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Referendari: “Il Comune nega la partecipazione”

Il comitato Articolo 33, promotore della consultazione relativa ai fondi comunali in favore delle scuole private, dopo l’incontro di ieri con l’assessore Lepore: “Insufficienti 200 seggi e Merola di parte”.

04 Aprile 2013 - 16:56

In democrazia l’arbitro non può fare anche il giocatore

Ritardi gravi, poca chiarezza, le condizioni minime per la partecipazione negate, e un sindaco che vuol giocare la partita mentre dovrebbe arbitrarla: questi gli elementi che destano la preoccupazione dei cittadini promotori del referendum dopo l’incontro di ieri con l’assessore Matteo Lepore.

Avevamo incontrato il Sindaco il 9 gennaio, a referendum appena indetto, perché il Comitato promotore è un soggetto istituzionale e parte attiva nell’iter referendario. Merola ci aveva promesso di comunicare al più presto tutti gli elementi utili in preparazione del momento del voto: una istruttoria su quanti e quali seggi, per esempio. Ieri al secondo incontro, con l’assessore Lepore delegato dal sindaco, al tavolo quei documenti non erano ancora arrivati. Il ritardo dell’amministrazione è grave.

SE NON TUTTI POSSONO VOTARE
Manca tuttora l’elenco dei possibili seggi e la loro dislocazione, lo stesso vale per gli spazi informativi – il cui numero complessivo previsto, 1200, è tra l’altro troppo esiguo. Non è ancora avvenuta neppure la nomina del responsabile del procedimento. L’unica proposta presentata nitidamente ai promotori del referendum è il numero dei seggi – e sono palesemente insufficienti. L’assessore ieri ha detto chiaramente che l’ipotesi dell’amministrazione ad oggi è quella di individuare soltanto 64 plessi, luoghi civici in cui saranno installati 200 seggi (con una media di ben 1500 aventi diritto per seggio). Articolo 33 al tavolo è arrivato con il parere tecnico di un esperto, il parere “pro veritate” del professor Ignazio Drudi (che alleghiamo) e in cui si evince che il numero di seggi ipotizzato dall’amministrazione garantirebbe solo al 38% di aventi diritto l’esercizio effettivo del diritto di voto. Nel caso del referendum sulle farmacie, i seggi erano sì 200, ma il monte ore era enormemente maggiore: tre giorni invece di uno. Nel caso delle elezioni politiche, i seggi sono non a caso 450, la cifra che Drudi valuta congrua per questo referendum del 26 maggio (e alle politiche si vota per più di un giorno). Servirebbero insomma almeno 450 seggi (e quindi circa 150 luoghi civici). L’ipotesi dei 64 plessi non garantisce il diritto al voto di tutti, oltre al fatto che immaginare ad esempio solo 8 plessi per tutta Borgo Panigale significa anche prevedere seri disagi per i cittadini. L’amministrazione comunale vuole forse che alcuni cittadini non abbiano le condizioni minime per votare? Lepore a parole assicura che non è così, ma i fatti dicono il contrario. Su questo punto pretendiamo non solo che al più presto l’amministrazione ci consegni la istruttoria tecnica sulla ipotesi dei 64 plessi, ma anche che collabori per garantire il diritto alla partecipazione.

SINDACO ARBITRO E GIOCATORE
Oltre ai ritardi, alla scarsa chiarezza e al numero assolutamente inidoneo di seggi previsti, la questione più allarmante riguarda il ruolo del sindaco nella fase di campagna referendaria. Il Regolamento per la partecipazione prevede che il sindaco garantisca la comunicazione istituzionale sulle modalità di voto, che a lui si faccia riferimento in caso di controversie e segnalazioni di scorrettezze al momento del voto, e al sindaco il regolamento affida un terzo degli spazi di comunicazione elettorale. La ratio del regolamento, se non il buon senso, parla chiaro: il primo cittadino deve svolgere un ruolo di garanzia a tutela di tutti i cittadini, comunque la pensino, e deve consentire e favorire la partecipazione. L’assessore Lepore ieri, pur affermando che il sindaco intende svolgere a pieno il proprio dovere di garante e organizzatore del referendum, ha sostenuto che il primo cittadino vorrà anche dire ai cittadini come la pensa sul quesito, entrare insomma nel merito e nel vivo della campagna referendaria. I fatti parlano: l’8 aprile, lo leggiamo dai giornali, Merola sarà con Donini in un Quartiere a parlare di referendum. Inoltre Lepore non esclude che il sindaco voglia usare quel terzo di spazi di comunicazione (le affissioni) non solo per dire le modalità del voto, ma anche per fare propaganda.

Il Comitato ritiene che il ruolo di garanzia sia evidentemente incompatibile con un ruolo attivo di propaganda di parte o comunque a favore di una opzione. Più che pensarlo il Comitato, lo suggerisce lo stesso Regolamento per la partecipazione, e soprattutto lo dice il buon senso. Se il sindaco non svolge il suo compito di garante, il referendum non ha garanti. Insomma Merola prevede una partita in cui indossare a turno la maglia di arbitro e quella di giocatore. Mentre scende in campo, però, chi arbitra? La questione riguarda tutti i cittadini.

Il Nuovo Comitato Articolo 33