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Se la “pericolosità sociale” è quella dei fogli di via

Il Tar ha annullato i provvedimenti emessi dal questore verso 12 attiviste/i di Extinction Rebellion, sottolinendo che il partecipare a una pacifica manifestazione non rende socialmente pericolose/i: ovvio ma non troppo, ai tempi del decreto Sicurezza.

19 Aprile 2025 - 10:49

“Appare chiaro come la mera presenza in occasione di una manifestazione non violenta non possa di per sé integrare una condotta tale da giustificare la qualificazione del partecipante come persona socialmente pericolosa, senza che allo stesso sia imputabile una condotta qualificabile come reato o sia contestabile la violazione del foglio di via o del divieto di frequentare determinati luoghi”. Sembrerebbe scontato. Eppure in questi tempi di fortissima restrizione della libertà di dissenso, tristemente ben rappresentati dall’approvazione del decreto Sicurezza, è quanto hanno dovuto mettere nero su bianco i giudici del Tar dell’Emilia-Romagna per annullare i fogli di via che il questore di Bologna aveva emesso lo scorso luglio nei confronti di 12 attiviste/i di Extinction Rebellion dopo una protesta messa in atto a Palazzo D’Accursio, sede del Comune, in occasione della riunione ministeriale del G7 dedicata a scienza e tecnologia. In quell’occasione un gruppo di manifestanti si era incatenato all’ingresso del Comune, altre/i avevano occupato una terrazza e in due si erano calate/i sulla facciata con corde e imbracature insieme a un grande striscione con scritto “G7: la vostra tecnologia, il nostro collasso”.

Un blitz messo in atto per “denunciare l’ipocrisia dei governi del G7 che per anni hanno denigrato la scienza e in questi giorni sono a Bologna per osannarla”, spiegò Extinction Rebellion. Furono 21 le/gli attiviste portate in Questura: si tratta della stessa circostanza in riferimento alla quale Extinction Rebellion denunciò pubblicamente che ad una delle attiviste condotte in negli uffici di piazza Galilei fu chiesto di “spogliarsi e di piegarsi sulle gambe, in un bagno fetido, con il pavimento ricoperto di sporcizia”. Un trattamento “degradante e ingiustificato”, fu sottolineato in un comunicato: la ragazza “ha dovuto togliersi le scarpe, i vestiti e la biancheria intima e piegarsi sotto gli occhi dell’agente che la stava perquisendo, e alle sue richieste di spiegazione è stato risposto che si tratta di una normale procedura a cui sono sottoposte tutte le persone in stato di fermo, nonostante nessuna delle altre 20 persone presenti abbia subito lo stesso trattamento”.

In seguito, arrivarono anche i 12 fogli di via. I giudici amministrativi hanno però accolto il ricorso presentato dalle/gli legali delle/gli ambientalisti, affermando che a questi non è stata contestata alcuna “specifica condotta ingenerante pericolo per la collettività o comunque violenta”. Manca quindi, secondo il Tar, “l’imputazione al ricorrente di una specifica condotta sintomatica della pericolosità sociale”. Inoltre, si legge, “il provvedimento non può ritenersi corredato da adeguata motivazione, anche in considerazione del fatto che non è stata accertata una violazione di precedenti ordini dell’amministrazione”. Questo perché “il provvedimento non consente di desumere che la condotta… costituisca la reiterazione di quella tenuta in altre città d’Italia. Condotta che, peraltro- concludono i giudici- anche nei casi delle precedenti manifestazioni non risulta aver dato luogo all’avvio dell’azione giudiziaria”.