Nel 2014 tredicimila provvedimenti eseguiti in Italia, +13,5% rispetto all’anno procedente. Abitare nella Crisi commenta i dati del Viminale: “Testimoniano il completo fallimento delle politiche abitative di questo paese”.
Sfratti: dietro la freddezza dei numeri ci sono le persone
Le sentenze di sfratto sono in aumento del 5%, le richieste di esecuzione crescono del 14,6% e gli sfratti eseguiti del 13,5%: sono questi i dati che emergono dall’aggiornamento 2014 dell’Ufficio Centrale di Statistica del Dipartimento per le Politiche del Personale dell’Amministrazione Civile e per le Risorse Strumentali e Finanziarie (Ministero dell’Interno).
Negli ultimi 5 anni le richieste di rilascio hanno avuto un incremento del 45%, mentre nel 2014 il 41% dei provvedimenti di rilascio emessi si sono concentrati nelle città di Torino, Milano, Venezia, Verona, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catania e Palermo.
Proprio nel 2014 i provvedimenti esecutivi di rilascio immobili ad uso abitativo sono stati 77.278, di cui 3.433 per necessità del locatore, 4.830 per finita locazione e 69.015 per morosità o altra causa. Le richieste di esecuzione presentate all’Ufficiale Giudiziario sono state invece 150.076 e gli sfratti eseguiti 36.083.
Rispetto al 2013 c’è un incremento del 5% che continua a testimoniare il completo fallimento delle politiche abitative di questo paese e che non vede nessuna inversione di tendenza all’orizzonte. Anzi si va evidenziando un aumento impressionante dei provvedimenti in regioni come il Molise (+86%,1%) e la Puglia (+57,9%). Dati che dimostrano quanto si vada generalizzando il ricorso allo sfratto a fronte delle morosità in aumento. Anche le Marche con un incremento del 37,2% e il Trentino Alto Adige con un + 32,2%, fanno buona compagnia alle regioni precedentemente segnalate, ma non scherzano neppure la Sardegna con un aumento del 23,5%, la Liguria 19,6% e l’Abruzzo 17%.
I dati del Ministero dell’Interno registrano, inoltre, un incremento del 14,6% per le richieste di esecuzione presentate all’Ufficiale Giudiziario e del 13,5% per gli sfratti eseguiti con l’intervento della forza pubblica.
Il maggior numero di provvedimenti di sfratto si concentra in Lombardia: 14.533 (18,8% del totale nazionale), seguita dal Lazio con 9.648 (12,5%), dal Piemonte con 8.256 (10,7%), dall’Emilia Romagna con 6.800 (8,8%), dalla Puglia con 6.131 (7,9%), dalla Toscana con 6.117 (7,9%) e dalla Campania con 5.855 (7,6%).
Per le richieste di esecuzione presentate all’Ufficiale Giudiziario davanti a tutte le regioni c’è ancora una volta la Lombardia con 51.891 domande (34,6% del totale nazionale), seguita dall’Emilia Romagna con 20.750 richieste, dal Lazio con 13.251 e dalla Toscana con 12.222.
Gli sfratti eseguiti nel 2014 vedono ancora la Lombardia capofila negativa, ben 6.640 esecuzioni contro le 5.472 dell’Emilia Romagna, le 3.503 del Lazio, 3.323 della Toscana, le 2.682 del Veneto, le 2.631 della Campania e le 2.345 del Piemonte.
Questi dati governativi ineccepibili sono la migliore rappresentazione dello stato dell’arte nazionale in tema di diritto all’abitare. Se qualcuno dubitava ancora e confidava nel cosiddetto “Piano casa” approvato nel maggio 2014, oggi deve guardare l’assoluta chiarezza della situazione. A fronte di una cancellazione sistematica delle politiche abitative pubbliche (ERP sovvenzionato) e del fallimento delle forme di sostegno all’affitto e al mutuo, si registra un incremento sistematico degli sfratti, dei pignoramenti e degli sgomberi. Il Ministero dell’Interno, attraverso freddi numeri, rappresenta plasticamente l’ignavia criminale di chi ha governato e governa questo paese, di chi ha prima illuso l’Italia con lo slogan “tutti proprietari” e poi ha avviato un processo di tassazione infame sulla prima casa, ha consentito un consumo di suolo e una cementificazione impressionante regalando grandi profitti ai signori del mattone, e infine ha creato un esercito impressionante di esclusi dal diritto alla casa. Con il ministro Lupi che ha poi aggredito fisicamente anche coloro che si sono organizzati per resistere occupando collettivamente e individualmente stabili e appartamenti vuoti.
Il 28 giugno scadrà anche la mini-proroga di 4 mesi per finita locazione per le categorie protette. È chiaro che di fronte a dati simili e all’assenza di politiche sociali degne di questo nome, diviene sempre più necessaria la capacità di autorganizzazione, la diffusione delle pratiche di riappropriazione e la determinazione nella resistenza.
Abitare nella crisi