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Salvini porta le destre di tutta Europa? E Merola le accoglie

L’ipotesi di un’adunata convocata dalla Lega. “Quando vuole”, dice il sindaco, che intanto si smarca dai colleghi che intendono disobbedire al decreto sicurezza-immigrazione. Statue dei partigiani con i salvagente. Coordinamento Migranti: “Europa ostaggio di sè stessa”.

05 Gennaio 2019 - 12:04

Virginio Merola (foto Iperbole)Un’internazionale delle destre europee, un raduno delle forze populiste e sovraniste. Un’adunata nefasta, insomma. Secondo quanto emerso sulla stampa mainstream, è l’evento a cui starebbe pensando il leader leghista e vicepremier Matteo Salvini. L’appuntamento, pensato anche in relazione alle tornate elettorali di maggio, si svolgerebbe nel corso di marzo e sarebbero due le città in lizza: Bologna e Firenze. Per come la vede il sindaco Virginio Merola, per Salvini & company le porte della città sono aperte: “Bologna è accogliente e tutti possono riunirsi qui, quelli che la pensano come Salvini e, possibilmente, anche quelli che non la pensano come lui”. Sarà anche vero che un sindaco non può tout court sancire che un evento di questo tipo non può tenersi a Bologna, ma Merola neanche si spreca di assumere una posizione politica di contrarietà: anzi, “Salvini può venire a Bologna quando e come vuole”, ci tiene a sottolineare, irridendo perfino un suo stesso assessore, Matteo Lepore, per le sue dichiarazioni (“Salvini avrà sicuramente pane per i suoi denti”) rilasciate sullo stesso tema: “Credo che Matteo in questi giorni sia andato dal dentista e abbia dei problemi”. Allo stesso tempo, Merola prende le distanze dai sindaci che in Italia hanno dichiarato l’intenzione di non applicare le nuove norme salviniane su sicurezza e immigrazione. “Bologna lancia un messaggio al resto del Paese: fate come noi- sono le parole del sindaco- costruiamo una rete di solidarietà concreta, non fatta di gesti simbolici e di disobbedienza astratta, perchè un sindaco ha giurato fedeltà alla Repubblica, che non è Salvini, ma tanti Comuni e cittadini che hanno diritto di esprimere le loro opinioni, quindi noi semplicemente faremo quello che la Costituzione affida ai Comuni”. Ma Merola guarda anche ai risvolti personali: “Io non farò mai a questo Governo il regalo di potermi incolpare o incriminare perchè non obbedisco alla legge”.

Nel frattempo, ieri si è svolta un’iniziativa di comunicazione in vista del presidio previsto per le 16 di oggi in piazza Verdi con l’obiettivo di chiedere l’apertura immediata di un porto sicuro per le navi di Sea-Watch e Sea-Eye. Ha scritto Ya Basta su Facebook: “Resistiamo contro le barbarie per costruire ponti tra mare e terra, opponendoci all’odio che tiene in ostaggio 49 persone alle porte d’Europa. Gli eroici partigiani della battaglia di Porta Lame oggi indossano gli stessi giubbotti salvagente delle migliaia di persone che ogni giorno rischiano la propria vita per salvarsi. Invitiamo tutte le realtà che in questi ultimi mesi si sono avvicinate al percorso di Mediterranea Saving Humans ad attivarsi (ognuna nei propri territori ed ognuna secondo le proprie modalità) per portare sostegno a Sea-Watch e Sea-Eye”.

Sulla vicenda Sea Watch interviene anche il Coordinamento Migranti: “Con una mossa da guitto il vicepremier Di Maio ha improvvisamente dichiarato la disponibilità (sua? dell’Italia? di Salvini?) ad accogliere le donne e i bambini che ormai da 14 giorni sono a bordo della Sea Watch 3. Il suo problema è certamente la montante protesta che anche nel Movimento 5 Stelle critica la legge sicurezza del suo compare Salvini. Per Di Maio, infatti, gli uomini possono rimanere su quella prigione galleggiante. Uno di questi uomini aveva saggiamente dichiarato: «Questa nave è una prigione, come le prigioni libiche da cui siamo scappati». Filo spinato e sbarre di metallo sono nel destino dei migranti, esattamente come la loro pretesa di libertà che li porta a spezzare entrambi. È con questa pretesa che oggi uno dei migranti della nave si è tuffato per provare a raggiungere Malta. Non sappiamo come finirà davvero questa prigionia in mare. Sappiamo però che l’Europa è ormai prigioniera di se stessa, delle sue politiche razziste, messe costantemente in tensione da movimenti transnazionali di donne e uomini che non sa e non può governare. Da 14 giorni questi migranti tengono in ostaggio l’Europa, tanto quanto quest’ultima tiene in ostaggio loro. Da qui l’indecoroso spettacolo delle offerte di Francia, Olanda e Germania a ospitarne una quota a testa (ma quanto è una ‘quota’ di 32 migranti?), senza però poter fornire dei porti di sbarco sicuri. Italia e Malta, che avrebbero dei porti sicuri, si sono rifiutate finora di farli sbarcare. Però adesso arriva Di Maio: lo stesso che vuole concedere il reddito di povertà solo ai migranti meritevoli e che sostiene fino in fondo la legge Salvini. Le stesse cose ritornano fino a superare la farsa, in uno stallo che sarebbe ridicolo se non ci fosse in gioco la vita di uomini, donne e bambini. Nonostante le trovate a effetto, la soluzione non può essere un salvataggio occasionale, così come non può essere lasciata alla sola opposizione dei sindaci. Le migrazioni non possono essere ridotte a un problema giuridico. Il significato politico di questo stallo va perciò oltre l’episodio in sé e mostra semmai come i porti chiusi non saranno al sicuro finché nel Mediterraneo donne e uomini migranti tenteranno – e continueranno a farlo – la strada della libertà. E di tutta la loro pretesa di libertà avremo bisogno per combattere un razzismo che si è fatto legge e viene quotidianamente amministrato secondo diritto da Prefetture, Questure e Commissioni territoriali, che tengono in ostaggio anche qui sulla terraferma le vite di migliaia di uomini, donne e bambini”.