Attualità

Rimini / Occupata “Casa Madiba”

Occupata sabato una immobile di proprietà del Comune di Rimini. Nasce così “Casa Madiba” che ospiterà oltre a migranti ex Ena senza fissa dimora anche un laboratorio cittadino di politiche antirazziste.

08 Dicembre 2013 - 15:34

Aperta la porta dei nuovi diritti. Nasce “Casa Madiba”.

(Foto Global Project)

Nella giornata di sabato 7 ottobre a Rimini – come avvenuto venerdì a Napoli – abbiamo aperto la porta di un edificio comunale abbandonato, uno dei tanti luoghi segnato dalla povertà e dalla cecità delle politiche abitative capaci di rispondere solo, da un lato, agli interessi della rendita e della speculazione (16.000 gli appartamenti sfitti in città) e dall’altro a quell’umanitarismo legalitario che serve per mettere a posto le coscienze ma non incide minimamente sull’imbarbarimento delle politiche sociali, abitative e migratorie nel nostro paese e in Europa.

In buona sostanza non impatta minimamente sullo stato di cose presenti.

Abbiamo aperto una porta per attraversare un nuovo luogo e nuove progettualità e per produrre servizi oltre che rispondere ai bisogni abitativi delle cittadinanze negate (homeless, migranti ex ENA). Un’azione concreta che restituisce un’immagine forte e reale in antitesi al monumento la “Porta d’Europa” che si trova a Lampedusa. Monumento realizzato nel 2008 che è lì a simboleggiare tutta la falsità di una retorica dell’accoglienza e di “apertura” ai flussi migratori che ad esempio con l’Emergenza Nord Africa o dopo l’ennesima strage, la più grande, quella del 3 ottobre 2013 finisce per rispecchiare il vero lato delle politiche di controllo delle frontiere camuffate da un umanitarismo benevolo: sgomberi, respingimenti, sperpero di denaro pubblico, detenzione nei CIE, marginalità sociale e povertà estrema e 20.000 morti annegati nel mare Mediterraneo.

Un conto è aprire una porta vera verso i diritti per produrre nuovi fonti normative dal basso come abbiamo fatto oggi e proveremo a fare quando il 31 gennaio ci troveremo sull’isola per scrivere la “Carta di Lampedusa”, un conto è costruire una porta finta, metaforica per mettere in pace le nostre coscienze.

Per queste ragioni non c’è mediazione possibile su questi temi e soprattutto non c’è tempo da perdere.

Sono tante troppe anche nella nostra città le persone che vivono in condizione di totale abbandono e in rifugi di fortuna. Oggi questa porta aperta e questa casa dimostrano che è possibile uscire dall’invisibilità e riappropriarsi dei beni abbandonati per recuperarli e riutilizzarli.

Questa porta aperta dimostra che è possibile produrre nuovi fatti e fonti normative dal basso e quindi una reale alternativa al sistema capitalistico.

Da questa porta aperta guardiamo all’Europa che vogliamo, dove la libera circolazione il rispetto dei diritti umani, politiche sociali e abitative vere sono gli obiettivi minimi che dobbiamo conquistare a partire anche da qui, da una delle tante provincie di questa Italia grigia e imbarbarita.

Nasce così da oggi “Casa Madiba” in ricordo di Nelson Mandela.

Questa sera [sabato ndr] dalle ore 19 ci sarà un’aperitivo solidale e musica fino alla tarda serata per raccogliere i primi fondi per l’autorecupero della casa e nelle domani domenica 8 dicembre alle ore 17.30 per un’assemblea pubblica sul diritto all’abitare e sulla difesa di questa occupazione. La casa si trova in via Dario Campana dietro la palazzina Amir e di fianco alle onoranze funebri Amir.

Vi aspettiamo!

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I migranti di Casa Madiba (Ex ENA)