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Scuola, solita musica: “In Emilia-Romagna meno docenti di quanti ne servirebbero”

Il Coordinamento dei presidenti dei Consigli di istituto teme “una serie di gravi conseguenze sui nostri bambini e ragazzi nonché sulla loro crescita didattica ed educativa, proprio in un momento storico nel quale, invece, dovrebbe essere maggiore l’attenzione nei loro confronti”.

30 Maggio 2022 - 11:47

L’assegnazione dei docenti appare “in misura assai inferiore rispetto alle richieste dei dirigenti” scolastici: in altre parole, “ancora una volta” l’Emilia-Romagna rischia di non avere tutti gli insegnanti che servirebbero e a pagarne le conseguenze saranno gli alunni “proprio in un momento storico nel quale, invece, dovrebbe essere maggiore l’attenzione nei loro confronti”. E l’allarme che lancia il Coordinamento dei presidenti dei Consigli di istituto dell’Emilia-Romagna in una lettera al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, al presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, all’assessore regionale alla Scuola, Paola Salomoni, ai vertici dell’Ufficio scolastico regionale e dell’associazione presidi. Una “situazione che ormai da troppi anni mette a rischio quell’istruzione di qualità che tutti dovremmo avere a cuore e, con essa, l’obiettivo di garantire pienamente il diritto allo studio”, sostiene il Coordimanto, mentre in questi giorni i Consigli di istituto stanno programmando il prossimo anno scolastico anche in base alle comunicazioni che giungono dagli Uffici scolastici sull’organico di diritto e stanno “purtroppo verificando che, ancora una volta, l’assegnazione” dei docenti “è in misura assai inferiore rispetto alle richieste dei dirigenti”. Questo “comporta una serie di gravi conseguenze sui nostri bambini e ragazzi nonché sulla loro crescita didattica ed educativa, proprio in un momento storico nel quale, invece, dovrebbe essere maggiore l’attenzione nei loro confronti”.

Nelle scuole primarie, “nonostante le numerosissime richieste”, in troppi casi non si riescono a istituire nuove classi a tempo pieno né a favorire il prolungamento orario dalle 30 alle 40 ore (che sono invece “indispensabili” per “sostenere i più deboli e recuperare le situazioni di svantaggio”). Nelle secondarie, invece, classi al limite per capienza ed organico bloccano richieste di trasferimento, “privando i ragazzi della possibilità di porre rimedio ad una prima scelta non corretta, aumentando il rischio di insuccesso scolastico o, peggio ancora, dell’abbandono”. Si temono anche accorpamenti e smembramenti di classi che, oltre a produrre le classi pollaio, “comportano la perdita di quei rapporti umani, di socializzazione e collaborazione che i nostri figli hanno così difficilmente costruito e cercato di mantenere in questi anni di pandemia”. Nè vanno bene gli sdoppiamenti dove si dovranno garantire le specificità di indirizzo delle singole scuole, “utilizzando i docenti di potenziamento che, pertanto, verranno impiegati in funzioni non loro e priveranno gli istituti di importanti offerte formative”. Tutto questo “rende davvero ardua ed a rischio la corretta programmazione dei dirigenti scolastici” sia organizzativa che didattica e “si ripercuote su bambini e ragazzi, oltre che sulle loro famiglie”: un gruppo classe “molto numeroso a fronte di un corpo docente non stabile può comportare numerose problematiche”.