Acabnews Bologna

Rifugiati in piazza: “Resistenza per noi è tutti i giorni”

“Noi siamo i sopravvissuti”. Ieri manifestazione in piazza Maggiore, promossa dal presidio permanente di via Fantoni “contro soprusi, morte e sfruttamento!”.

25 Aprile 2016 - 17:49

sopravvissuti“I rifugiati di Bologna in piazza Maggiore! La resistenza per noi è tutti i giorni, ancora oggi contro soprusi, morte e sfruttamento!”. E’ con queste parole che la Coalizione internazionale migranti e rifugiati spiega le motivazioni del sit-in che si è svolto ieri su iniziativa del presidio permanente di via Fantoni. “Noi siamo i sopravvissuti”, recita l’appello diffuso per promuovere la manifestazione: “Dopo gli 800 morti di un anno fa, anche quest’anno è una tragedia in mare ad informarci dell’inizio di una nuova stagione migratoria. Strage che, nonstante i numeri, ricuote meno interesse e solidarietà rispetto alle stragi di Parigi e Bruxelles. Le immagini si sovrappongono a quelle già viste negli anni scorsi così come gli ipocriti messaggi di cordoglio delle istituzioni, responsabili invece di politiche che, con la presunzione di controllare ogni spazio di frontiera, rendono più rischioso il viaggio e più ricattabile il migrante”.

Continua il comunicato: “Situzioni come quelle di Calais e Idomeni sono il risultato di dispositivi di controllo autoreferenziali e mistificatori rispetto alla realtà: la migrazione esiste, è copiosa, è costante e, soprattutto, non può essere considerata emergenziale. Le trovate di sistemi come hub, cara, sprar e centri di accoglienza, in pratica, prolungano l’aspetto escludente e respingente delle frontiere, impediscono l’integrazione delle persone, imbottigliandole in un sistema burocratico ed assistenziale che non lascia spazio a nessun tipo di autonomia economica e personale, nè, tanto meno, allo sviluppo di una consapevolezza del contesto da cui sono circondati. Infatti, una volta ottenuto il permesso di soggiorno, o uno dei sempre più frequenti “dinieghi”, i rifugiati vengono espulsi brutalmente dalle strutture senza un soldo, senza una casa, senza alcuna speranza. A quel punto i migranti son pronti; pronti a finire nelle trame dello sfruttamento più brutale che, oltre al volto tradizionale del caporalato e del lavoro nero, presenta quello più dolce ma non per questo meno perfido che va sotto i nomi di “tirocinio” o “volontariato”. Tutto questo con buona pace dei lavoratori italiani che vedono ulteriormente ridotti i margini di quel che resta della loro contrattualità. Il presidio di via Fantoni è la forma che assume la rivendicazione di chi, dopo aver affrontato il viaggio della speranza e i soprusi della fortezza Europa, si ritrova in una condizione di estrema precarietà aggravata dalla politica dello sgombero e da fallaci politche sociali. Rivendichiamo una casa ed una vita dignitosa, in quanto libera di scegliere, smarcata dalla subordinazione alle istituzioni e dalla discrezionalità della Prefettura”.