Piazza Grande torna sulle modifiche apportate dal Comune ai servizi sociali, di cui ultimamente si è discusso molto ma che in realtà sono in vigore già da tempo. E non funzionano.
Come i lettori di Piazza Grande sanno bene, negli ultimi mesi il Comune
di Bologna ha apportanto numerose modifiche al sistema dei servizi sociali.
Il sistema di fornitura dei servizi sociali attraverso gli sportelli di
quartiere, ha una sorta di suo manuale di istruzioni: si tratta del
testo “Servizio per adulti. Modalità operative”, predisposto dal Core
(Coordinamento responsabili servizio sociale territoriale). Il testo, di
cui abbiamo parlato a fondo nel numero di Piazza Grande di luglio e
agosto, stabilisce che l´ingresso nei dormitori pubblici bolognesi deve
essere riservato alle persone che hanno la residenza in città a meno che
non ci sia una, non meglio chiarita, “indefferibile necessità”.
In questi mesi le persone che vivono in strada hanno faticato a
adattarsi al nuovo sistema, ma il tutto è passato più o meno sotto
silenzio. La scorsa settimana, invece, alcune dichiarazioni rilasciate
dall´Assessore Luisa Lazzaroni hanno risvegliato l´attenzione dei media
e hanno fatto nascere un dibattito in città. A pagina 4 e 5 ricostruiamo
i passaggi principali di questi giorni e riportiamo alcuni commenti.
L´inchiesta del mese, cui gli eventi di questi giorni ha tolto spazio, è
invece dedicata alle seconde generazioni, e cioè a quei ragazzi nati in
Italia da genitori provenienti da altre parti del mondo. Per provare a
presentarli siamo stati al Pilastro a parlare con dei ragazzi che fanno
hip hop e in una palestra di boxe della Bolognina, e abbiamo parlato con
alcuni “esperti” del settore. Nelle pagine finali del giornale trovate
le consuete pagine su cultura e diritti e la nostra nuova rubrica sul
calcio, “Spalle alla porta”.
Ultima segnalazione: il 23 dicembre presso il teatro Dehon di Bologna si
terrà una serata di solidarietà per la costruzione della nuova sede di
Piazza Grande. Parteciperanno alla serata numerosi artisti tra cui
Matteo Belli, Paolo Busi e il nostro Massimo Macchiavelli. Presenta la
serata Maurizio Cevenini, Presidente del Consiglio Comunale di Bologna.
Sul sito www.piazzagrande.it tutte le informazioni sulla serata e sulle
prenotazioni. Speriamo di vedervi tutti,
La redazione
> Il giornale in pdf
Dalla prima pagina: “Buoni e cattivi”
A quanto pare, il re è nudo, finalmente. Come nella favola di Andersen,
qualcuno ha detto candidamente la verità e all´improvviso la città si è
accorta che i “gloriosi” servizi sociali bolognesi non funzionano più
come prima. Addirittura i giornali hanno dato notizia del fatto che
l´assistenza sociale per gli adulti disagiati, compreso l´accesso ai
dormitori per i senza fissa dimora, è limitata ai soli residenti. Questo
è l´effetto del Regolamento generale in materia di servizi sociali (in
particolare l´articolo 4) in vigore dal primo settembre 2008, oltre un
anno fa.
Non serve a molto sbandierare un “noi ve l´avevamo detto”, ma la prima
pagina di questo giornale è stata dedicata alle conseguenze (negative
secondo noi) della riforma dei servizi sociali già a novembre del 2008,
subito dopo dell´entrata in vigore del regolamento, e a luglio del 2009,
quando il Comune metteva a punto le “Modalità operative” per
l´erogazione dei servizi per adulti. Per amore di precisione, la prima
puntata di quella che è ormai una saga era arrivata già ad aprile del
2007 quando criticammo la strategia di intervento sociale dal nome
bizzaro: “accoglienza disincentivante”. Quello era, infatti, il primo
passo ideale verso l´attuale approccio delle politiche di accoglienza e
di sostegno sposato dal Comune. A costo di essere maniacali, spieghiamo
ancora una volta, brevemente, di cosa si tratta. Circa un anno fa, sono
stati istituiti gli sportelli sociali territoriali, situati in ognuno
dei nove quartieri. I cittadini in difficoltà possono rivolgersi allo
sportello del quartiere nel quale risiedono per chiedere aiuto per i
propri bisogni. Dopo un primo colloquio di valutazione, l´utente si
vedrà assegnato un assistente sociale e un piano di assistenza
individuale. A monte di tutto il processo, finalizzato al meritorio
intento di avvicinare i servizi al cittadino, c´è il legame anagrafico
con un quartiere. Ma la domanda che più volte ci siamo posti è questa:
una persona senza dimora che, a prescindere dal luogo di nascita, ha
perso la residenza (può succedere anche un bolognese d.o.c.) a quale
sportello territoriale si rivolgerà? Questa domanda non ha una risposta,
anzi ne ha tante, tutte diverse, tutte poco chiare.
Il sistema decentrato di erogazione di servizi limitando l´assistenza ai
soli residenti ha lasciato un ambiguo ambito di discrezionalità agli
operatori di sportello e agli assistenti sociali, nel quale l´utente
finisce per smarrirsi e desistere dal richiedere quello di cui necessita
per vivere.
Nei mesi scorsi abbiamo raccontato numerose storie di peregrinazioni di
cittadini da un ufficio a un altro, di attese di mesi, di scarsa
competenza del personale. Riguardavano tutte donne e uomini senza dimora
o in condizione di grave disagio economico e sociale. Sono loro i
soggetti che da questo cambiamento ricavano solo disagi.
L´abbiamo già detto e vogliamo ripeterlo: non si tratta di una denuncia
“corporativa”. Limitare l´assistenza sociale a una sola categoria di
cittadini, i residenti, è una scelta sbagliata che investe la città. Non
solo perché in questo momento di generale impoverimento l´esclusione
sociale è un fenomeno che riguarda in concreto un numero crescente di
persone; non solo perché il grado di civiltà di una società si misura
anche dalla sua capacità di distribuire le risorse e di accogliere. C´è
una ragione ancora più basilare: l´accoglienza disincentivante coltiva
il progetto, più o meno nascosto, di allontanare da Bologna una fascia
di persone alle quali ritiene di non poter più dare sostegno. È un
progetto che non si realizzerà, producendo invece una marginalità ancora
più profonda composta di persone abbandonate al loro destino. Come sono
quelle che vivono in strada a Bologna oggi e non possono occupare i
posti in dormitorio rimasti incredibilmente vuoti di residenti.
Siamo stati tempestivi a raccontare tutto ciò su Piazza Grande, ma non è
bastato, finora almeno, a sollevare un dibattito cittadino. Il confronto
di esperienze tra operatori sociali e utenti dei servizi, invece è
andato avanti, passando per Porte Aperte, la settimana di iniziative
pubbliche all´interno delle strutture d´accoglienza e per la Giornata
mondiale di lotta alla povertà, il 17 ottobre in piazza.
Vogliamo fare in modo che questo percorso prosegua e che queste
discussioni coinvolgano la città, che queste voci arrivino agli
amministratori. È ora di inaugurare processi di formazioni delle
politiche sociali (e non solo) in cui la partecipazione di cittadini,
lavoratori, utenti sia una pratica reale e non solo una bandiera elettorale.
Leonardo Tancredi