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ReUniOn, Cua blocca infopoint

In piazza Verdi il collettivo avvia la contestazione alla kermesse dell’Alma Mater: “Una gigantesca maschera ideologica che va a coprire la realtà di miseria che si produce e si consuma tra le mura delle facoltà”.

19 Giugno 2015 - 15:12

Blocchiamo la ReUniOn! Blocchiamo l’università azienda!

(foto fb Cua)Oggi, nel giorno dell’inaugurazione della ReUniOn, abbiamo messo in atto il blocco dell’Infopoint installato in Piazza Verdi, nel quale verranno distribuiti gadget, sconti e coupon da spendere durante i tre giorni di iniziativa.

La tre giorni messa in scena dall’Alma Mater nel centro di Bologna si pone l’obiettivo di riunire in città le migliaia di ex studenti unibo e costruire un momento di dibattito tra personalità importanti del panorama nazionale. Non manca proprio nessuno: dai pezzi grossi del mondo degli affari e delle cooperative, a grossi baroni dell’università di Bologna e non solo, fino ai nomi più in voga dell’informazione mainstream.

Ma cosa si cela dietro la vetrina del mega-evento messo in campo dal rettore Dionigi a mandato ormai scaduto?

L’università italiana affronta una delle crisi più profonde degli ultimi decenni. Le riforme degli ultimi anni, Gelmini in testa, hanno fatto cessare definitivamente il suo ruolo di ascensore sociale, per arrivare a produrre schiere di laureati pronti a tuffarsi nel feroce mercato del lavoro iper precarizzato.
Proprio a loro si rivolge, innanzitutto, la ReUniOn: ripulire ai loro occhi e a quelli dell’opinione pubblica il volto dell’Alma Mater, per costruire ad arte la forma di un corpus compatto e armonico al suo interno, dove la disoccupazione giovanile alle stelle e l’impoverimento diffuso si dissolvono immediatamente sotto lo splendore del brand unibo, magicamente ridipinto coi colori sgargianti della promessa di una garanzia sul proprio futuro.

È proprio la costruzione di un brand rassicurante e potente a costituire il fine ultimo di questo evento.
In un contesto in cui la competizione inter-atenei polarizza le università creando poli di serie A e poli di serie B diventa fondamentale per i rettori, sempre più simili a veri e propri manager, investire proprio sul marchio. Ciò, con l’obiettivo conquistare le posizioni più alte nei ranking nazionali e internazionali e attirare gli investimenti dei privati atti a coprire i buchi lasciati dai tagli del pubblico.
Una nomea, un logo, un brand migliori di altre università riescono a costruire una gigantesca maschera ideologica che va a coprire la realtà di miseria che si produce e si consuma tra le mura delle facoltà.

E, come se non bastasse, tutto questo viene messo in piedi a spese degli studenti!
La ReUniOn costerà 200.000 euro alle casse dell’Alma Mater: soldi che provengono dalle nostre tasse e che vengono spesi per questa messa in scena, mentre i tagli al welfare studentesco e ai servizi si fanno sempre più pesanti e il diritto allo studio viene definitivamente compromesso da riforme come quella del calcolo ISEE, che dal prossimo autunno escluderà migliaia di studenti dall’accesso alla borsa di studio e all’alloggio in studentato.

È contro questo modello di università che come campagna #Spazioaglistudenti abbiamo deciso di intraprendere questo passaggio di lotta.
Contro l’università della Staveco, degli studentati di lusso e dei mega-eventi, che sottraggono welfare e servizi agli studenti costruiamo l’università delle lotte e della riappropriazione!

No alla ReUniOn! No all’università-⁠⁠azienda!

Collettivo Universitario Autonomo