nemico interno. Ciò non ci stupisce. Per questa macchina mangia-soldi che vede tra i propri finanziatori guerrafondai come Finmeccanica, devastatori come Eni e che ha come primario obiettivo la formazione della più indottrinata e mite manovalanza di mercato, l’eliminazione della critica (non costruttiva, sia chiaro) e del conflitto è evidentemente una necessità.
Com’è una necessità che l’università non resti esclusa dal processo di gentrificazione e riqualificazione del centro e della città intera, anzi il suo apporto è fondamentale. I muri puliti, le aule agli studenti democratici, la festa e la socialità solo se ben pagate ed entro gli orari stabiliti, la Bolognina cantiere, le telecamere anche nei cessi di casa, i presidi fissi della sbirraglia varia, i fermi random. Questo è il mondo che costruiscono per noi e provano a rifilarci come il miglior mondo possibile, e per chi non dice “grazie”, evidentemente non deve esserci posto.
C’è stato poi chi ne ha fatto una “questione di democrazia”, sostenendo che il problema vero fosse che quell’aula era stata sottratta alla libera circolazione degli studenti con la prepotenza e l’illegalità. Ora che la Democrazia ha fatto il suo corso, per mano di tribunali e polizia, e quell’aula è stata definitivamente e legalmente chiusa, siamo certi che lorsignori dormiranno sonni più sereni.
Ci possono togliere un’aula, possono denunciarci, processarci, condannarci, dipingerci come mostri; hanno tutti i mezzi necessari per farlo: i media e i loro pennivendoli, i soldi, i burattini al loro servizio con caschi e manganelli. La tensione che ci spinge ad opporci a questo esistente non potrà mai essere estirpata. Ci riverseremo per le strade, nelle piazze ed in ogni altra stanza che troveremo nel nostro tragitto.
Se pensate che Bologna oggi sia un posto migliore, beh, godetevela! Noi continueremo a ballare sulle vostre scintillanti e democratiche macerie. Vaffanculo!
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> Il comunicato di solidarietà diffuso dal Cua:
Solidarietà all’Aula C di Scienze Politiche!
Procura e Alma mater a braccetto per reprimere gli spazi autogestiti in Università
E’ da circa un mese infatti, che le autorità giudiziarie si sono prese in carico le volontà dell’uniBo: cancellare un pezzo di storia, che per vent’anni ha portato creatività e autogestione nella facoltà di scienze politiche.
Un sequestro, che come fu già spiegato da chi quell’aula l’ha vissuta e portata avanti, è inconsistente da un punto di vista giuridico e che proprio per questo assume ancor di più connotati politici.
L’eliminazione del dissenso e il chiudere gli spazi di autogestione, sono manovre che l’ateneo mette in campo per costruirsi strada libera verso un modello sempre più aziendalizzato d’università; un università più a misura di privati che di studenti; un università che vede negli studenti e nel personale solamente un mucchio di quattrini da rendere fonte di guadagno; un luogo dove i saperi sono sempre più sterili e dove si produce sempre più precarietà.
Come Collettivo Universitario Autonomo, ci sentiamo vicini e portiamo piena solidarietà ai compagni e alle compagne che per anni hanno portato avanti il progetto dell’aula C.
L’autogestione non si puo’ cancellare, si puo solo diffondere.
Collettivo Universitario Autonomo
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Contro il sequestro dell’AulaC!
Difendere gli spazi autogestiti in università!
Nel 1989, a Scienze Politiche, venne occupata l’Aula C. Per oltre 25 anni, una piccola stanza all’interno dell’Università di Bologna, è stata capace di portare avanti pratiche di autogestione, conflittuali e di libera socialità fino allo “spettacolare” sequestro di questi giorni, figlio di mesi e mesi di accanimento mediatico e giudiziario contro uno dei pochi spazi sociali all’interno dell’università. In questi lunghi anni l’Aula è stata attraversata e vissuta grazie a migliaia di persone. Ha ospitato assemblee, iniziative, feste, promuovendo con idee e pratiche un modello di società diverso, completamente opposto alla direzione promossa dalle classi dominanti della città intera e dai suoi rappresentanti all’interno dell’ateneo. In che direzione sta andando la nostra società? Quali sono i suoi valori? Profitto, individualismo capitalista, vantaggio, utilità, sono termini conosciuti da chi studia in Strada Maggiore 45 e sono termini strettamente legati a impoverimento, sfruttamento e devastazione. Su questi valori, su queste variabili economiche e sulle loro conseguenze si basano il modello di sviluppo attuale e gli Stati con la loro oppressione.
L’Aula C come spazio di socialità e laboratorio di idee aperto a tutte e tutti si poneva come scomodo ostacolo al processo di “riqualificazione” del centro storico – processo del quale il progetto Staveco è simbolo esemplare dal momento che mira a ghettizzare la popolazione universitaria all’esterno della città-vetrina. Il sequestro di questi giorni arriva in un clima legato non solo alla criminalizzazione diretta contro questo spazio. Il nuovo questore, insediatosi da circa un mese, ha subito dichiarato guerra ai movimenti sociali definendoli come il più grande problema di questa città. Ha applicato questa visione quando ha fatto caricare a freddo i manifestanti accorsi per contestare Renzi, ospite di una blindatissima Festa dell’Unità a Bologna, o quando ha ordinato di sgomberare l’ufficio vendite dell’immobiliare di lusso Unicum in via Fioravanti occupato poche ore prima dalla Rete Eat the Rich per organizzare una TAZ – occupazione temporanea – che si sarebbe conclusa la sera stessa.
Allo stesso modo, non si può non parlare della nostra “cara” università che ha deciso di provare a zittire qualsiasi voce di dissenso all’interno delle sue mura, promuovendo un’unica visione del mondo: produci-consuma-crepa. Le facoltà usate come caserme dai poliziotti, la campagna di criminalizzazione contro spazi e collettivi, il Codice Etico, la possibilità di comprare i biglietti di Expo sul sito StudentiOnline, la festa di CL che doveva essere inaugurata da rettore e sindaco, sono tasselli di un unico puzzle dal titolo esplicativo di “normalità”, ovvero di pacificazione e omologazione.
Per ultimo, citiamo l’accanimento mediatico portato avanti dai giornali locali, Resto del Carlino in testa, sempre pronti a sbattere il mostro in prima pagina, sempre pronti a descrivere i movimenti sociali come il nemico pubblico numero uno, tutto questo anche al costo di mentire. 25 anni di pratiche autogestionarie, conflitto, e libera socialità non si cancellano con un sequestro. Piena solidarietà a tutte le persone, studentesse/studenti, precarie/precari, lavoratrici/lavoratori, compagne/compagni che in questi 25 anni hanno vissuto e fatto vivere l’Aula C.
Collettivo Exarchia
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Non dormirete sonni tranquilli!
I nostri tamburi continueranno a suonare per l’Aula C e ogni esperienza sociale autogestita.
Forte batte il tamburo, lo eguaglia il mio cuore, I miei nemici sono avvisati!
I nostri tamburi hanno suonato per l’Aula C e varie volte, con o senza strumenti, molt* di noi hanno partecipato a assemblee, iniziative, feste organizzate tra quelle quattro mura. Una stanza autogestita, ricca di idee e pratiche, critica verso l’università dentro la quale si trova e critica verso la società dello spettacolo, dell’individualismo, dell’appiattimento culturale. Martedì mattina l’Aula C è stata sequestrata dopo mesi di deliranti attacchi da parte di giornali, questura e arma mater. L’università sarà contenta, avrà uno spazio in più da vendere quando deciderà di liberarsi anche di Palazzo Hercolani e si è “liberata” del “pericoloso nemico interno”. I vicini, che dal 1989 arrivavano al lavoro stanchi per le notti insonni, finalmente potranno addormentarsi serenamente. La questura e la digos dormiranno sonni tranquilli dopo anni di sudato lavoro. Il resto del carlino? Finito il tam tam mediatico di cosa ci parlerà? Ah si, giusto, la città è pericolosa, piazza Verdi è il degrado, la Bolognina è un covo di criminali, i centri sociali seminano il PANICO.
Esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra vicinanza a tutt* coloro che hanno fatto vivere l’Aula C dal 1989 ad oggi. Più di 20 anni di autogestione, controcultura, controinformazione. Un sequestro non basterà a cancellarli.
SamBaLotta