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Scuola, di nuovo aule al freddo

E’ successo ieri all’Istituto Crescenzi-Pacinotti (con spostamento degli studenti in un’altra ala dell’edificio) e in altri plessi. Sempre ieri, intanto, è andata in scena la protesta degli insegnanti contro l’esclusione dei diplomati magistrali dalle Gae.

09 Gennaio 2018 - 14:01

Ancora classi al freddo nelle scuole bolognesi. Al rientro a scuola dopo le feste natalizie, ieri, è capitato gli studenti di sei aule dell’Istituto Crescenzi-Pacinotti, che si sono dovuti spostare in un’altra ala della scuola, con sospensione delle attività nei laboratori al piano terra dell’ala dell’edificio rimasta al freddo. Sempre ieri, inoltre, è stato necessario risolvere (senza conseguenze per la didattica) alcuni malfunzionamenti agli impianti di riscaldamento segnalati al Copernico, al Mattei di San Lazzaro e nella succursale del Minghetti di vicolo Stradellaccio.

Ieri, intanto, è andata in scena la mobilitazione degli insegnanti contro l’esclusione dei diplomati magistrali dalle Graduatorie a esaurimento (Gae). A Bologna si è tenuto un presidio davanti all’Ufficio scolastico regionale, a Roma si è svolta una manifestazione nazionale vicino al ministero dell’Istruzione. Nella capitale “i manifestanti, sostenuti da uno sciopero plebiscitario che ha coinvolto circa il 90% del settore (il conto non va fatto su tutti i docenti delle primarie e dell’infanzia, ma solo sulla parte delle maestre/i alle quali era rivolto)- scrivono i Cobas– hanno ribadito l’insopportabilità di una sentenza che intenderebbe cancellare il fatto che migliaia di docenti sono stati utilizzati, e spremuti come limoni, in questi anni, venendo considerati perfettamente abili a svolgere il loro lavoro (in Italia nessuno/a ha insegnato a insegnare al 99% degli attuali docenti in tutti gli ordini di scuola: l’apprendimento è avvenuto sempre ‘sul campo’), peraltro con stipendi miserabili rapportati al resto d’Europa”. A Bologna “davanti all’Usr Emilia-Romagna si sono radunate centinaia di lavoratrici e lavoratori, con una protesta rumorosa e combattiva- racconta l’Sgb– che è andata avanti per tutta la mattinata. In piazza si è percepita molta rabbia, sia verso il governo che nasconde le proprie responsabilità dietro una sentenza e non si assume la responsabilità dei propri atti, sia verso quei soggetti sindacali che hanno promosso i ricorsi, ma, a differenza di altre, ora non scendono in piazza e si limitano a cercare vie d’uscita per salvare la faccia al governo. Una delegazione di manifestanti è stata ricevuta dalla Direzione dell’Usr e al termine dell’incontro ha riferito che l’amministrazione è in forte difficoltà ma si trincera dietro al governo”. Sposa la protesta il Cua: “A Bologna erano più di 200 gli uomini e le donne in presidio di fronte al provveditorato: ‘Qui oggi non si passa, non siamo marionette’ è stato il deciso messaggio della piazza. A tutti e tutte loro va la nostra solidarietà. Negli ultimi anni abbiamo, dove possibile, contestato con forza le politiche dei governi nei confronti della scuola e della formazione. Tutti, senza esclusione di colpi, hanno attaccato e vessato il nostro mondo. Oggi una quantità esorbitante di maestri e maestre precari rischiano di non aver più alcuna possibilità di vedersi riconosciuto il ruolo, tantissimi e tantissime altri – per quanto riguarda la scuola secondaria di primo e secondo grado – dovranno letteralmente pagare, a causa del percorso obbligatorio Fit (Formazione iniziale e tirocinio) per abilitarsi alla professione che paradossalmente già stanno svolgendo: a Bologna 20 euro a credito, per un totale di 480euro (24 crediti) – praticamente quasi uno stipendio”.