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Rimini / Da sfruttate in albergo a homeless

Il racconto della vicenda di Antonella e Maurizia, prima “trattate come bestie” e poi licenziate, dà lo spunto per un approfondimento sul lavoro nelle strutture ricettive riminesi, tra “furto del salario e dittatura del sorriso”.

30 Luglio 2017 - 16:41

di Marco Caligari

La denuncia delle lavoratrici occupate in alberghi riminesi

Alle ore 12 di venerdì 29 luglio, nell’invaso del Ponte di Tiberio di Rimini, due lavoratrici hanno denunciato la propria condizione di sfruttamento ed il violento licenziamento, che le ha rese improvvisamente homeless. Nello specifico, le offese del titolare nei loro confronti sono avvenute anche di fronte ai carabinieri. Antonella (37 anni) e Maurizia (36 anni) sono state reclutate da un’agenzia ed occupate presso un consorzio di tre alberghi a Rimini nord. Le lavoratrici hanno spiegato di aver preso visione del contratto dopo diverse settimane, di aver lavorato ad altissimi livelli circa 12 ore al giorno e senza giorno libero.

Dimensione globale e di genere

L’8 marzo del 2017, un coordinamento internazionale di femministe ha lanciato e promosso uno sciopero globale di 24 ore per combattere la violenza di genere, la mancanza di stato sociale e lo sfruttamento nelle diverse situazioni lavorative. L’affollata assemblea di Roma del 26-27 novembre 2016 della rete nazionale “Non Una di Meno” ha costruito una piattaforma, con una speciale attenzione alle questioni di lavoro. Nello specifico “si è partiti dal concetto della femminilizzazione del mercato del lavoro intesa non come maggiore presenza delle donne, quanto piuttosto come riduzione del lavoro nel suo complesso alle condizioni di precarietà, gratuità e natura suppletiva a quello maschile” ed hanno rivendicato “erogazione di un reddito di autodeterminazione universale e possibilmente europeo che possa garantire indipendenza e dignità anche in ottica lungimirante”.

“Donne da tutte le parti del mondo… siamo trattate come bestie, non ci danno neanche da mangiare bene, mangi il pane del giorno prima, (…) il pranzo viene preparato alle 12, poi noi lavoratrici mangiamo alle 15,30 e quel cibo è di pessima qualità e ci faceva male”, con queste parole Maurizia descrive un ambiente internazionale di cuoche e cameriere. Nella denuncia delle due donne, il cibo è un elemento di unione, simbolico della bassa qualità della vita all’interno degli alberghi.

Spesso la solidarietà si manifesta in piccoli gesti di cura al femminile sanzionati dal titolare dell’albergo: “La cuoca ci salvava mettendoci del cibo sano da parte e ce lo passava di nascosto (…) per farci capire, quando io stavo male, il titolare ha rimproverato la cuoca, perché lei mi ha dato la pasta in bianco per farmi riprendere, tutti sanno che la macchina senza benzina non va, ma in questo albergo non era scontato”. Una collega le portava sali minerali ed integratori energetici, simbolo di semplici gesti di umanità fra lavoratrici.

Nella denuncia delle due donne trentenni, gli uomini appaiono come i responsabili del sistema di organizzazione del mercato del lavoro e del processo lavorativo, ovvero l’agenzia di reclutamento e il titolare della catena alberghiera, chiamato in diverse situazioni, con alto rispetto formale, “il signore”.

La pessima situazione lavorativa, narrata dalle due lavoratrici e da Adl Cobas, non è banalmente definita dalla dialettica genere, come si comprende dalle parole di una lavoratrice: “La moglie del signore arrivava appena il cibo era pronto, si prendeva le cose migliori e preparava un tavolo separato, lei non voleva mangiare con noi, donne del personale, mangiava prima e nella sala dei clienti”.

Manila Ricci (Adl Cobas) sostiene che circa il 60% degli occupati nel settore turistico della provincia di Rimini sono donne. Lei afferma che lo sfruttamento, in alcuni casi si trasforma in violenza privata, sia fisica sia psicologica.

In questo contesto, il titolare ha aggredito Maurizia, mettendole le mani addosso, definendola “morta di fame e ladra”. L’ultimo giorno di lavoro, alle 22,30 sono state cacciate dal titolare dal proprio alloggio, rendendole homeless. Le lavoratrici si sono sentite ferite nel proprio orgoglio.

Italia: la rappresentazione di Gramellini e il superamento del contratto nazionale

Il giornalista Massimo Gramellini ha intitolato un articolo del 15 luglio 2017 “La scomparsa della cameriera”. Partendo dal caso specifico di un albergatore della Provincia di Bologna, Gramellini ha proposto un’analisi complessiva del sistema Italia: “Può darsi che, a dispetto delle statistiche, la situazione non sia ancora così disperata da rendere appetibili i lavori stagionali. Resta il fatto che l’entrata dell’hotel fronteggia quella di un istituto alberghiero a cui risultano iscritti novecento studenti. Bisognosi, si presume, di esperienze pratiche. E soltanto un Paese squinternato come il nostro poteva allestire un sistema scolastico che non riesce a fare attraversare la strada neanche a uno di loro”.

Questa conferenza stampa dell’Adl Cobas denuncia casi specifici e circostanziati di mancanza di diritto alla salute delle cameriere di sala e delle camere: “Durante un servizio, ho iniziato a perdere sangue dal naso, una collega mi ha messo il ghiaccio nella testa. Poi è arrivata la moglie del titolare, dicendomi di non preoccuparmi, ma senza propormi riposo o cure mediche. Le solite due ore di pause pomeriggio. Quando le ho chiesto del dottore e dell’ambulanza la moglie del titolare ha fatto finta di non sentire. Gli svenimenti ti vengono in ambienti caldi e lavorando 12 ore di lavoro”. Le due donne spiegano ai giornalisti che un carico eccessivo di lavoro rende agitato il sonno e non consente un adeguato riposo.

L’agenzia di reclutamento ha suscitato l’interesse delle lavoratrici, grazie alla promessa di garantire sia la stagione estiva al mare e la stagione invernale in montagna.

Nella prima parte del 2017, il tema del lavoro è stato al centro del dibattito politico, perché il governo ha avuto la capacità di evitare i referendum proposti dalla Cgl. Allo stesso, tempo negli ultimi anni i diversi governi hanno incrementato diverse forme di lavoro (voucher, volontariato, tirocini degli studenti ect) oltre al classico contratto di lavoro.

Il coordinatore locale di Sinistra Italiana (Domenico Stramandinoli) ha annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro del Lavoro in merito al numero d’ispettori di lavoro presso il più importante distretto del turismo in Italia. Inoltre, SI richiederà la creazione di una specifica task force per realizzare ispezioni all’interno delle aziende del settore turistico, alla luce del calo degli ispettori del lavoro nella Provincia negli ultimi anni.

In questo caso, esisteva un contratto fittizio, in altre parole il documento descrive 40 ore settimanali e il giorno libero, in realtà le due lavoratrici erano occupate per circa 90 ore settimanali e senza il rispetto del giorno di riposo. Il contratto di lavoro è stato presentato alle due lavoratrici solo dopo diverse settimane (per la precisione diciotto e venti giorni), con una forte discrepanza fra le condizioni formalizzate e quelle reali.

Rimini: la denuncia di Adl Cobas

L’estate riminese è stata caratterizzata dall’altissima capacità del sindaco di creare un marketing innovativo e concentrare l’attenzione sui rilevanti cantieri presso i principali edifici e monumenti storici. Adl Cobas mostra il forte contrasto esistente fra due differenti approcci del sindaco e presidente della Provincia: da un lato la celerità nella chiusura dei cantieri e dall’altro la mancata applicazione dell’o.d.g. sul Lavoro Gravemente Sfruttato, approvato dal Consiglio comunale di Rimini nel marzo 2013. Ricci sostiene che l’innovazione degli ultimi anni è rappresentata dal che fatto che anche i lavoratori ampiamente qualificate abbiano iniziato a denunciare le condizioni di grave sfruttamento, in modo affine ai manifesti affissi dalla locale sede della Cgil. L’esperienza dei sindacalisti Adl Cobas mostra che i tempi dell’Ispettorato del lavoro sono eccessivamente lunghi. Sono stati esposti i conteggi, in cui si evince che ogni lavoratrice svolgeva l’attività di tre cameriere assunte con il rispetto della legalità. Rifacendosi al contratto nazionale, il sindacato di base richiederà il pagamento delle ore di straordinario realizzate in tre settimane: 116 (Antonella) e 115 (Maurizia). Le quali sottolineano gli alti ritmi di lavoro ed i continui richiami del datore di lavoro.

Il punto di vista delle migranti ci offre uno sguardo sorpreso di fronte al contesto romagnolo ed in forte contrasto con il sogno che sta alla base del viaggio, come spiega una cameriera di sala: “Ho visto una realtà che non pensavo che esistesse. In Toscana (i datori di lavoro N.d.A.) ti danno da mangiare e la pausa, non pensavo di trovare condizioni del genere”.

Nel micro: furto del salario e dittatura del sorriso

In molte casi, Adl Cobas e Cgil hanno denunciato la mancanza del giorno libero. Nello specifico le due lavoratrici spiegano che avevano chiesto all’agenzia di reclutamento il giorno libero, che in teoria sarebbe stato la domenica. “Ma poi succedeva che la domenica mattina lavoravamo, il pomeriggio ci chiedevano di partecipare alla festa con i bambini, e dovevamo sempre sorridere, il titolare ci chiedeva di avere sempre il sorriso e la calma. Ma con le colleghe eravamo d’accordo che era una condizione da piangere, ma dovevamo sorridere. Dopo la festa dovevamo pulire i padelloni”. Nel 2008, nel blog “Schiavinriviera” campeggiava la scritta: “Cosa vi è dietro il sorriso dei lavoratori?”, per indicare la richiesta di mostrare felicità e benessere ai clienti, in contrasto con la stanchezza reale.

Il tema di fondo è come la denuncia delle lavoratrici mostri le diverse forme di violenza di genere, e il legame con le relazioni di classe; si evidenzia la volontà da parte di questo albergatore di richiedere la manifestazione di un fittizio stato di “benessere”, antitetico alla mancata tutela della salute delle lavoratrici e dei basilari diritti.