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Rifugiati, una ex scuola da autogestire

A tre mesi dalla chiusura di Prati di Caprara e Villa Aldini, il Comune trova una sistemazione per 45 migranti (che dovranno pagarsi le utenze), riuniti in associazione insieme a Asia-Usb, Ya Basta e altre realtà.

30 Maggio 2013 - 18:39

Quarantacinque (su 60) dei profughi rimasti senza casa dopo la fine del piano dell’Emergenza Nord Africa e ancora presenti a Bologna avranno un tetto sopra la testa, almeno per i prossimi 12 mesi. Il Comune ha infatti messo a disposizione una ex scuola in via Siepelunga, assegnata a un’associazione a cui prendono parte alcuni dei migranti stessi e le associazioni che da mesi seguono il caso, tra cui Asia Usb e Ya Basta. E’ andata dunque a buon esito la trattativa avviata due mesi fa su questa ipotesi.

Lo stabile verrà affidato in autogestione, a titolo gratuito, ma le utenze saranno a carico di chi vi abita. E’ della partita anche la Provincia, che si è presa in carico di curare percorsi di formazione e inserimento lavorativo. La delibera per avviare il progetto è passata in Giunta nei giorni scorsi, perché i migranti possano insediarsi c’è solo da aspettare i tempi tecnici nei quali l’edificio venga approntato per accogliergli.

Pare insomma che finalmente si stia concretizzando una soluzione per un problema che si trascina da mesi, dalla chiusura a fine febbraio delle strutture dei Prati di Caprara (poi occupata) e Villa Aldini. I rifugiati insieme a Asia, YaBasta e le altre associazioni hanno mantenuto a lungo accesa l’attenzione sul loro caso e costretto Palazzo d’Accursio a non disinteressarsene. D’altro canto, non si può che registrare che solo l’intervento di associazioni e movimenti dal basso ha potuto porre rimedio a una gestione fallimentare delle migrazioni del 2011 da parte del governo e delle amministrazioni locali.