“Approntare regolamento prescrittivo valido per tutte le piattaforme”, chiede Riders Union dopo decreto del tribunale sulla fornitura dei Dpi anti coronavirus. Multati partecipanti al presidio che si è svolto ieri sotto alla Dozza. “Nella città rinchiusa” nasce Bolotov!, “giornale aperiodico online e cartaceo, un’esplosione di libero pensiero”. Carabinieri in piazza, la foto: “Assembramenti in Bolognina”.
Il decreto del tribunale di Bologna che ordina a Deliveroo di fornire ai riders i dispositivi di protezione individuale anti coronavirus rappresenta “ un provvedimento molto importante che ribadisce come ai riders vada applicata la disciplina e la tutela del lavoro subordinato, oltre ad ordinare alla piattaforma l’invio dei suddetti dispositivi”, scrive Riders Union, segnalando che “nel frattempo arriva la risposta dei legali di Deliveroo e ci fanno sapere che si opporranno, giustificando come abbiano generosamente approntato, ad un mese dall’insorgere dell’emergenza, un ridicolo rimborso per i dispositivi. Infatti secondo loro dovremmo procurarceli noi, quando risultano in ogni caso fuori dalla portata di un lavoratore costretto ad interrompere la propria attività in ragione di condizioni inadeguate, mentre le aziende giocano con la salute non solo nostra, ma di tutti. Abbiamo saputo che Deliveroo ha dichiarato come le mascherine saranno inviate non come riconoscimento di un diritto, bensì come dimostrazione di una ‘responsabilità sociale’ dell’azienda. La scelleratezza delle piattaforme del food delivery si spinge a mettere in discussione i provvedimenti emanati d’urgenza da diversi tribunali. Chiediamo alle istituzioni locali e nazionali fino a quando saremo costretti a sopportare gli strali di multinazionali che non sembrano riconoscere la pronuncia di alcuna autorità, calpestando persino il più sacro dei diritti, quello alla vita, in nome del profitto sulle spalle di lavoratori sfruttati”.
Continua il comunicato: “Da settimane interroghiamo la politica e le istituzioni territoriali affinché siano approntate delle misure che mirino a salvaguardare la sicurezza dei lavoratori, della clientela e degli esercenti. Le proposte da noi presentate alla Commissione consiliare attività produttive, commerciali e turismo in congiunta con la Commissione consiliare mobilità, infrastrutture e lavori pubblici lo scorso 10 aprile vanno in questa direzione. Abbiamo chiesto che venga approntato un regolamento prescrittivo, un protocollo universale che valga per tutte le piattaforme, non solo per le firmatarie della Carta dei Diritti dei lavoratori digitali in contesto urbano di Bologna; in riferimento a quest’ultima abbiamo richiesto che venga estesa a livello regionale e che tutte le aziende diano seguito alla nostra istanza per un intervento immediato nell’organizzazione del lavoro, verso uno scaglionamento degli ordini che impedisca gli assembramenti cui tutti siamo ormai purtroppo abituati ad assistere all’esterno dei maggior partner del food delivery. Abbiamo raccolto diversi pareri favorevoli e molte parole di impegno e di sostegno alla causa da parte di esponenti delle istituzioni locali. Vogliamo che quelle parole si traducano in fatti. Non si può aspettare oltre e chiediamo a viva voce che venga dato seguito alle istanze portate dai lavoratori nelle sedi opportune”.
Passando al tema carcere, riceviamo e pubblichiamo un resoconto sull’iniziativa svolta ieri sotto la Dozza, diffuso online dallo spazio di documentazione anarchico Il Tribolo e dalla Rete Bolognese di iniziativa anticarceraria: “La mattina del 16 aprile, in risposta all’appello dei parenti dei detenuti di Roma e dei/delle solidali che li hanno sostenuti per tornare pubblicamente sotto il carcere di Rebibbia, una dozzina di compagnx ha raggiunto le mura del carcere della Dozza di Bologna perportare un saluto e capire dalle loro voci come si sta sviluppando la situazione dentro le mura passato più di un mese dalla rivolta. I/le compagnx sono riuscite a parlare con alcune persone rinchiuse, alcune delle qualistanno nella sezione AS3 che, dopo la morte di Vincenzo per Covid avvenuta il 2 aprile, doveva essere chiusa per far posto ai detenuti della sezione giudiziaria (devastata nelcorso della rivolta). I trasferimenti previsti per lo svuotamento dell’AS3 sono statiprobabilmente interrotti dopo la notizia dei contagi che ne sono seguiti. Infatti, nellescorse settimane, oltre 30 detenuti sono stati trasferiti nelle carceri di San Gimignano e di Tolmezzo, destinazioni che certamente non lasciano immaginare un miglioramento delle condizioni di prigionia (se mai si possano immaginare). I detenuti sono risultati positivi al tampone a trasferimento già avvenuto e questo ha logicamente scatenato larabbia delle altre persone rinchiuse. Quale criterio di tutela della salute dei prigionieri stanno seguendo Dap e compagnia bella nei trasferimenti? Evidentemente nessuno, perché la tutela della salute dei prigionieri non è cosa importante per lorsignori, questogià lo sapevamo e non ci stupisce. Le voci uscite da dentro hanno ringraziato per la presenza e raccontato di condizionidisperate. Hanno riportato che molti detenuti sono ammalati e che non sono ancora statedate loro le mascherine. Del resto, già sapevamo che il responsabile capo di medicina penitenziaria dell’Ausl di Bologna, Roberto Ragazzi, con una circolare interna datata 24 febbraio aveva dato disposizioni a tutti gli operatori sanitari di non utilizzare le mascherine durante le visite ai detenuti, nell’infermeria e negli ambulatori della Dozza, per timore di generare preoccupazioni e tensioni all’interno della struttura. Da dentro ci hanno inoltre riportato che tutti i prigionieri sono senza ora d’aria da settimane e che non fanno videochiamate in sostituzione ai colloqui, ma solo una telefonata di 10 minuti alla settimana che si devono pagare loro. Dopo circa 15 minuti il gruppo di compagnx è stato raggiunto da un dispiegamento sproporzionato di Digos, secondini, volanti e celere che ha fermato tuttx, multandoli per aver violato il decreto (compagnx con guanti e mascherine, sbirri decisamente menoattenti ‘alla profilassi’ e senza garantire il metro di distanza). Il fermo è avvenuto in un punto in cui i/le solidali erano a vista dalle celle e per questo la solidarietà dei detenuti si èfatta sentire con urla e insulti agli sbirri, invertendo i ruoli a cui siamo abituatx. Non ci stancheremo di ribadirlo anche oggi: l’unica sicurezza è la libertà”.
Pubblichiamo inoltre la segnalazione arrivata in redazione sulla nascita, in questi giorni, di Bolotov!, “un giornale aperiodico online e cartaceo, un’esplosione di libero pensiero, un incendio di parole, rime, immagini, disegni e scarabocchi”. Come si legge anche sul sito bolotov.noblogs.org, “nel deserto della città repressa e rinchiusa un boato vermiglio di fuoco squarcia la notte rompendo il silenzio assordante delle strade vuote. Bolotov! Uno spazio libero dove raccogliere le esperienze di chi lotta e resiste quotidianamente nel territorio bolognese e in altri angoli del mondo. Frammenti di idee per contagiarsi e tessere reti tra comunità politiche resistenti. Bolotov esplode ora in questo momento storico in cui un’emergenza sanitaria mal gestita si è velocemente trasformata in una crisi economica, sociale, culturale che ci ha travolti ribaltando le nostre vite. Il presente è surreale, il futuro piu’ che mai incerto. Scenari apocalittici e altri rivoluzionari si delineano all’orizzonte. Le crepe del marcio sistema in cui viviamo sono venute visibilmente alla luce . Quali pensieri affollano la vostra testa? Quali sono le vostre analisi e riflessioni sul presente? Quali sono le difficoltà che sta affrontando chi vive in campagna, chi è chiuso in appartamento, chi è in carcere e chi è precario, chi deve andare in fabbrica e chi non sa dove recuperare i libri per studiare, chi deve fare didattica on line e chi il telelavoro Lanciamo una chiamata a tutte le anime ribelli, resistenti, critiche a mandare contributi per la prima uscita di Bolotov all’indirizzo bolotov [at] framalistes [dot] org entro il 30/04/2020. I tuoi testi, le tue immagini, i tuoi sproloqui verranno caricati sul sito e contribuiranno a dar vita all’edizione cartacea. Contro chi ci vuole sempre piu’ schiavi e soli… Bolotov!”.
Infine, riceviamo e pubblichiamo da un lettore la seguente foto: “Assembramenti in Bolognina”.