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Scioperi tra i lavoratori, mentre Merola chiude 32 parchi

Porte chiuse nelle aree verdi recintate, ieri era toccato agli orti urbani. Braccia incrociate alla Bonfiglioli di Calderara e tra i facchini Sda, Usb lancia astensioni dal lavoro per quindici giorni in tutto il settore industriale emiliano-romagnolo. Scritta su sede Confindustria: “Salute vale più del profitto”. Nel bolognese 16 nuovi contagi.

12 Marzo 2020 - 19:30

Il sindaco ha firmato una nuova ordinanza per il contenimento delle infezioni da Covid-19, in vigore da domani al 3 aprile, che chiude trentadue tra parchi e giardini pubblichi (quelli recintati) e vieta in tutte le aree verdi l’uso di aree giochi e impianti sportivi.

L’accesso sarà interdetto a otto parchi al Santo Stefano (Giardini Margherita, Lunetta Gamberini, San Leonardo, Guasto, Montagnola, Baraccano, Villa Teresa e via del Piombo), sedici al Porto-Saragozza (11 settembre, Melloni, Baden Powell, Barone Rampante, San Francesco, San Rocco, Cavaticcio, Pincherle, John Klemlen, Villa Cassarini, Villa delle Rose, Villa Spada, San Giuseppe, Graziella Fava, Garibaldini di Spagna e il giardino dell’Ospedale Maggiore), quattro al Navile (Villa Angeletti, Dlf, Primo Zecchi, Kolletzek) due al Reno-Borgo Panigale (Parco dei Pini e via Chiarini), due al Savena (Civico Corelli, Villa Paradiso). In tutte le altre aree verdi Merola raccomanda il “rigoroso rispetto” del divieto di assembramento sancito dal penultimo decreto del governo e delle limitazioni allo spostamento consentito solo per: comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute, rientro presso il proprio domicilio. Ogni violazione comporta il reato di inosservanza di provvedimenti dell’autorità, con pene previste fino a 206€ di multa o tre mesi di reclusione. Ieri, con una diversa ordinanza, a essere chiusi erano stati invece gli orti urbani.

Salgono a 122 i contagiati nel bolognese (16 in più di ieri), di cui 42 nel circondario di Imola (lo stesso dato di ieri). Nel complesso in Emilia-Romagna i casi di positività sono 1.947, (+208), a fronte di 7.600 i campioni refertati.In isolamento in casa ci sono 811 persone, 112 (+8) i ricoverati in terapia intensiva, 43 le guarigioni, 146 i decessi (+33). Tra le province, destano preoccupazione Rimini, con 312 casi (+67) e Parma, con 430 (+52). Piacenza raggiunge i 679, ma solo 15 in più di ieri. A Modena i contagi sono 190 (+27),  a Reggio Emilia 123 (+9),  a Ravenna 41 (+10), a Ferrara 17 (+5), a Forli’-Cesena 33 (+9).

Sono quasi 1.300 posti letto allestiti in Emilia-Romagna per far fronte all’emergenza: 211 per la terapia intensiva e 1.079 per gli acuti all’interno di altri reparti. Il piano definito in questi giorni dalla Regione prevede di arrivare fino a 539 posti letto di terapia intensiva e a 3.120 posti per gli acuti.

Si scalda nel mentre il clima sui posti di lavoro. Usb ha proclamato 15 giorni di sciopero di tutto il settore industriale dell’Emilia-Romagna e di tutte le imprese operanti all’interno (ristorazione, logistica, ecc), finché non verrà ottenuto “il blocco temporaneo di tutte le attività produttive ad eccezione di quelle strettamente collegate alla lotta alla pandemia, l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, con l’integrazione piena del salario, ’adozione, e il controllo degli organi preposti, di tutte le misure necessarie corrispondenti ai livelli di rischio legato alle specifiche situazioni lavorative”.

Prima della convocazione dello sciopero, sempre dall’Usb era arrivata la richiesta di almeno due settimane di fermo alla Gd. E al rientro al lavoro, poi, per il sindacato vanno prese delle misure di sicurezza: introducendo, innanzitutto, l’obbligo di indossare nel perimetro aziendale la mascherina, da considerare uno strumento di protezione personale di cui avere cura. Il sindacato, inoltre, propone di riorganizzare i reparti su due turni secchi 8-13 e 13-20 per limitare il numero di persone presenti negli stabilimenti, prevedere un servizio di sanificazione quotidiana delle postazioni di lavoro, chiudere macchinette per il caffè e fontanelle per l’acqua. Alla riapertura dovrebbe, poi, essere controllata la temperatura i dipendenti in entrata: “Chi ha piu’ di 37.5 deve andare a casa”, dice Usb.

Oggi intanto si è fermata per un’ora in uscito da ogni turno la Bonfiglioli riduttori di Caldarara. Hanno scritto le rsu: “Riteniamo gli interventi predisposti dall’azienda per adeguare gli stabilimenti alle prescrizioni di sicurezza insufficienti nonostante vi siano incontri frequenti e disponibilità. Stiamo chiedendo a piu’ riprese l’acquisto di mascherine per consentire al lavoratori la massima sicurezza, dando la precedenza a chi arriva con i mezzi pubblici e collettivi, vista la facilita’ di trasmissione del virus”. Hanno aggiunto: “Chiediamo alle autorita’ competenti una spiegazione in merito alla campagna governativa ‘Io sto a casa’, che stiamo accertando non vale per noi operai. Non e’ accettabile che venga prima il profitto, il pil, della nostra salute”.

Sciopero anche per i facchini Sda. Scrivono i Si Cobas: “Ci dicono di stare tutti a un metro di distanza ma stiamo in spazi chiusi stipati di merci! Ci dicono che le mascherine non servono ma non possiamo più entrare negli uffici, siamo trattati come appestati! l’OMS raccomanda di disinfettare le superfici.. Ma i magazzini non vengono nemmeno santificati..ci mandano dai clienti nelle case delle persone a consegnare pacchi e vogliono che venga firmata l’avvenuta consegna.. Nei bagni manca perfino il sapone e l’amuchina viene centellinata…

“La salute vale più del vostro profitto” è la scritta che appare sui muri della sede di Confindustria nelle fotografie pubblicate in rete da Noi Restiamo: “Un messaggio chiaro sulle mura della sede di Confindustria Emilia-Romagna, fermare la produzione è necessario per ermare i contagi, non c’è più tempo! L’impatto dell’epidemia coronavirus sta facendo collassare il sistema sanitario ridotto allo stremo da anni di politiche di tagli e privatizzazioni, le stesse politiche di gestione della crisi economica che ha imposto austerità alle fasce più povere della popolazione e salvato imprese e banche.In questa situazione sono inaccettabili le pressioni criminali di Confindustria al governo per non cessare la produzione, costringendo decine di migliaia di lavoratori a recarsi a lavoro esponendo a rischio se stessi e le persone vicine”.

Intanto il caso coronavirus è una dimostrazione in più che la Regione deve rinunciare all‘autonomia differenziata, secondo il Forum per il diritto alla salute, che ne parla in un documento firmato tra le varie sigle anche da Sgb, Usb e Cobas: “L’epidemia in corso di covid-19 “ha portato alla luce in maniera inconfutabile sia l’inutilità ed i rischi connessi alla richiesta delle Regione Emilia-Romagna di ulteriori forme di autonomia regionale in sanità, sia le insufficienze strutturali nelle quali e’ venuto a trovarsi il servizio sanitario nazionale pubblico a causa delle politiche di austerity adottate negli ultimi due decenni in forma di tagli al fondo sanitario nazionale e privatizzazione del finanziamento e dell’erogazione delle prestazioni assistenziali ed anche della ricerca e della didattica e formazione biomedicale, universitaria e non”.