Acabnews Bologna

Richiedenti asilo in nero per la security dei concerti?
“Lo sfruttamento è la norma”

Due persone sono finite in carcere a seguito di un’inchiesta dei pm reggiani, coinvolte anche società bolognesi e imolesi. Slang-Usb: “Anche i facchini sono costretti a turni incessanti in condizioni di totale insicurezza”.

30 Gennaio 2019 - 12:26

Un centinaio di persone, in gran parte migranti richiedenti asilo, dotati di tesserini falsi e impiegati in nero come addetti alla sicurezza in occasione di esibizioni di richiamo, come quella dei Guns’n’Roses a Imola, Vasco Rossi al Modena Park, o i Rolling Stones a Lucca e i Depeche Mode a Milano, o anche come buttafuori in diversi locali del Nord Italia. E’ il nuovo caporalato emerso da un’inchiesta della Procura di Reggio Emilia. Il sistema, che avrebbe fruttato almeno 100.000 euro, prevedeva reclutamento online o per passaparola, soggezione psicologica e turni massacranti, fino a 15 ore consecutive senza pause per mangiare e bene.

Due persone, lunedì, sono finite in carcere, misure cautelari più lievi per altri due. Coinvolti anche i titolari di due società fornitrici di servizi di sicurezza per eventi, con sede legale in provincia di Bologna e a Imola, a cui è stato imposto il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno. Il loro ruolo era comunicare alle autorità delle città in cui si svolgevano i concerti i codici prefettizi di autorizzazione dei propri addetti. Tra i reati ipotizzati a vario titolo dai pm intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, false attestazioni a pubblico ufficiale e uso di falso materiale in autorizzazioni amministrative.

“Quello che tralasciano le cronache locali – ha scritto ieri in una nota Slang, il sindacato dei lavoratori di nuova generazione federato all’Unione sindacale di base – e che noi sappiamo da tempo per diretta testimonianza dei lavoratori, è che anche tutti gli addetti al facchinaggio sono stati costretti a turni incessanti, da 12 ore, per un pugno di spicci, in grigio se non totalmente in nero. Il tutto in condizioni di totale insicurezza, con un numero di incidenti incredibile, ovviamente mai denunciati. Per non parlare dei cestini ‘offerti’ per i pasti che hanno portato all’intossicazione alimentare di tre facchini, anche questo ovviamente mai denunciato per paura di perdere il posto di lavoro”.

“Poco importa del resto – si legge poi – se a mangiarlo saranno i ‘nuovi schiavi’ senza diritto di remore se ci tengono a mantenere il proprio posto di lavoro, ciò che importa è ottimizzare il profitto… E questa non è stata l’eccezione di un evento di portata epocale, questa è la norma in tutti i grandi eventi. Tanto avremmo da dire sul sistema di appalti e subappalti che si genera nell’allestimento dei grandi eventi, un business incredibile che si concentra nelle mani di pochi (produzione, proprietari della struttura, cooperative appaltatrici, artisti); alle centinaia di facchini allestitori rimangono solo le briciole. Troppe sono le cose da denunciare: i falsi contratti a chiamata con la metà delle ore retribuite in nero, il cibo scadente, le trasferte non pagate, i turni notturni interminabili, la totale insicurezza sia degli impianti sia delle operazioni per la fretta incalzante di montare e smontare nel minor tempo possibile. A farne le spese, non è mai inutile dirlo, sono sempre i lavoratori. Che siano essi studenti che si affacciano a lavori a chiamata per arrivare a fine mese e proseguire gli studi, fuoriusciti dall’università che non riescono a trovare collocazione nel loro settore di studio, eterni precari che passano da un lavoro all’altro in totale assenza di tutele contrattuali, cinquantenni che vengono espulsi dal mercato del lavoro perché giudicati improduttivi, o migranti che (per effetto della legge Bossi-Fini) per mantenere il permesso di soggiorno sono costretti a lavorare in qualsiasi condizione. Anche in questi settori del lavoro, dove i contratti sono fumosi e i diritti spesso sono calpestati mettendo i lavoratori in difficoltà, la proposta di Usb-Slang è uniamoci e organizziamoci per migliori condizioni di lavoro!”.