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Roma / Una marea libera e ribelle contro la violenza sulle donne [foto]

Partecipazione straordinaria al corteo promosso dal coordinamento nazionale #Nonunadimeno. In piazza femministe, queer, transgender, sex workers, ma anche molti uomini.

27 Novembre 2016 - 13:36

#NonUnaDiMeno - © Michele LapiniSe in migliaia di persone scendono in piazza per dire “No alla violenza sulle donne” è evidente che un problema c’è. Un corteo fortemente partecipato (#siamomarea è l’hashtag trafficatissimo su twitter) quello che ieri ha manifestato da piazza Repubblica  a piazza San Giovanni, e che secondo la stima delle promotrici del coordinamento “Non una di meno” ha visto sfilare oltre duecentomila persone, numeri che non si registravano da tempo per un corteo nato dall’autorganizzazione. Tanti i contributi delle realtà femministe, queer, transgender, delle sex workers di tutto il paese, significativa anche la partecipazione maschile.

Gli interventi dal camion si sono susseguiti e hanno denunciato cosa vuole dire violenza di genere nella società. Tra i temi più rilevanti anche quello sui corpi delle donne nelle strutture sanitarie: “Vogliamo essere libere di scegliere rispetto alla nostra maternità – è uno degli interventi raccolti dagli inviati di Zeroincondotta – i nostri vengono calpestati quando le donne partoriscono in barella, quando negli ospedali il 90% dei medici sono obiettori. Questi signori che si dicono portaori della salute, spesso ci fanno solo profitto, e i nostri corpi sono nelle loro mani. Non si può parlare di salute se non si hanno i soldi per un’assicurazione. Ormai il ricatto passa su tutti i fronti, non si può più parlare di salute pubblica”.

“Uomo violento non è malato è figlio del patriarcato” lo slogan più urlato dalla piazza. Tantissimi gli argomenti portati dai diversi spezzoni del corteo. A partire dalla violenza contro le donne nei luoghi pubblici, del sessismo nei posti di lavoro, e della formazione nelle scuole che troppo spesso lascia che le ragazze crescano con lo stereotipo di genere.

Nella prima parte dello spezzone le volontarie dei centri anti violenza di tutta Italia, hanno ricordato quanto siano importanti le cure che prestano alle donne vittime di violenza. Strutture che oggi sono messe in discussione perché marginalizzate dalle pubbliche amministrazioni.

Dietro al camion anche le bandiere dal Kurdistan che ricordano: “Donne e uomini curde, compagni e compagne del centro. c’è una guerra contro le donne nel mondo in corso con punte in kurdistan e turchia, con violenza mirata contro le donne, che hanno sventato l’approvazione della legge a difesa degli stupratori delle bambine.” E’ la stessa comunità curda che testimonia con la sua presenza al corteo la grave situazione in kurdistan: “la città di Sirnak è stata occupuata con un coprifuoco per mesi, la città è stata distrutta per l’80%, praticamente rasa al suolo, con 50.000 profughi su una città di 60.000 abitanti”. E c’era pure la delegazione delle donne dalla Polonia a ricordare che il dititto all’aborto anche nel loro paese membro dell’Unione europea, non è un diritto garantito.

Tra le realtà di movimento che sono arrivate da Bologna,  solo rallentate dalle perquisizioni ai pullman, la Favolosa coalizione che ha fatto una performance lungo via dei Fori imperiali e il collettivo Mujeres Libres.

Una giornata colorata e partecipata che ha lasciato tutte e tutti felici del percorso fatto e certi di aver lasciato il segno in un percorso di lotta che rimane ancora aperto: “Dichiariamo guerra alla violenza di genere, siamo libere, siamo delle ribelli”.

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