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Rettore: non autorizzate le iniziative di oggi a Scienze politiche

Ubertini: provvedimenti disciplinari per i contestatori di Panebianco. Bifo: “Si guarda il dito invece che la luna”. Noi Restiamo: “Si difende chi ha più potere”.

25 Febbraio 2016 - 09:12

sci“Sicuramente porterò in Senato accademico la richiesta di provvedimenti disciplinari” per gli studenti che, lunedì e martedì, hanno interrotto le lezioni del professor Panebianco a palazzo Hercolani. L’annuncio è del rettore Francesco Ubertini, ieri in conferenza stampa, che ha detto di essere “in contatto con le forze dell’ordine per accertare l’identità di questi presunti studenti”. Le lezioni del docente “continueranno a svolgersi regolarmente”, ha inoltre spiegato Ubertini, e a tal fine domani inconterà questore e prefetto “per valutare le misure da adottare”. Infine, il rettore ha dichiarato che “non sono state autorizzate” le due iniziative organizzate per oggi pomeriggio in strada Maggiore dal Cua e dall’Assemblea di Scienze politiche.

Sulla vicenda interviene intanto Franco Bifo Berardi, con un post su Facebook: “Tutti conoscono la storia del dito che indica la luna e dell’imbecille che guarda il dito. Sembra che in questi giorni a Bologna si sappia solo vedere il dito. Il dito è l’azione di un gruppo di studenti del Cua che hanno esposto un telo con su scritto ‘Fuori i baroni della guerra dall’università’ durante la lezione del professor Panebianco. Si è trattato di una presa di parola le cui modalità non mi importa discutere, perché si tratta di minuscoli dettagli a confronto della luna. E la luna cos’è? La luna è quel che il professor Panebianco ha scritto in un editoriale pubblicato dal Corriere della sera. Egli scrive dapprima: ‘L’ennesima sentenza della magistratura ha dato ragione a mamme preoccupate e ambientalisti vari che cercano di impedire che il Muos, il sistema militare americano di comunicazioni satellitari entri in funzione a Niscemi, in Sicilia. Il Muos potrebbe essere uno strumento prezioso per anticipare eventuali attacchi missilistici ma c’è chi ipotizza che il suo funzionamento danneggerebbe la salute’. Fin qui niente di nuovo, si sa che i destini della patria sono più importanti delle preoccupazioni mammesche. Ma dopo aver ridicolizzato ‘mamme preoccupate e ambientalisti vari’, Panebianco dice qualcosa di enorme, che merita di essere preso in considerazione molto seriamente. Egli scrive: ‘Ciò che accade intorno a noi, dovrebbe convincerci di quanto inconsistenti siano le giaculatorie sulla necessità di una «Europa politica», la quale, come è noto, viene sempre evocata solo quando si parla di euro e di banche. Si dimentica che le unificazioni politiche non si fanno col burro ma con i cannoni. Sono sempre state guerre e minacce geopolitiche a innescarle’. Ecco la luna da guardare con attenzione, altro che il ditino: come insegna la storia, dice il professor Panebianco, le nazioni si forgiano nella guerra e non sul burro , dunque ci si prepari, e i disfattisti vadano in galera”.

Commenta Bifo: “E’ legittimo quello che scrive Panebianco? Certo che lo è, Panebianco ha diritto di dire quello che pensa, e lo dice con assoluta chiarezza: la crisi europea non si risolverà, perché l’Unione ha fallito. La sola maniera di rifondare il processo europeo è qualche milione di morti. Negli ultimi venticinque anni alcuni milioni sono già stati massacrati in Iraq, Siria, Palestina, e nel paese curdo. Ma Panebianco annuncia che adesso è il nostro turno: mettetevi in fila, ragazzi. Dobbiamo stupirci se si è messo a strillare qualcuno degli studenti che stanno pagando con la precarietà e la miseria le scelte dell’Europa finanziaria, e che domani pagheranno con la vita le scelte dell’Europa militare? Mi preoccupano molto di più tutti quegli altri studenti, cui la disperazione ha tolto perfino la voce e la dignità di ribellarsi. Da quindici anni le potenze impotenti dell’Occidente fanno una guerra dopo l’altra e alcuni professori (non tutti) hanno applaudito i bombardieri che partivano per l’Afghanistan, per l’Iraq, per la Libia. Con quali risultati lo sappiamo: centinaia di migliaia di morti, milioni di fuggiaschi che l’Europa respinge, intere regioni devastate, una generazione di giovani musulmani spinti dalla violenza e dall’umiliazione a impugnare un coltello per tagliar gole. Forse a Panebianco nessuno gliel’ha detto, ma la guerra in Libia cui ci chiama l’abbiamo già combattuta, nel 1911, nel 1940, e infine nel 2011. Combattiamola ancora, ordina Panebianco. E qualcuno chiami le guardie per mettere a tacere studenti disfattisti, mamme preoccupate e ambientalisti vari”.

Un commento arriva anche da Noi Restiamo: “Dinnanzi a una guerra ai danni del popolo libico, già martoriato dal conflitto del 2011 voluto anche dall’Italia e dai partiti oggi al governo, l’Unibo prende un ruolo attivo nella costruzione di quell’immaginario necessario a farci digerire l’attacco alle porte. La stessa funzione tanto caldeggiata dal prof bolognese Panebianco, soggetto ad accese critiche dal corpo studentesco, ma difeso a spada tratta da una sinistra istituzionale sempre pronta a guardare il dito prima di qualunque altra cosa, pronta sempre e comunque a difendere chi ha più potere”. Panebianco a parte, Noi Restiamo segnala che “il 29 febbraio e l’1 marzo l’Ateneo di Bologna si vestirà dell’ideologia di chi ci vuole pacificati in un mondo in guerra”, prima con l’inaugurazione dell’anno accademico e il giorno dopo con il Career Day: “Due giorni in cui vorrebbero raccontarci un mondo che non c’è. Due giorni in cui dovremo dire con voce forte e chiara che siamo indisponibili a cedere alle loro menzogne”.