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Riders Union: “Nessun passo in avanti” al tavolo del ministero

Tre diverse proposte di regolamentazione del settore da parte delle piattaforme di food delivery: “Nessuna degna di nota”, anzi “una provocazione” per i fattorini. Dall’Istituto Ortopedico Rizzoli i Cobas verso lo sciopero generale.

08 Novembre 2018 - 15:00

Nuovo incontro per i lavoratori di Riders Union Bologna ieri al Ministero del Lavoro, con le piattaforme di food delivery che hanno infine presentato tre diverse proposte di regolamentazione dei rapporti di lavoro, ma “nessuna degna di nota” dicono i fattorini. In primo luogo – rilevano i riders – il problema è stato di metodo: “ci aspettavamo di poter discutere una proposta unitaria da parte delle piattaforme, come da accordi presi nello scorso tavolo. Non è andata così. Queste ultime, con un notevole e dannoso ritardo, non solo non sono state in grado di giungere ad un accordo tra di loro, ma soltanto all’ultimo hanno fatto pervenire le loro proposte, sabotando la possibilità di una discussione sul merito delle questioni in campo”.

Il tema che preoccupa maggiormente i riders è però quello del merito delle tre proposte: “siamo ancora al punto di partenza: nessun passo in avanti, nessuna proposta degna di nota, il solito estremismo padronale che nega qualsiasi avanzamento in fatto di diritti e garanzie. Un atteggiamento inaccettabile, che manca di rispetto anzitutto a noi lavoratori”. Nello specifico, le proposte sono arrivate da tre diversi gruppi fra le aziende di food delivery e sono le seguenti: “la prima da parte di My Menù ed una cordata di imprese italiane più piccole, che proponeva una quota minimo orario di 7 euro lordi (per noi quindi non sufficiente); la seconda di Assodelivery, l’associazione datoriale che riunisce tutte le grandi multinazionali (Glovo-Foodora, Deliveroo, Just Eat, Uber Eats) che non entrava nello specifico in nessuno dei punti sollevati e chiedeva, a partire dai contratti autonomi, incentivi fiscali ed un’estensione delle tutele a spese dei contribuenti; la terza da parte di Domino’s Pizza, dove è presente la subordinazione, seppur in un modello organizzativo differente dalle altre piattaforme”.

Per i lavoratori si tratta perciò di poco più di “una provocazione, che si aggiunge ad un comportamento che sin dal primo momento ha evidenziato la totale mancanza di volontà di avviare una trattativa da parte delle aziende, in maniera particolare di Assodelivery. Per questo ieri non abbiamo potuto far altro che prendere atto di tale situazione, sottolineando come ad essere insostenibili non siano i diritti dei lavoratori, ma un modello di impresa talmente predatorio da rendere impraticabile l’opzione di darsi un perimetro democratico di regole condivise. Il governo, a questo punto, si è preso la responsabilità di proporre una sintesi da presentare ad un prossimo incontro, tenendo conto dei punti avanzati tra le parti. Aspetteremo di vedere in breve tempo la proposta e faremo tutti insieme le valutazioni a partire dalle nostre assemblee metropolitane. Sfidiamo, inoltre, Assodelivery, che a parole si dice disposta a trattare ma nei fatti invece continua a sfruttare i propri lavoratori privandoli di diritti e tutele: come prima cosa Glovo garantisca l’occupazione ai lavoratori di Foodora recentemente acquisita!”

“In attesa – concludono i riders – di avere risposte, siamo pronti a tornare nelle nostre città e nelle strade a mobilitarci per ottenere salario, diritti e risultati concreti. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane non staremo con le mani in mano: rilanceremo iniziative di lotta, rivolte anche a tutta quella parte di lavoratori e ad altre categorie sociali che non ne possono più di precarietà, sfruttamento e assenza di garanzie. Del resto l’abbiamo detto sin dall’inizio, la nostra è più di una vertenza, non si tratta solo di noi riders: rappresenta la messa in discussione di un nuovo modello di organizzazione aziendale che andrà a normalizzare al ribasso il mercato del lavoro togliendo diritti e reddito a lavoratrici e a lavoratori per mezzo dell’intermediazione digitale e del telecontrollo. Per questo come sempre diciamo: Avanti riders, Non per noi ma per tutti*!”

Sul tema della tutela dei diritti dei lavoratori, i Cobas Pubblico Impiego dell’Istituto Ortopedico Rizzoli segnalano che si va verso lo sciopero generale per i lavoratori dell’ospedale, dopo l’incontro tenuto ieri presso la Prefettura fra i rappresentanti sindacali e l’Istituto, che si è concluso col fallimento della trattativa. Queste le richieste – disattese – portate dal sindacato di base: “gestire con legittimità e trasparenza i progetti incentivanti e le risorse economiche destinate ai lavoratori; adottare l’orario di lavoro settimanale e i turni di servizio giornalieri di tutti i lavoratori dell’Istituto Ortopedico Rizzoli secondo quanto previsto dalla Legge e dai CCNL; affrontare la già segnalata disorganizzazione delle Sale Operatorie, che potrebbe comportare un rischio concreto sia per i pazienti sia per gli operatori sanitari; rendere visibile e trasparente l’azione amministrativa e rispettare le agibilità sindacali; revocare tutte le posizioni organizzative assegnate illegittimamente e senza alcuna selezione dal valore complessivo di centinaia di migliaia di euro, i coordinamenti assegnati al personale tecnico e amministrativo, illegittime e non previste dal CCNL”.