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Scintille tra Merola e Làbas, ma spunta la proposta Staveco [audio]

Il collettivo replica punto per punto al sindaco che aveva difeso l’operato dell’amministrazione. Poi l’assessore Lepore tira fuori l’ex caserma di viale Panzacchi, attirandosi però subito un fuoco di fila da maggioranza e opposizione.

10 Agosto 2017 - 15:17

“Merola ha trattato la questione con superficialità e stucchevolezza, ostinarsi a non riconoscere la sostanza del discorso in atto significa non aver capito il ruolo di sindaco, trattare senza rispetto i cittadini e le cittadine che rappresenta”. Così, ai microfoni di Zeroincondotta, dopo lo sgombero di martedì un attivista di Làbas replica (con un audio raccolto durante il mercato di ieri) al primo cittadino, che ieri aveva rigettato la data del 9 settembre, giorno per cui è già in programma un corteo cittadino, come scadenza per trovare una soluzione per l’esperienza che per cinque anni ha animato l’ex Masini. Il confronto, aveva detto Merola, “va fatto alla luce del sole e senza scadenze”, il percorso di Làbas “va salvaguardato ma non in quegli spazi”, perché la caserma di via Orfeo “è destinata a residenze private e ad alberghi in una scelta condivisa con il Comune perché in altre ex caserme sono previsti verde, scuole e servizi. A Bologna non c’è nessuna logica di profitto contro l’interesse pubblico, so riconoscere la speculazione e fermarla”.

> Ascolta l’attivista di Làbas (l’articolo prosegue sotto il player audio):

 

Proprio da quest’ultimo punto prende le mosse una risposta articolata e punto per punto che gli attivisti di Làbas affidano a un post su Facebook: “Come fa a non ritenere speculazione la costruzione di un albergo di lusso, di appartamenti di lusso, di un ristorante e di un parcheggio al posto di una realtà come Làbas?” E ancora: “Avete mai consultato i cittadini per sapere cosa ne pensano di questo progetto? La risposta la conosciamo noi, ed è negativa. Perché avete sempre avuto paura di farlo. Noi, invece, con i cittadini del quartiere ci confrontiamo ogni giorno, sin dal 2012, quando abbiamo occupato questa ex caserma abbandonata e degradata che era proprietà del Demanio”. A proposito: “Dei 7,5 milioni di euro che il Comune ha incassato dall’operazione della vendita delle caserme a Cassa Depositi e Prestiti cosa ne avete fatto?”

Làbas ricostruisce poi i diversi incontri avuti negli anni con l’amministrazione: “Il primo interlocutore è stato l’ex assessore alla Cultura Davide Conte (ora al Bilancio) nei primi mesi del 2016, appena insediatosi dopo il vergognoso sgombero di Atlantide e la cacciata di Alberto Ronchi. In questi due incontri ufficiali, ma riservati, Davide Conte non ha delineato alcuna soluzione e alcuna proposta. Sono stati incontri inutili, che non si possono definire diversamente. Poi è cominciata la campagna elettorale, quindi chi ‘s’è visto s’è visto’.  A seguito delle elezioni il nostro interlocutore è diventato il nuovo ‘capo di gabinetto’ del Sindaco Valerio Montalto, che abbiamo incontrato tre volte alla sede del Quartiere Santo Stefano in presenza della Presidente Rosa Amorevole (che avrebbe dovuto avere un ruolo di raccordo politico e ‘garanzia’). Anche in questi incontri non c’è mai stata proposta una soluzione credibile. Anzi, alcuni di questi momenti sono stati a dir poco grotteschi: ci è stato prima chiesto di far rimanere segretissimi questi incontri pena lo sgombero immediato (alla faccia della trasparenza e della ‘luce del sole’), poi c’è stato chiesto testualmente di farci un giro in città per cercare dei posti vuoti, infine c’è stata fatta una proposta ridicola. Che è quella sostanzialmente di trasferirci in uno stanzone (!) in via del Porto, sotto gli appartamenti del co-housing. Siamo andati a vedere questo luogo che è stato proposto praticamente a ogni realtà organizzata di questa città, non ancora completato proprio perché l’amministrazione è disperata e non sa che farne, senza nemmeno sapere i tempi di conclusione dei lavori. Un luogo piccolo, in un quartiere dall’altra parte della città, ancora inagibile, del tutto coperto da decine di abitazioni e senza spazi esterni. A questa proposta noi abbiamo risposto che non la consideravamo nemmeno come tale, che fosse una presa in giro. Abbiamo insomma risposto come hanno risposto tutti coloro a cui è stato proposto quel luogo. Lo stesso Valerio Montalto e la Presidente Amorevole non erano affatto convinti, tant’è che successivamente c’è stato detto che avrebbero continuato la ricerca di luoghi adatti e che nel frattempo non ci sarebbe stato nessuno sgombero senza il volere dell’amministrazione, contraria allo sgombero stesso. La nostra interlocuzione con Valerio Montalto si è conclusa così, con un ‘ci riaggiorniamo'”.

Infine, “le ultime notizie che abbiamo avuto dall’amministrazione risalgono ad una decina di giorni fa. Un nostro compagno ha incontrato, in maniera del tutto informale, ‘l’assessore all’immaginazione civica’ Matteo Lepore. In questa conversazione Lepore ha detto che si sarebbe preso in carico la questione e che avrebbe finalmente ragionato su dei luoghi da discutere in autunno, in un grande progetto complessivo per la città. Oltre a questo, ci ha detto che al ‘tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico’ si era concordato con la Questura e la Prefettura che non ci sarebbe stato alcuno sgombero, perché l’amministrazione si stava prendendo carico della ricerca di una soluzione per Làbas. Questa è la ricostruzione della realtà, che ha visto oltre 20 sgomberi negli ultimi due anni. Le chiacchiere stanno a zero, i fatti parlano da soli. Caro Sindaco, il mese di tempo non è un ultimatum. Il mese di tempo è la necessità di questa città di riavere un luogo come Làbas. È per questo che il 9 settembre faremo una grande manifestazione per riprenderci ciò che è nostro”.

A proposito di Lepore, stamattina ha battuto anche lui un colpo, su Facebook, confermando la ricostruzione diffusa da Làbas degli ultimi contatti intercorsi, definendo lo sgombero di lunedì “un grandissimo errore”, e avanzando una proposta concreta: “C’e’ uno spazio da conquistare per Làbas alla Staveco e per altre realtà del quartiere. Possiamo aprire un laboratorio di partecipazione o, come piace dire a noi, di ‘immaginazione civica’. Possiamo salvaguardare il prezioso patrimonio politico e sociale di La’bas rispettandone l’autonomia e conservandone il radicamento”. Una proposta che però si è attirata nel giro di pochi minuti strali non solo dall’opposizione ma anche da componenti dello stesso Pd.